REGIONALI. Il candidato sarà Cirielli, il più divisivo che esiste. Tajani stasera dirà alla Meloni che è una scelta sbagliata. Ecco quando l’uomo di Fdi insultava i forzisti e Berlusconi. E la sua cocca Raffaela Pignetti…
6 Ottobre 2025 - 19:16

Venerdì sera hanno navigato nella rete messaggi molto simili a quelli del 2019. La larga vittoria di Roberto Occhiuto in Calabria, uomo di centro e di Forza Italia, rilancerà la questione della sfidalibiltà, della contendibilità in queste elezioni rispetto a un candidato pentastellato che può, secondo gli azzurri, arrivare solo e solamente attraverso uno sfidante di centro o comunque moderato attinto dalla società civile
Edmondo Cirielli è sicuro della sua candidatura a presidente della Regione Campania per il centrodestra.
A partire da venerdì Cirielli si è mosso come se avesse la garanzia della designazione, allorquando ha incontrato a Roma Enzo Santangelo (CLICCA E LEGGI), consigliere uscente deluchiano, uomo che a parità di numeri percentuali di affluenza, rispetto alle regionali del 2020, partendo dagli 8mila e 800 e aggiungendo quelli del genuino appoggio pubblico che oggi gli darà il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, varrebbe circa 10mila voti.
E così Cirielli ha fatto anche nelle giornate di sabato e di domenica, quando ha contattato politici in servizio o che dalla politica si sono allontanati, ma che Cirielli conosce bene in quanto ha lavorato in passato a loro stretto contatto di gomito.
Ci eravamo lasciati sabato mattina con la questione di una sorta di illeggibilità di fatto, sollevata soprattutto da Forza Italia nell’ultima riunione, avvenuta nella giornata di venerdì, tra i leader nazionali del centrodestra, i quali, su spinta di Antonio Tajani e del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, avrebbero comunicato a Cirielli che la candidatura a presidente della Regione Campania non avrebbe potuto rappresentarsi come una porta girevole attraverso la quale, in caso di sconfitta – piuttosto probabile, guardando i sondaggi – Cirielli avrebbe rinunciato alla carica di consigliere regionale di opposizione dopo aver chiesto i voti ai campani, conservando, al contrario, quelle di viceministro degli Esteri e di deputato alla Camera con le insegne di Fratelli d’Italia.
Questo ha determinato tensioni tra Forza Italia e Cirielli, il quale si sarebbe letteralmente infuriato. Le sfuriate che appartengono, a quante pare, al tessuto biologico del carabiniere pensionato di Nocera Inferiore, come risulta da un articolo pubblicato lo scorso 8 febbraio su Dagospia, sito di proprietà del sempre informatissimo Roberto D’agostino.
Noi abbiamo una grandissima stima, legata ad una consonanza intellettuale, nei confronti di quest’ultimo, sin dai tempi in cui, nell’ormai storico e avveniristico programma “Quelli della notte”, inventato da Renzo Arbore nel 1984, teneva ogni sera un delizioso monologo (CLICCA PER GUARDARLO) sull’edonismo reaganiano, riferendosi all’America repubblicana, iperliberista, identitaria e nazionalista di Ronald Reagan.
Per cui, leggiamo con attenzione Dagospia, perché sappiamo che Roberto D’agostino possiede il prestigio sufficiente per assumere notizie dal Palazzo.
Il Cirielli furioso di venerdì scorso somiglia sicuramente al Cirielli addirittura imbufalito del 2019, quello descritto nell’articolo di Dagospia.
Si fa riferimento a dei messaggi che Cirielli avrebbe inviato via chat nel gruppo whatsapp di Fratelli d’Italia, in cui così si esprimeva, impartendo un ordine perentorio: “Bisogna attaccare Forza Italia e Berlusconi. Basta appecoronarsi a questi banditi ladri”.
Va chiarito che stiamo parlando di un partito, quello della Meloni, molto differente rispetto a quello odierno. Fratelli d’Italia, infatti, alle elezioni politiche del 2018 aveva raccolto il 4,35%, divenuto 6,44% alle europee del 2019.
