AVERSA. La costruzione del nuovo palazzetto dello sport è roba da manette. Il consiglio se la fa addosso dopo la sortita della D’Angelo e rinvia il punto all’ordine del giorno

30 Maggio 2025 - 19:38

Era stato messo lì, furtivamente. L’ex consigliera se n’è accorta e fortunatamente è uscita allo scoperto ribadendo contenuti inoppugnabili già presentati all’autorità giudiziaria. In più ce n’è un altro di esposto, molto importante, relativo ai vincoli sull’impatto ambientale da cui dipende l’attribuzione dei finanziamenti del Pnrr. La verità è che questo palazzetto si sarebbe dovuto costruire nell’area ex Pip, letteralmente regalata all’università, che al momento l’ha abbandonata, come dimostreremo nei prossimi giorni

AVERSA (g.g.) – Tra le tante boiate che affollano le scene da farsa offerte da questa amministrazione comunale, capitanata da un sindaco che, in maniera spiritosa, il buon Isidoro Orabona ha ribattezzato “Mata-cene” sul suo blog, adeguando il suo cognome al moto perpetuo di conviviali che sembrano rappresentare l’unica missione, l’unica ragione per la quale indossa la fascia tricolore della seconda città della Provincia, qualche volta salta fuori un argomento importante.

E fatalmente, anzi, utilizzando un termine antitetico a quello del destino cinico e baro, logicamente a proporlo è chi ha svolto la funzione di consigliere comunale con passione, dedizione e senza nessuna tentazione consociativa, dunque nel pieno rispetto del mandato popolare.

Quando Eugenia D’Angelo, fiera donna di sinistra, che il sottoscritto voterebbe a occhi chiusi pur non essendo di una ispirazione culturale associabile al socialismo massimalista, si è accorta che ci stavano riprovando, che era stata posta di nuovo all’ordine del giorno l’approvazione di quella che noi di Casertace, al pari di Eugenia D’Angelo, abbiamo sempre considerato, con ampia profusione di argomentazioni, la porcata del palazzetto dello sport, è uscita di nuovo allo scoperto, deludendo chi, nelle stanze del potere e del pensiero debole aversani, sperava che la D’Angelo si fosse rassegnata e consegnata all’oblio.

Non solo ha ribadito i motivi per i quali la costruzione di quel palazzetto nella zona dell’area della fiera settimanale sarebbe illegale, ma ha anche integrato le ragioni che aveva già messo nero su bianco in un esposto presentato tempo fa, e che la Procura della Repubblica di Aversa Napoli Nord tiene, purtroppo, confinato in un cassetto con la speranza, nutrita dalla D’Angelo, che altre autorità giudiziarie, a partire dalla DDA, a cui guarda e sovrintende la figura del Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, possano mostrarsi più attive e attente.

In sintesi, ribadiamo le nostre tesi: la zona individuata per la costruzione del palasport è classificata come zona “G”, destinata a verde pubblico, e non può essere impattata da un’opera mastodontica come quella del palazzetto dello Sport.

Negli ultimi anni, l’Ufficio Tecnico, che al tempo dell’amministrazione di Marco Villano, più che di Alfonso Golia, ha messo in campo una tesi stravagante, affermando che, nel 2011, quella zona avesse subito una trasformazione della sua destinazione d’uso: da verde pubblico a zona per attrezzature pubbliche.

Ma questa è stata solo un’asserzione della ripartizione urbanistica del Comune di Aversa, visto e considerato che, nonostante le sollecitazioni della D’Angelo, non è mai stata tirata fuori la delibera in questione, che dunque rende inesistente ciò che la ripartizione urbanistica del Comune sostiene.

Ma, ammesso e non concesso che questa trasformazione fosse stata realizzata, si sarebbe trattato di un atto amministrativo illegale, in quanto in palese violazione dell’articolo 56 commi 3 e 5, che sbarrano la strada a trasformazioni tanto impattanti in una città che viola a monte, dunque già relativamente al decreto ministeriale del 1968 che inserisce nella legislazione italiana il PRG e soprattutto la codifica delle sue zonizzazioni.

Aver tentato di portare in consiglio comunale questa schifezza la dice lunga sull’attitudine dell’amministrazione Matacena a considerare la legge un optional.

Ma la D’Angelo, nel post leonino pubblicato nei giorni scorsi, ha integrato i contenuti dell’illegalità di questo progetto finanziato, com’è noto, dai fondi del PNRR.

In questo caso si tratta di una modalità di attribuzione del finanziamento che deve transitare per il sentiero più rigoroso previsto dalla normativa: il finanziamento è, infatti, legato a rigorosi requisiti di rispetto di un limitato impatto ambientale.

Anche un bambino comprende che se costruisci un palazzetto dello sport di migliaia e migliaia di metri cubi su un’area destinata a verde pubblico, sganci una bomba atomica in una città tra le più densamente popolate d’Italia, con 6.200 abitanti per km quadrato.

Una città che, come si diceva, è illegale ab origine, già rispetto alle norme ministeriali del 1968.

Una città che non possiede nemmeno un decimo del verde pubblico che dovrebbe avere, nel rispetto degli indici cardinali esposti nel citato decreto.

A quanto ci risulta, stamattina, vedendosi smascherati, i consiglieri di maggioranza hanno deciso di stralciare questo punto all’ordine del giorno in attesa di nuovi accertamenti e di nuove valutazioni sul quadro normativo. Particolarmente scocciato il sindaco che ha detto chiaro e tondo di aver ereditato la questione dall’amministrazione precedente, con conseguente battibecco con De Michele

Casertace è presente ancora a intermittenza su Aversa, ma è sua intenzione categorica esserlo sempre di più. Sicuramente lo sarà già da subito su questo argomento, continuando a lavorare a stretto contatto con una persona di grande serietà, onestà e consistenza professionale qual è Eugenia D’Angelo, una che dà dignità anche a una sinistra, formata in questa provincia, da un gruppo di ricottari che non ha niente da invidiare, per quanto riguarda questa caratteristica, al centrodestra.