Boss condannato all’ergastolo dà ordini al clan tramite la moglie e via WhatsApp. ARRESTI E PERQUISIZIONI NEL CASERTANO

24 Gennaio 2025 - 15:58

CASERTA – La condanna all’ergastolo per omicidio premeditato non ha fermato le attività illecite di Oscar Pecorelli, 45 anni, ritenuto capo del clan Lo Russo nell’ambito dell’Alleanza di Secondigliano. Nonostante fosse in carcere, Pecorelli continuava a dirigere gli affari del clan tramite la moglie Mariangela Carrozza, 43 anni, e il figlio Rosario Pecorelli, da pochi giorni 19enne, che fungevano da sue braccia operative.

Il gip del Tribunale di Napoli ha disposto per i tre la custodia cautelare in carcere (per Oscar e Mariangela) e ai domiciliari (per Rosario), a seguito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Penitenziaria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsioni, usura, riciclaggio e autoriciclaggio.

Nel mese di giugno 2024 erano già stati sequestrati beni per oltre 8 milioni di euro. Le perquisizioni proseguono nelle province di Napoli e Caserta.

Secondo quanto emerso, il boss impartiva ordini ai familiari tramite Whatsapp ed email, utilizzando telefoni cellulari introdotti clandestinamente in carcere. La famiglia Pecorelli, con ingenti somme di denaro contante, gestiva prestiti a tassi usurari, acquistava orologi di lusso, anche all’estero, utilizzando criptovalute, e intestava beni immobili e imprese a prestanome per riciclare i proventi delle attività illecite. L’associazione avrebbe frodato il fisco con circa 10 milioni di euro di false fatture.