Bufera attorno al sindaco di oggi e a quello di ieri Biagio Lusini: l’incarico all’architetto che scrisse il Puc pro cemento e pro capannoni apre la crisi in maggioranza

17 Settembre 2022 - 13:31

Per oggi, esponiamo solo qualche concetto, relativo agli spunti da noi ritenuti più significativi del documento presentato dalla Martino, da Buonpane, da Fattore e dalla Caputo, riservandoci, nei prossimi giorni, di ampliare il discorso

TEVEROLA (g.g.) “Il nostro sindaco Lusini e l’assessore ai Lavori pubblici si sono messi in testa che Teverola debba diventare una città invivibile, con l’ulteriore costruzione di migliaia di vani e continuare a far costruire nuovi capannoni per una nuova zona Pip”.

Azz, allora a Teverola è cominciata la rivoluzione!

Alt, niente di tutto ciò. Questo stralcio è stato, infatti, ripescato dagli archivi del dibattito (si fa per dire) politico-amministrativo intorno alle cose del Comune di Teverola e risale a qualche anno fa. Trattasi di “una menata ‘a faccia”, leggasi ce l’ha rinfacciato, operata da 4 componenti della maggioranza che sostiene, a questo punto sostenteva, l’attuale sindaco Tommaso Barbato. Come dire: anni fa, quando eri all’opposizione, caro Tommaso, tu pensavi e scrivevi queste cose sull’allora sindaco Biagio Lusini, denunciando quello che al tempo ti appariva un saccheggio del territorio. Ora, invece, caro Tommaso, ti sei allineato a quell’impostazione, che al tempo combattevi, perché ormai ti sei alleato con Lusini, in modo anche da ottenere l’appoggio dei consiglieri comunali, che lui rappresentano, da quando, a partire da un po’ di mesi fa, l’ex sindaco si è dimesso dalla sua carica, proprio mentre tanti spifferi si levavano su possibili attiviità giudiziarie che lo avrebbero riguardato.

Avremo tempo, nei giorni prossimi – e ora siamo noi di Casertace a commentare -, di tornare sul caso Teverola, che da anni seguiamo, purtroppo non con la frequenza di azioni operative che la sua estrema gravità meriterebbe, ma che comunque ha sviluppato diversi articoli in cui Casertace ha denunciato quello che, senza se e senza ma, ha rappresentato e in parte ancora rappresenta, un vero e proprio sistema del malaffare, fondato sul rapporto insano tra certi ambienti della politica locale e certi ben definiti imprenditori che, grazie anche all’estrema disponibilità ricevuta ai tempi di Lusini-sindaco, hanno trasformato tutta l’area industriale del comparto Asi di Aversa Nord, in un mega parco immobiliare, operando surrettiziamente con gli strumenti normativi degli insediamenti industriali, quando tutte le intenzioni e tutti gli obiettivi ottenuti attengono, in tutta evidenza, alla materia della speculazione immobiliare.

E’ indubbio che questa presa di posizione, assunta nei confronti del sindaco Barbato, dai quattro consiglieri della sua maggioranza, Amelia Martino (che è anche presidente del consiglio comunale), Giuseppina Caputo (che è anche assessore, oltre che consigliere), Pasquale Buonpane (anche ex assessore ai Lavori pubblici) e Alfonso Fattore (pure lui dimessosi da assessore, insieme a Buonpane, lo scorso gennaio), abbia un suo valore e un suo peso specifico. Decreta, infatti, per quel che conta in un Comune in cui la politica è pressoché inesistente, completamente soggiogata com’è alle ragioni degli affari, del soldo, unica discriminante di posizionamenti e riposizionamenti, la crisi, sulla carta, per l’appunto, politica, dell’amministrazione comunale.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata rappresentata dal decreto sindacale del 14 settembre – insomma una roba fresca fresca di questi giorni – con cui il sindaco Tommaso Barbato ha nominato l’architetto 73enne Nicolino Botti al vertice dell’Ufficio tecnico comunale. Questo nome era nell’aria da qualche mese. Quando è stato segnalato al sottoscritto che si trattava di un professionista in pensione, proveniente da San Marco dei Cavoti, io da cittadino e da giornalista che ha esercitato per tanti anni questo lavoro nel Sannio, non mi sono affatto stupito, perché so bene, da cittadino e giornalista sannita, che negli anni ’90, forse addirittura fin dagli anni ’80, diversi professionisti, soprattutto ingegneri, architetti e geometri di Benevento e della provincia, hanno introitato incarichi nell’agro aversano, territorio ricco per molti motivi, e non tutti positivi, commendevoli, che ha attirato, come facevano le sirene con la stanca flottiglia di Ulisse, diverse persone che poi, quando arrivavano nell’agro aversano, rappresentavano anche una comodità per quei sindaci, per quelle amministrazioni, che al tempo – in verità, seppur in parte, anche oggi – erano frutto di manifestazioni della potestà della camorra, specificatamente del clan dei Casalesi e di quel mondo di mezzo, di quei colletti bianchi che di questo clan sono stati sempre il braccio operativo nel sistema degli appalti.

