IL PENTITO: “Sull’usura di Nicola Schiavone mi disse tutto un avvocato”. Capoluongo messaggero tra Setola e il figlio di Sandokan
23 Novembre 2019 - 11:50
TRENTOLA DUCENTA – Il Gip Carola, che ha firmato la recente ordinanza, ultima della serie, sul clan dei Casalesi, in merito al possibile riconoscimento dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Aldo Bianco, aveva addotto quale motivazione del suo diniego il fatto che Nicola Schiavone non lo avesse mai citato quale partecipante alle trame criminali.
Una ventina di pagine più avanti, fornendo, invece, risposta affermativa all’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Giuseppe Pino Cantone, il Gip giustifica il fatto che Nicola Schiavone abbia affermato di non conoscere direttamente Cantone e di aver solo sentito parlare di suo padre “o’ malapelle” con il dato di fatto oggettivo dell’assenza di una contemporaneità storica tra gli anni in cui Nicola Schiavone era attivo, cioè fino al 2010, e gli anni in cui attivo era diventato Pino Cantone.
Ma gli anni in cui Cantone comincia a fare il camorrista, secondo il racconto del collaboratore di giustizia Salvatore Orabona sono gli stessi che, sempre secondo le parole di quest’ultimo, connotano l’impegno di Aldo Bianco.
E se, come sostiene il Gip, la chiamata in causa di Pino Cantone da parte di Orabona è un indizio genuino in quanto Orabona era direttamente connesso e interagiva operativamente con Cantone, lo stesso succedeva in relazione ad Aldo Bianco, dato che i presunti equipaggi delle estorsioni li formava l’indirizzo e il consenso di Orabona.
Mah, noi questa cosa continuiamo a capirla poco. Per quanto riguarda, invece, le news che emergono dallo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo oggi, sono due, a nostro avviso, quelle più importanti.
Il collaboratore di giustizia Michele Barone parla di usura, sottolineando il ruolo ricoperto da Nicola Pirozzi nell’utilizzo dei soldi di Nicola Schiavone per i prestiti a strozzo.
Barone dice anche un’altra cosa. Le informazioni sull’attività usuraria del clan dei Casalesi lui le ricevette “dall’avvocato Cesare Abbate dello studio – così dichiara testualmente il pentito – dell’avvocato Emilio Martino di Trentola Ducenta”.
La seconda cosa interessante riguarda Giacomo Capoluogo, tirato in ballo in questo caso dallo stesso Barone.
Qui siamo di fronte a una camorra contemporanea, perché il ruolo apicale di Capoluongo incrocerebbe l’anno 2017.
Poi un dettaglio che a noi non risultava: secondo Barone Capoluongo ha fatto la spola tra Giuseppe Setola e Nicola Schiavone.
Siccome l’unico periodo possibile in cui questo è potuto avvenire è quello riguardante la sanguinosa latitanza di Setola questo dettaglio dimostrerebbe che il bidognettiano non si è mosso, in quel periodo, da cane sciolto.