CASERTA. La protesta contro l’abbattimento dei 18 pini di via Unità Italiana sciolta dalla Digos

30 Settembre 2021 - 19:02

Caserta (pasman) Con questa terza e conclusiva parte, vediamo le ultimissime novità della sconcertante vicenda dell’abbattimento dei 18 pini antichi di via Unità Italiana, deciso dalla giunta comunale nell’ambito di un più ampio progetto per l’abolizione delle barriere architettoniche. Progetto che – come vedemmo – è stato tenuto incomprensibilmente all’oscuro del Disability Manager cittadino e che è radicalmente contestato dalle locali associazioni ambientaliste e culturali. Le quali – con pieno titolo e ragione, come abbiamo avuto modo di vedere – credono che gli alberi, per la loro qualità naturalistica, la loro vetustà e per il loro valore paesaggistico, non debbano essere toccati. Ed, anzi, sostengono che, spendendo persino meno di quanto preventivato per il loro taglio, si possano adottare delle soluzioni tecniche atte a salvaguardarli e senza incidere sui lavori principali per rimuovere le barriere architettoniche.

Abbiamo dato conto delle iniziative e delle proteste che ci sono state nelle passate settimane, con gli appelli ed i documenti rivolti al sindaco perché riveda la decisione ed il sit-in di un nutrito gruppo di manifestanti dello scorso 11 settembre. Manifestazione significativa sia per la sua inusualità in una città quasi sempre indifferente ai fatti pubblici sia perché ha visto la mobilitazione di ben 15 tra movimenti e gruppi di impegno sociale.

Ci resta da dire che, alcuni giorni fa, le particolarmente attive sezioni del WWF e di Italia Nostra hanno rivolto un articolato appello ai sette candidati a sindaco casertani per l’adozione di politiche volte al “miglioramento della vivibilità della città e ormai ineludibili per gli standard di una città moderna, sostenibile, civile”. Ne proponiamo un estratto, nei punti che hanno specifica attinenza con il nostro tema:

  • Urbanistica: in riferimento al redigendo PUC, è necessario, anche in coerenza con l’impostazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, bloccare il consumo del suolo e recuperare i quartieri periferici degradati e privi di infrastrutture. Le caserme che verranno dismesse dovranno essere utilizzate per dotare la città delle attrezzature pubbliche di cui necessita, in particolare del verde pubblico: il MACRICO deve essere integralmente destinato a Verde pubblico totalmente inedificabile (F2 del vigente PRG)… .
  • Piano del Verde: costituzione di una Consulta comunale del Verde per la salvaguardia della vivibilità cittadina, del diritto alla salute dei cittadini e il recupero delle aree da destinare alla collettività, a partire dall’ex Ma.C.RI.CO; garantire la manutenzione costante dell’esistente e progettare nuove aree a verde pubblico; incentivazione degli orti sociali o di comunità.
  • Zero consumo di suolo: recupero del cospicuo patrimonio edilizio abbandonato o fatiscente.

L’acuta e fulminante vignetta satirica del bravissimo  disegnatore casertano  Francesco Basile, la quale sintetizza quello che noi abbiamo chiamato il nervo scoperto del sindaco uscente Carlo Marino: verde ed edilizia

Come hanno fatto sapere i promotori, tutti hanno risposto al loro appello, tranne il sindaco Carlo Marino ed un candidato minore. Ma questo non ci sorprende   perché   crediamo che su tali argomenti il primo cittadino abbia, più che degnazione, il nervo scoperto.

Un effetto delle politiche urbanistiche della città

Che avrebbe potuto dire, difatti, di credibile, dopo che ha praticato una politica di cementificazione ad oltranza dei pochi spazi naturali superstiti del capoluogo ed aver abbandonato a se stesso quel poco di verde di cui la città dispone. Qui conviene che ci diciamo francamente che la città negli anni, con Marino non solo, è stata trasformata in una spianata di cemento. Al centro lo si è colato dappertutto con ampliamenti e sopraelevazioni e persino nei bei giardini padronali. Il caso del civico 100 della storica via San Carlo, quello dell’impattante centro balneare, è solo l’ultimo. In periferia si è consumato suolo vergine in proporzioni smisurate.