Una comodità perché – facciamo l’esempio di Botti, ma non in quanto lo riteniamo coinvolto in quel meccanismo, ma solo per un fatto territoriale – un architetto che arriva dall’ameno comune di San Marco dei Cavoti, patria dello storico esponente della Democrazia cristiana, Roberto Costanzo, europarlamentare, leader politico della Coldiretti e poi presidente della Camera di commercio di Benevento, oltre che fondatore di fatto di istituti bancari del Credito cooperativo, è un uomo di per sé tranquillo, al di sopra di ogni sospetto, visto che San Marco dei Cavoti è nota per la produzione dei torroncini di natale e rappresenta la porta d’ingresso a quella Valfortore, per decenni e decenni la zona più depressa, complessa e orograficamente più problematica della provincia di Benevento con i suoi Comuni, fino ad arrivare a San Bartolomeo in Galdo che lambisce la provincia di Foggia, arrampicati tra i 500 e i 1200 metri di altezza sul livello del mare.

La ripropozione di un Botti – diciamo un Botti come format e non come persona in quanto tale – diventa, dunque, la riproposizione d un meccanismo che però, si espone ad una lettura molto agevole, visto e considerato che, come scrivono i 4 consiglieri comunali, Nicolino Botti, al tempo molto più giovane, è stato uno dei protagonisti della politica, chiamiamola così, urbanistica di Biagio Lusini e della sua allegra compagnia.

Botti lo fu da professionista incaricato, visto che è stato proprio lui, non cent’anni fa, ma dieci anni fa, precisamente nel 2012, a mettere nero su bianco, a disegnare quel Puc che oggi dovrebbe rappreesentare lo strumento per iniettare altro cemento e per favorire i soliti interessi e i soliti “capannonisti”.

L’operazione dell’infermiere, che da qualche anno indossa la fascia tricolore a Teverola, è veramente ardita. Con il decreto sindacale del 14 settembre, infatti, nomina Botti che non ha mai lavorato, né a tempo indeterminato, né a tempo determinato, per un ente locale o, più in generale, per un’amministrazione pubblica, a capo di un Ufficio tecnico, nonché Ufficio Urbanistica, nel quale Botti, all’età di 73 anni, vivrà l’emozione di un primo incarico di assunzione nella pubblica amministrazione. Il che ha sollevato fortissime ed argomentate riserve da parte dei 4 consiglieri, che hanno declinato tutte le ragioni normative, giuridiche che rendono questa nomina illegittima, al punto da far richiesta al sindaco Barbato di un’immediata revoca della stessa.

Ma, ripetiamo, su questo e su altre cose, relative al caso Teverola, scriveremo nei prossimi giorni. Oggi ci siamo limitati a esporre una prima chiave di lettura di questo documento, visto e considerato che, avendo lavorato per anni sui dossier più scottanti relativi al Comune di Teverola e al comparto Asi di Aversa Nord, riteniamo di possederne ampio e fondato titolo.