IL VIDEO. Il piano del boss Zagaria per re-impossessarsi dell’azienda della madre. I soldi finivano nelle casse del CLAN DEI CASALESI

12 Maggio 2020 - 10:27

 

GRAZZANISE/CASAPESENNA – La Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato a Grazzanise un’azienda bufalina del valore di circa 2 milioni di euro ritenuta nella disponibilita’ Carmine e Antonio Zagaria, fratelli del “boss” del clan dei casalesi Michele Zagaria, detto “capa storta”. L’azienda, costituita da stalle, locali per la mungitura, depositi per i mangimi, attrezzature agricole e per la mungitura e circa 350 capi di bestiame, secondo il Gico e la DDA sarebbe stata impiegata dai fratelli Zagaria come “schermo” per “reimpossessarsi”, in maniera occulta e fraudolenta, dell’azienda bufalina di proprieta’ della madre Raffaela Fontana, da tempo affidata alla gestione di un amministratore giudiziario in quanto gia’ colpita da diverse misure giudiziarie, per soli 100 mila euro, attraverso l’acquisto in un’asta giudiziaria. Al disegno criminoso hanno preso parte anche i fratelli Antonio e Fernando Zagaria, omonimi e non parenti del boss, che hanno messo a disposizione della famiglia mafiosa le loro aziende.

In particolare, dopo aver sostanzialmente esautorato dalle proprie funzioni l’amministratore giudiziario della ditta “FONTANA RAFFAELA”, a partire dal 2006 i fratelli Carmine e Antonio ZAGARIA hanno, di fatto, operato una vera e propria co- gestione tra le citate aziende e quella intestata alla madre attraverso:

 la coincidenza della sede legale e operativa e il conseguente utilizzo promiscuo di gran parte dei locali, degli impianti e degli animali già presenti all’interno dell’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria;
 la commistione, anche sotto il profilo contabile, dei rapporti commerciali con l’unico fornitore (una società operante nel settore dei mangimi) e l’unico cliente (una società di produzione casearia) che risultavano comuni alle aziende contemporaneamente presenti nello stesso luogo di esercizio dell’attività;

  • l’ampio ricorso all’interno di tali rapporti ad operazioni di sovra e sotto fatturazione in acquisto e/o in vendita, così da consentire la creazione di liquidità occulta che veniva sistematicamente sottratta dalle casse aziendali per essere messa a disposizione della famiglia ZAGARIA e, quindi, dell’omonimo clan.

Il piano predisposto dal boss ZAGARIA, quindi, ha consentito di neutralizzare per anni gli effetti delle misure cautelari reali e ablative gravanti sulla ditta Fontana Raffaela per poi, addirittura, rientrare nella piena disponibilità della quasi totalità dei beni aziendali confiscati alla ditta stessa, mediante il citato acquisto all’asta per subentrare nell’attività.