Ennesima assoluzione per Carmine Antropoli, inchiodato alla croce per anni. La Corte d’appello ha deciso su Ricci, Verazzo e sul “pentito romanziere” Ciccio e Brezza. ECCO COME
14 Febbraio 2025 - 09:21

La Procura generale aveva chiesto ritualmente e per mero solidarietà corporativa per la Dda pene “lunari” per gli imputati. Si chiude una delle peggiori pagine dell’esercizio dell’azione penale in Italia degli ultimi vent’anni
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CAPUA (g. g.) – Beh, forse più di qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Carmine Antropoli, uno dei più importanti chirurghi di questa regione, messi alla gogna per anni con l’accusa assurda di aver intrallazzato e favorito la camorra. Ma nessuno lo farà perché sono pochi molto pochi quelli disposti, nella vita, ad aprire anche un semplice confronto con la propria coscienza che tante volte diventa un’incoscienza purtroppo insindacabile nelle sue espressioni di abuso e finanche di soprusi.
Forse stamattina si è chiusa veramente questo capitolo amaro per il professionista capuano, per anni sindaco della sua città: la Corte di Appello di Napoli, prima sezione penale, presidente Giovanni Carbone, ha reso nota, infatti, la sentenza per il secondo filone della cosiddetta è, per sanzione giudiziaria, inesistente tangentopoli capuana.
Una sentenza che fa il paio con la prima e che, confermando sostanzialmente il verdetto di primo grado, pronunciato ad epilogo del rito abbreviati, dal gup Provisier, molto significativamente dal giudice, che, credendo all’acrobatico teorema accusatorio della Dda aveva firmato l’ordine di arresto per Antropoli, assolto per la seconda volta..
Assolto lui, assolti l’ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Capua Francesco Greco, assolti i cugini imprenditori Francesco e Giuseppe Verazzo. Assolto anche l’ex assessore del Comune di Capua Marco Ricci, che aveva rinunciato alla prescrizione ed era stato privato anche del suo posto di lavoro nella Guardia di Finanza , che ora gli sarà restituito con la corresponsione di tutti gli stipendi arretrati. Riforata, con rideterminazione a 3 anni e 10 mesi, la sentenza e rigetto del beneficio della continuazione del reato, chiesto dalla Procura generale, per Francesco Zagaria, detto Ciccio e Brezza, motore di tutta l’indagine e dimostrato su, alla luce delle condanne che lo hanno attinti sia nei processi relativi al primo che al secondo filone, un collaboratore del tutto inattendibile.