Ma è l’accento, il lessico, posto in quella chat da Cirielli, quello del malaffare che avrebbe connotato al tempo il partito di un Silvio Berlusconi ancora vivo e che evidentemente andava ancora attaccato personalmente, a far ritenere che Cirielli pensi tutto il male possibile dei forzisti e che Forza Italia lo abbia sempre considerato e lo consideri un estremista. E anche sulla scorta di quello che è successo e sta succedendo in Calabria, nello spoglio a senso delle elezioni regionali ancora in corso, con il forzista Roberto Occhiuto nettamente in vantaggio sul pentastellato Pasquale Tridico, Forza Italia ha rafforzato in queste ore che i 5 Stelle possano essere battuti dal centro e non da destra. Però se la Meloni insisterà, alla fine Cirielli sarà candidato.
Attenzione, però, stavolta non si candida un rappresentate definibile solamente come uomo del territorio, non si candida solo l’ex presidente della provincia di Salerno, che vinse quelle elezioni provinciali, anche grazie all’allora forzista Mara Carfagna, anch’ella salernitana e da lui odiatissima, ma stavolta si candida un viceministro del Governo di Giorgia Meloni. In pratica, per la prima volta, il Governo si sottopone, in un certo senso, ad un vaglio elettorale diretto quandanche non decisivo. Per cui una sconfitta di Cirelli non sarebbe indolore neppure per la Meloni. Perché a perdere, sarebbe un suo viceministro.
Comunque, questo qua, ha iniziato un anno fa che si voleva candidare, poi ha detto che non si voleva candidare più, poi ha detto di nuovo che si voleva candidare, poi ha dichiarato che lui faceva un passo indietro ma l’importante è che non si candidasse Giosi Romano; poi il figlio Italo Cirielli ha cominciato a preparare i manifesti da candidato al consiglio regionale della Campania nella circoscrizione di Salerno. Poi ha detto al figlio di strappare quei manifesti perché si candidava lui. Un vero e proprio manicomio.
Non è questione di capire cosa faranno i leader provinciali e regionali di FI, perché questi voteranno il presidente e il proprio partito. Ma l’aria che tira in provincia di Caserta e di Napoli, nella base forzista, non è affatto buona.
La percezione è quella di un candidato “fascistone”, arrogante e prepotente, per il quale non sarebbe peccato una punizione attraverso il voto disgiunto. Edmondo Cirielli, anche alla luce di queste sparate un po’ grottesche ma che permetteranno, agli avversari, di svignettarlo con gli stivaloni neri, ovviamente in scala 1 ad 1 milione, così come il grande Giorgio Forattini fece con Craxi, sarà un leader sicuramente divisivo, rispetto a tutti gli altri candidati a presidente della Regione, scelti dal centro destra o che il centrodestra sceglierà in queste ore nelle sei regioni interessate dalla tornata elettorale settembrina, ottombrina e novembrina.
Figuriamoci poi se Cirielli candiderà, come noi di CasertaCe lo esortiamo invece a fare, la sua pupilla divenuta inseparabile, da più di un anno a questa parte, Raffaela Pignetti, l’eroina dei tre forni.
Un’anima sola con Stefano Graziano del Pd che l’ha tenuta e difesa a capo dell’Asi di Caserta, collocandola in sintonia con il secondo forno, ossia con il “cumpariello” del rosso di Teverola, Giovanni Zannini, il quale, a dimostrazione della sua grande serietà, è andato a sgraffignare il voto alle elezioni provinciali a favore di Colombiano dal sindaco di Villa Literno Valerio Di Fraia, promettendogli solennemente (non si sa se è sia nato prima lui o la bugia) che il giorno dopo avrebbe attivato le procedure affinché l’assemblea o consiglio generale che dir si voglia, sfiduciassero la Pignetti creando le condizioni per eleggere proprio Di Fraia nuovo presidente dell’ASI.
Graziano, Zannini, e ora il terzo forno, Cirielli. Tutto questo impunemente, senza che nessun politico, a partire dall’uomo che generale di brigata dei carabinieri ci è divenuto dopo la pensione, fosse venuto il dubbio che premiare continuamente la Pignetti, ha significato e significa, non ne abbiamo mai fatto al riguardo una questione personale a differenza di quello che la Pignetti attinge dal suo pensiero debolissimo, premiare il trasformismo e le pratiche più deteriori, affilate per la conquista e la conservazione del potere.
L’annuncio su Cirielli potrebbe arrivare stasera, ma non è improbabile che Forza Italia ancor di più ringalluzzita dal risultato della Calabria chieda alla Meloni di candidare un uomo del centro o una figura istituzionale, quella del prefetto di Napoli Michele Di Bari.
Noi ovviamente continueremo a seguire gli eventi anche in serata.