La nostra inchiesta sulla strage di MARCIANISE. In quel silos maledetto non c’erano solo oli esausti. La concausa del caldo e della scintilla del saldatore

20 Settembre 2025 - 20:03

Stiamo lavorando e continueremo a farlo per andare oltre alle spiegazioni che si danno all’ingrosso e alla buona. Ma noi siamo Casertace e l’inchiesta giornalistica ha fatto sempre parte del nostro Dna

MARCIANISE (g.g.) – Concause e quella variabile casuale che, purtroppo, qualche volta impazzisce e spazza via esistenze che guardavano al futuro, alle proprie famiglie, a quel turno di lavoro da esaurire bene per tornare finalmente a casa.
Noi ci lavoriamo da 24 ore, dai minuti immediatamente successivi a quella potentissima e letale deflagrazione che, in un decimo di secondo, ha spezzato tre vite: quella del titolare della EcoPartenope e di due operai, per cercare di venire a capo delle cause del disastro.
E forse adesso, alle otto di sera del giorno dopo, possiamo esporre un’ipotesi solida che, beninteso, non è certo la verità ufficiale, la quale potrà essere stabilita solo dalla magistratura, che ha iniziato, a sua volta, un’indagine molto più importante della nostra.

Allora, partiamo dal contenuto del silos in cui si è sviluppata la deflagrazione, uno dei quattro operativi nella EcoPartenope.
Non analizziamo assolutamente il discorso nel momento in cui affermiamo che in quel silos, e forse anche negli altri, non sono riposti solo gli oli esausti, ma tracce – sicuramente limitate, ma comunque esistenti – di altre sostanze, ugualmente scarto di lavorazioni di officine meccaniche.
Giusto per fare un esempio: se un meccanico opera su una testata, lava i pistoni con una miscela tra benzina e olio.
Molto utilizzate sono anche diverse tipologie di diluenti e solventi.

Queste sostanze non vengono smaltite a parte, ma solitamente sono unite nel calderone degli oli esausti, che poi viene prelevato e portato all’impianto.

Ora, non è che ciò determini sempre un elemento di pericolosità.
Ma quando si verificano altre condizioni – quelle concause di cui parlavamo prima – esse hanno sicuramente il loro peso e probabilmente l’hanno avuto nel determinare l’estrema potenza dello scoppio.
Il

silos esploso non era sotto pressione, ma ieri probabilmente ha contato anche la giornata molto calda.
E anche qui non bisogna compiere l’errore di dire che in questi mesi ce ne sono state tante, anche più calde.
Bisogna sempre essere concentrati sul termine concausa. Il calore ha alzato il vapore, questo ha creato un cuscinetto che ha cominciato a spingere senza che gli operai se ne accorgessero.
Quando è partita la scintilla della saldatura, si è creato l’innesco di un’esplosione tanto potente da sradicare il coperchio del silos dove stavano lavorando gli operai.
È stato quel coperchio a far viaggiare a decine di metri di distanza i poveri dipendenti della Ecopartenope.
Chi non era su quel coperchio ha subito solo lievi traumi per lo spostamento d’aria.
Immaginate la scena di questo enorme copri-silos proiettato in aria, con le tre persone il cui destino, a quel punto, era segnato.

Quindi: il caldo che ha provocato l’evaporazione di sostanze che non erano costituite solo da olio esausto, ma anche da carburanti molto più pericolosi, la scintilla della saldatura… ed ecco il disastro.

Naturalmente noi rimarremo sul pezzo per provare a ragionare ulteriormente sul modo in cui avvengono le operazioni di smaltimento degli oli esausti.