Al genero di Anacleto Colombiano appalto da 2 MILIONI DI EURO nel comune “controllato” da Zannini. Le parentele con camorristi eccellenti del marito della figlia del sindaco di S.MARCELLINO

20 Dicembre 2024 - 19:31

Ribasso ridicolo del 5,22%. A questo punto, dopo l’intercettazione in cui Pietro Apicella, figlio del boss ed imprenditore Dante Apicella, il ministro degli appalti del clan dei Casalesi, che punta proprio su Marcello Della Corte affinché imprenditori “gente seria”, come lui la definisce, entri nei lavori a San Marcellino, è opportuno analizzare l’intrigo di parantele tra la figlia del sindaco Colombiano e un boss di primissimo piano quale è stato Giorgio Marano, condannato a trent’anni nel processo Spartacus, a sua volta suocero del capozona di San Marcellino del clan, ovvero Salvatore Fioravante “Porcellino”

SAN MARCELLINO (gianluigi guarino) – Gente con i lavori edili nel sangue. Potremmo definire così la famiglia del sindaco Anacleto Colombiano.

Lui, l’imprenditore attivo in questo settore da decenni, prima di diventare sindaco di San Marcellino e uomo di fiducia del consigliere regionale Giovanni Zannini, legati a doppio, se non triplo filo. Il figlio, Nicola, diventato un professionista di fiducia dell’amministrazione provinciale di Caserta che lo stesso Zannini dominava (forse lo fa ancora), assieme a Giorgio Magliocca, ricevendo incarichi diretti da queste ente dal valore di migliaia di euro. Ma va segnalato anche un altro uomo dell’edilizia dei dintorni di essa all’interno della famiglia Colombiano. Parliamo di Marcello Della Corte, sposato con la figlia del sindaco, Maria Antonella Colombiano.

Marcello della Corte è il titolare dell’impresa di D.C. Costruzioni unipersonale, con sede in via Donizetti, a Villa di Briano.

Ma soprattutto, è risultato aggiudicatario di lavori da 2

milioni e 183.000 euro relativi alla messa in sicurezza della rete viaria comunale di Raviscanina.

IL SINDACO DI ZANNINI E RAVISCANINA MILIONARIA

L’ente, guidato dal sindaco Vincenzo Castrillo, un altra fascia tricolore che fa parte della scuderia di Giovanni Zannini, ha attivato nello scorso luglio, con delibera di giunta comunale, la procedura affinché i lavori da affidare nel comune dell’alto Casertano vengano gestiti dalla stazione appaltante della provincia di Caserta, spesso presente, in maniera non esattamente positiva, nei nostri articoli, per usare un eufemismo, da diversi mesi al centro di indagini relativamente alla struttura di concorsi, affidamenti e aggiudicazioni durante il periodo della presidenza di Giorgio Magliocca.

E per questa gara per il miglioramento delle strade comunali milionario, è stato scelto di far gestire l’operazione dalla stazione appaltante provinciale. Si tratta di una gara aperta a tutti ovvero a chiunque volesse partecipare alla procedura, quindi, senza l’attivazione degli inviti dedicati a un’impresa o ad un’altra.

Visto che il responsabile della fase dell’affidamento, ovvero il geometra dell’ente provinciale, Giuseppe Ranieri, non ha ritenuto di dover pubblicare l’elenco di ditte partecipanti, sappiamo che a questa gara si sono presentate due ditte, la D.C.Costruzioni, per l’appunto, del genero di Anacleto Colombiano, e un famoso consorzio che spesso avete visto citato in CasertaCe: si tratta del consorzio Fenix, con sede a Bologna, molto attivo in provincia di Caserta grazie alle attività di Raffaele Pezzella, soggetto ritenuto dalla procura di Benevento un corruttore, mentre per la di DDA di Napoli avrebbe anche finanziato il clan dei Casalesi, ricevendo agevolazione negli appalti pubblici. Non raramente lo abbiamo visto fare “cortesie”, ovvero partecipare a gare d’appalto in cui sapeva di non avere speranze di vincere, ma facendo numero, in modo che il prescelto fosse favorito per la conquista degli appalti. Queste sono le accuse nei confronti di Pezzella, la verità processuale è ancora in divenire.

RIBASSI RIDICOLI, ANCORA UNA VOLTA

Quindi, sono due le ditte che hanno partecipato. E questo scriveremo finché il geometra Ranieri non deciderà di pubblicare l’elenco di tutte le imprese che hanno presentato offerta per questa procedura di gara.