Sul Macrico, che potrebbe divenire il credibile parco pubblico cittadino, Marino ha persino svelato le sue mire reali. Non farne il verde pubblico inedificabile, come ha sempre sbandierato contro gli oppositori che di continuo lo accusano di intenti di speculazione edilizia sull’area. E da ultimo nel consiglio comunale farsa dell’aprile scorso, proprio sul Macrico e sulla relativa petizione popolare indetta in città. Ma farne un campus universitario con uffici, alloggi e servizi attraverso la realizzazione della funzionale e variegata edilizia civile.

Dove, come e quando sia nato questo ampio e complesso progetto urbano nessuno lo sa.

Anzi, sorprende che le opposizioni politiche non abbiano approfondito questo clamoroso revirement del sindaco, soprattutto su di un punto. Se al ricordato consiglio comunale dell’aprile sul Macrico il campus universitario era già nella mente di Marino – come si sarebbe indotti a credere, dato che l’annuncio è seguito solo dopo pochi mesi, certamente pochi rispetto ad una pianificazione di tale portata – non vuol dire altro che egli, nell’assise comunale, abbia fatto dichiarazioni già viziate da ampie riserve.

Dunque, a Caserta, non c’è sostanzialmente un verde adeguato a disposizione dei cittadini. Qualche giardino e qualche villetta pubblici, seppure aperti, si riducono a poche aiuola e ad un esiguo numero di piante. Gli alberi che costeggiano le strade urbane, pur indispensabili, non appagano certo il bisogno di ambiente naturale, che può essere soddisfatto solo da una distesa significativa di terreno con la sua flora autoctona e rigogliosa. Non è un caso che tutti corrano al bosco della Reggia.

In via S.Augusto, un’ampia area verde destinabile a parco di quartiere, sulla quale si è preferito fabbricare due centri commerciali, peraltro accanto a due già esistenti

Ora il sindaco Marino se ne esce propagandisticamente con un fantomatico progetto di forestazione urbana, senza spiegare in quali terreni, che non esistono più, vorrà mai piantumare questa foresta. O con la delibera di qualche giorno fa, più che sospetta alla vigilia elettorale, che spende e spande per rimettere mano ai filari degli alberi lungo i marciapiedi dopo un’incuria di anni. E senza che a nessuno salti in mente che, ad esempio, che i vivai forestali regionali forniscono il loro ausilio agli enti territoriali e con criteri di economicità nella cura del patrimonio arboreo e verde. Crede davvero di raccogliere voti ambientalisti  e che ci sia chi se la beve ?

Dicevamo del nervo scoperto di Marino su questo tema così rilevante. Ieri, nel tardo pomeriggio, un gruppo di manifestanti si è radunato sotto il porticato della sede comunale per protestare ancora una volta contro il taglio dei 18 pini di via Unità Italiana voluto dalla giunta comunale, dopo che il sindaco non li ha degnati di una risposta alla richiesta di convocazione che gli avevano inviata e che abbiamo pubblicato nella seconda parte di questo approfondimento.

Nella foto, i manifestanti che ieri pomeriggio sono stati allontanati dalla polizia. Protestavano contro il taglio dei 18 pini di via unità Italian: pare che non si possa. Sono cittadini da ammirare, non certo violenti  e temibili antagonisti, che si impegnano per una causa nobile. Li abbiamo volutamente resi non riconoscibili considerato il clima di immotivata censura che vige in città.

Dopo  poco è arrivata la Digos della questura, che, sicuramente comandata, li ha invitati a sciogliersi, per un supposto principio di legalità. Certamente formalmente è così.

Ma evidentemente tale principio è oscillante, se, le norme che regolano l’istituto delle interrogazione comunali – per dirne una – vengono spesso ed impunemente disattese. O se all’albo pretorio non di rado manca la pubblicazione di atti persino fondamentali.

Uno dei cartelli issati dai manifestanti per quel poco di tempo che gli è stato permesso di restare sul posto