LA DOMENICA DI DON GALEONE
14 Settembre 2025 - 06:27


14 settembre 2025 – XXIV Domenica tempo ordinario (C)
Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito… (Lc15,1)
La domenica “della festa del perdono”. Le letture di questa domenica ci rivelano un Dio pieno di misericordia. Potremmo chiamarla la “domenica della misericordia”, a motivo delle tre parabole raccontate da Luca. Gli insegnamenti sono tanti, troppi si direbbe! Il pastore non si sente felice perché ha 99 pecore al sicuro e solo una smarrita. La donna non si rassegna a perdere quella moneta scivolata chissà dove. Il padre non si consola con il figlio maggiore rimasto in casa: un figlio esemplare, mentre il più piccolo, libertino, se n’è andato sbattendo la porta. L’amore di Dio non è attento ai numeri ma alle persone. Per noi potrebbe essere un sollievo (“quel poco di buono finalmente fuori!”), per Dio invece è una sofferenza. L’uomo può stare senza Dio, ma Dio non si rassegna a stare senza l’uomo! E quando la pecora o la moneta o il figlio libertino viene ritrovato, Dio danza di gioia e obbliga tutti a fare festa. Ricordiamolo questo, quando andiamo a confessarci! Non portiamo a Dio i nostri peccati, ma diamo a Dio la gioia di essere Padre. Gesù ci ha rivelato un Dio come lo vorremmo, un Padre pieno di paziente amore.
Tra le tante vicissitudini, liete e tristi della vita, non dimentichiamo questa verità fondamentale: Dio è Padre onnipotente, cioè capace di fare di noi, ribelli ed egoisti, dei figli docili e generosi. Figli di Dio! Si sente il bisogno di essere perdonati quando si prende coscienza di avere tradito qualcuno, qualcuno che si ama. Ma l’uomo di oggi si sente responsabile del male che fa? E ancora: l’uomo di oggi si sente amato? Non si possono contare le persone che non sono amate da nessuno; non si ha riguardo se non per l’efficienza economica, la bellezza fisica, la forza muscolare. Eppure la felicità nasce solo se veniamo riconosciuti ed amati. Solo l’amore ci mantiene in vita, sempre giovani! Una persona non invecchia dentro fin quando si sente amata. Il vero ostacolo a questo amore del Padre non è la cattiveria dei cattivi, ma la presunzione degli eletti, i quali si costituiscono misura di tutto, giudici e giustizieri degli altri, catoni e censori che distribuiscono premi e castighi. E’ un peccato sottile, è il peccato dei “giusti”, come lo erano i farisei, come lo era il fratello buono e casalingo della parabola.
Dio è vicino a coloro che noi chiamiamo i lontani. Dio realizza il suo regno con coloro che noi consideriamo perduti. La mensa dell’uomo, anche se peccatore, è la sua mensa. Non esiste argomento che turbi i fedeli quanto questo. Gli onesti farisei si scandalizzavano perché Gesù faceva festa con i peccatori. Il figlio laborioso era ineccepibile. Che vizi aveva? Nessuno, ma gli mancava il genio dell’amore. Dobbiamo abbandonare la presunzione di essere i giudici dei nostri fratelli, i giudici dell’amore di Dio. Dobbiamo smobilitare continuamente le case che costruiamo con la presunzione che siano le case di Dio, perché Dio è fuori dalle nostre case, dalle nostre teologie. Dio cerca “adoratori in spirito e verità”. Quando un cristiano si propone di essere fedele al Vangelo, egli potrà essere accusato di infedeltà, perché per essere fedeli all’uomo e a Dio occorre essere, a volte, infedeli a ciò che gli uomini hanno stabilito. Proprio come Gesù! BUONAVITA!