E come scritto in precedenza, la società DC costruzioni di Marcello Della Corte si è aggiudicato ai lavori grazie ad un ribasso del 5,22%, superando di gran lunga quello del Consorzio Fenix, pari a 16,89%.

Ora, è mai possibile che per una gara da oltre due milioni che, al netto della parte non sottoponibile a ribasso, resta comunque di gran valore, pari a 1 milione e 734 mila euro, l’economia, la ragione della corretta tenuta dei conti pubblici, dello Stato e degli enti locali, possa consentirsi un ribasso del 5,22%, che somiglia in tanti ribassi vergognosi e sospetti in una miriade di altre procedure di gara in questa provincia?

MARCELLO DELLA CORTE “IN BOCCA” AL FIGLIO DEL MINISTRO DEL CLAN

Di Marcello Della Corte avevamo scritto un po’ di tempo fa, raccontandovi di Pietro Apicella, figlio di Dante Apicella, il vero ministro degli appalti pubblici del clan dei Casalesi, recentemente condannato, e della sua volontà nell’estate 2019 di entrare negli appalti a San Marcellino, comune dove da anni regna Anacleto Colombiano (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DEDICATO).

Della Corte, definito come il “Marcello, il marito della figlia“, nelle speranze di Pietro Apicella doveva essere un trait d’union tra della “gente seria“, così la definiva il figlio di Dante Apicella, che stava partecipando ad una procedura di gara relativa a lavori a San Marcellino, e l’amministrazione del sindaco Colombiano.

Marcello della Corte, poi, finirà ancora nei discorsi Pietro Apicella in un’altra occasione, sempre nell’estate del 2019 poiché, secondo quanto raccontava l’uomo, il citato Marcello aveva importanti conoscenze che gli avrebbero consentito di sapere informazioni sui lavori da bandire tramite gare d’appalto, oltre a quelli in corso.

Questa aggiudicazione ci induce a incominciare a incardinare alcuni elementi che pure contano in un meccanismo in un territorio come l’agro Aversano, in cui la storia, ripetiamo, la storia, ci insegna che le connessioni tra pubbliche amministrazioni e clan malavitosi hanno costituito l’elemento delle patologie peggiori che hanno minato dalle fondamenta una cifra di legalità almeno decente.

LA CITAZIONE DI MARCELLO DA PARTE DI PIETRO APICELLA DEL CLAN DEI CASALESI

Ciò non vuol dire assolutamente che queste connessioni parentali nate a San Marcellino siano necessariamente il segno di una commistione. Però, se la questione della cosiddetta prova logica è diventata oggetto di scontro tra le procure e i Gip da un lato e i tribunali del Riesame dall’altro lato, che la considerano non sufficiente per tenere in piedi titoli di custodia cautelare attraverso la conferma dei gravi indizi di colpevolezza, il discoro invece diventa diverso per un giornale.

Noi siamo pienamente a disposizione di Anacleto Colombiano, di Marcello Della Corte e di chiunque altro voglia esprimere il proprio punto di vista e le proprie confutazioni sul contenuto di questo articolo. Ma dopo ciò che è scritto nell’ordinanza imperneata sulla figura di Dante Apicella e dei lavori pubblici interessati dal clan dei Casalesi, deve fare necessariamente un passo in avanti nella concezione di fatti e circostanze.

Quindi, come abbiamo scritto, Pietro Apicella, figlio di Dante Apicella, parla con un interlocutore e lo fa assumendo il ruolo di camorrista. Ciò accade nel momento in cui, così come è scritto nell’ordinanza, chiesta e ottenuta dalla DDA di Napoli, pronuncia l’espressione “gente seria” che, nel gergo malavitoso, significa gente a noi vicina, che noi, Casalesi, consideriamo seria in quanto disponibile a ragionare con noi dei suoi affari.

Questa gente seria vuole lavorare a San Marcellino e Pietro Apicella dice di aver la possibilità di far arrivare un messaggio, rispetto alla necessità della gente seria di acuquisire un appalto, al sindaco Anacleto Colombiano, tramite Marcello. E non noi, ma la stessa DDA di Napoli, con tanto di pubblicazione dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli, ritiene che sia Marcello Della Corte, marito di Maria Antonella Colombiano, figlia del sindaco.

IL POTENTE CAMORRISTA, ZIO DIRETTO DEL GENERE DI COLOMBIANO

Quando abbiamo pubblicato questa notizia, poi, ci siamo fermati lì. Successivamente, la nostra redazione ha sviluppato una serie di ricerche. Ci chiedevamo perché Pietro Apicella ritenesse che Marcello Della Corte fosse disponibile, a suo dire, con un’esigenza economico-affaristica del clan dei Casalesi.

Quello che abbiamo scoperto è un piccolo albero genealogico: Marcello Della Corte è figlio di una Marano, sorella di Giorgio Marano, da San Marcellino, un pezzo da 90 del clan dei Casalesi, condannato a trent’anni al processo Spartacus. Una pena che è stata ridotta se è vero, come è vero, che Marano, ora 64enne, vive a piede libero. Nonostante il fatto che nel 2008, per quella che era la sua specialità, il traffico illegale dei rifiuti, spesso proveniente dal Nord, sia incappato in un’altra indagine, che portò al suo arresto in quanto, secondo l’accusa della DDA di Napoli, lui e altri sette facevano parte di un’organizzazione che sversava abusivamente su terreni agricoli, simulando anche un’attività di compostaggio, per non pagare lo smaltimento dei rifiui, con un guadagno illecito (al tempo) di circa 400.000 euro per un quantitativo di oltre 8.000 tonnellate di rifiuti.

Una famiglia di estri criminali, visto che suo genero, Salvatore Fioravante, detto Porcellino, sposato in seconde nozze con la figlia, Nunzia Marano, è un noto pluripregiudicato e a sua volta rappresentante del clan dei Casalesi a San Marcellino, arrestato a seguito dell’importante indagine sulle attività di riorganizzazione del sistema delle estorsioni tra Aversa e dintorni ad opera del pentito, poi spentitosi, Salvatore Orabona.

Dunque, Giorgio Marano è lo zio diretto di Marcello Della Corte, quindi, zio acquisito della moglie di quest’ultimo, Maria Antonella Colombiano, figlia del sindaco Anacleto Colombiano.

REALIZZIAMO UN SILLOGISMO

Allora, inquadriamo la vicenda, realizzando un sillogismo, parola che connette alla logica e magari alla “prova logica”, che per i tribunali del Riesame non conta, ma giornalisticamente va rilevata, lasciando ovviamente a chi viene citato l’ampia disponibilità di esprimere una revoca, una contestazione, una confutazione.

Dunque, nell’aggiudicazione della gara da 2 milioni di euro, con ribasso del 5%, compiuta dalla stazione appaltante della Provincia di Caserta, indirizzata da una determina di indizione dell’11 ottobre scorso del comune di Raviscanina, dove c’è un sindaco connesso a Giovanni Zannini, che di Anacleto Colombiano non è solamente un partner politico, ma vera pappa & ciccia, visto che Colombiano è stato tra i primi arruolati da Zannini, il quale ha voluto la sua nomina a presidente dell’Ente idrico provinciale, risulta vincitrice l’impresa D.C. Costruzioni srl che, badate bene, giusto che non ci siano dubbi in proposito, è nata ed è voluta essere unipersonale, ossia con il 100% delle quote nelle mani di Marcello Della Corte.

Ora, quest’ultimo viene citato in un’intercettazione in cui Pietro Apicella, figlio di Dante Apicella, sostanzialmente il ministro dei Lavori pubblici del clan dei Casalesi, dice ad un suo interlocutore che Marcello Della Corte è a disposizione affinché si possa articolare un dialogo tra Anacleto Colombiano, sindaco di San Marcellino, e una ditta di “gente seria” di Casale o dintorni.

Nel momento in cui scriviamo questo, cerchiamo di capire quale sia la struttura familiare di Della Corte. E scopriamo che la madre è la sorella di Giorgio Marano, uno dei principali attori del traffico nazionale e forse internazionale dei rifiuti in nome e per conto del clan dei Casalesi, con tanto di condanna a 30 anni di reclusione nel processo Spartacus I e con un altro arresto sul groppone nel 2008 per aver creato una mega discarica abusiva, con un business di 400 mila euro, in diversi terreni agricoli.

Scopriamo sempre che Giorgio Marano ha 64 anni, a piede libero, (ci dicono) dopo aver scontati diversi anni di carccere, ed è anche il suocero di Salvatore Fioravante, detto Porcellino, capozona del clan a San Marcellino e arrestato per plurimi fatti estorsivi nell’ordinanza che aveva il boss Salvatore Orabona come centro, rimessosi a fare il camorrista, incendiando negozi ad Aversa, dopo un periodo di pentimento.