CASERTA Lo strabismo morale dei pro-Pal casertani. Occhiuti censori di Israele, non vedono, come molti altri, la feroce dittatura di Hamas. La barbarica teocrazia iraniana e la guerra di invasione ucraina non gli fanno né caldo né freddo…

10 Settembre 2025 - 17:46

Caserta (pm) – Mentre la guerra in Medio Oriente prosegue con la sua ineliminabile ferocia ed i sui lutti e con la misura che le rende possibile la realtà, nel sazio Occidente, nelle confortevoli piazze, nella sicurezza dell’habeas corpus ed anzi con la garanzia di ogni tolleranza ed in un clima da happening si sostiene Hamas e si esacra Israele.

In una inversione delle responsabilità reali delle parti in guerra, i proPal raccontano ai nostri – almeno a quelli che si cullano in un’idea puerile di un progressismo e di un mondo in cui tutto è bello – di una pseudo-resistenza di Gaza, che eroicamente combatterebbe lo stato ebraico oppressore.  I faziosi di questo chimera propagandistica eludono l’olocausto del 7 ottobre,  tacciono sugli accordi di Abramo, fanno spallucce al fatto che Hamas che governa la Striscia palestinese è un gruppo terroristico e tirannico, che pratica l’omicidio politico, la tortura, la repressione sessuale, che considera la donna essere inferiore e soggetta alla barbarica Sharia. Ma non basta. Il suo scopo, enunciato solennemente nella propria costituzione, è l’annientamento dell’entità ebraica ed a questo scopo subordina tutto. Nelle sue scuole indottrina i bambini e giovani all’odio antisemita, alla violenza ed alla guerra permanente. Non esita ad immolare la popolazione ai suoi fini militari, usandola persino come scudi umani, certo che nessuno oserà  fiatare. A confronto, qui, solo a parlare di servizio militare monterebbe la rivolta.

Difronte c’è lo stato di Israele, unica democrazia vera dell’area, che nella Knesset, il parlamento nazionale, esprime deputati arabi in rappresentanza del 21 % della componente araba della nazione. Israele che combatte una guerra per la sua stessa sicurezza ed esistenza contro chi vorrebbe si dissolvesse “…dal fiume al mare”.

La Jihad palestinese ha imparato ad usare la propaganda al pari del terrore, una volta afferrato a che grado di istupidimento ideologico può arrivare l’opinione pubblica occidentale, specie quella studentesca ed universitaria. E’ sintomatico, in questo senso, il movimento Queer

for Gaza. Ossia gli omosessuali a sostegno degli stessi che considerano il loro orientamento sessuale un abominio passibile di morte per impiccagione da una gru o per precipitazione dai palazzi. L’arguzia  della battuta “Le Galline per il KFC” dice tutto per chi voglia vedere.

Una icastica immagine del witz chickens for KFC

Ed anzi, a riguardo della scuola facciamo una facile previsione. A giorni riprenderanno le lezioni, ma assisteremo ad una stagione  di scioperi e di occupazioni con il pretesto della Flotilla. Non importa se i manifestanti non sappiano nulla della geopolitica e della storia della regione mediorientale (e non in senso metaforico, ma nel senso di un’ignoranza piena, come ha dimostrato con le sue inchieste indipendenti la professoressa Daniela Santus dell’Università di Torino), che ignorino che la spedizione marittima è finanziata da enti di beneficenza fittizi sanzionati perché manovrati da uomini di Hamas, che l’Olocausto che infiamma le teste e che ognuno scopiazza dall’altro e che poi dà per certo è solo una fandonia documentata e che l’intera Europa sia oggetto di una scoperta campagna di disinformazione islamista. A questo proposito, persino la nota Rula Jebreal, venerata come la Maryam islamica (una sorta di madonna cattolica, figura che la religione coranica non riconosce), è stata colta in fallo. Al principio di agosto, pubblicava su La Stampa di Torino un presunto scoop. Un suo testimone, il contractor Anthony Aguilar, affermava: “Ho visto sparare ai civili I centri per il cibo sono trappole di morte”. E parlava di un bambino di dieci anni, Amir, che sarebbe stato ucciso crudelmente dall’esercito israeliano mentre era in fila per sfamarsi.  Figurarsi se una notizia così straziante non venisse subito ripresa e fatta ribalzare tra tutti i canali di informazione. Solo che era clamorosamente e penosamente falsa, giacché il ragazzino era vivo. Il fatto è che episodi simili si contano a decine a deformare e condizionare l’opinione delle persone che si trovano esposte a tale flusso informativo incontrollato ed artatamente ingannevole. Con il senso di pietà che finisce per prevalere su ogni realtà e verità.

La stessa missione navale Global Sumud Flotilla è, in definitiva, una congegno propagandistico e politico in senso stretto. Concretamente non ha senso perché porta, rispetto al reale bisogno di aiuti umanitari in ragione della popolazione di Gaza, neppure le briciole. Senza contare che gli aiuti umanitari vengono assicurati sul piano internazionale attraverso l’ONU, la quale, con un rapporto del luglio scorso (UNOPS, dashboard UN2720), ha riconosciuto che l’85% dei beni di soccorso inviati nella Striscia è stato intercettato da Hamas, da milizie e bande locali.

Legalmente non ha alcun titolo per sbarcare forzando il blocco navale di un paese in guerra, se questo non vuole reputando l’azione ostile, provocatoria e preconcetta e considerando il clima di party che si respira a bordo dei natanti. Paese, Israele, che deve, per la sua stessa esistenza, continuare la sua guerra sino alla vittoria su Hamas, che continua nelle sue azioni terroristiche contro i civili, che non libera gli ostaggi che tiene sequestrati contro ogni legge morale ed internazionale. Disconoscere questo vuol dire essere in preda ad una tara ideologica  o ad una cinica bellicosità.

E passiamo a Caserta. In un posto dove si manca di tutto, dove i servizi sono carenti ed inadeguati, dove il malaffare imperversa e gli arresti che pure avvengono non sono in grado minimamente di fronteggiarlo, dove l’improvvisazione amministrativa regna sovrana, compaiono gli striscioni a favore della Flotilla. Un’iniziativa che si inserisce in un contesto di supponenza e prevaricazione, tipico di questi movimenti.

 Affissi dove hanno voluto, ritenendo che per loro ogni regola che ne disciplina l’esposizione non valga in quanto spiriti superiori, sparano i soliti slogan datati. Sparuta minoranza,  ritiene di parlare a nome della città, ma non si capisce in base a quale criterio o principio di democrazia. Anzi, la scelta di accostarne uno accanto al monumento ai caduti, altare cittadino della libertà da rispettare sopra ogni cosa, spiega bene il livore e l’empietà che li anima.

Mentre l’aggressiva Russia dell’autocrate Putin viola con le sue armi anche il territorio della Polonia, sempre a Caserta,  nella giornata di domani è stata indetta  anche una manifestazione a sostegno di Greta Thumberg e compagni. Siamo al pieno paradosso. Specie per chi, come questi attivisti che, occhiuti osservatori della politica nazionale, in ogni decisione della quale vedono un rifiorente fascismo, sono ciechi dinanzi ai veri totalitarismi, alle vere dittature teocratiche. Muti restano davanti ai morti civili ucraini ed alla deportazione di migliaia di bambini in territorio russo, non una invocazione ad Hamas per la liberazione degli ostaggi, non un moto per le donne islamiche oppresse.   Uno squilibrio valutativo bello è buono: di due pericoli, ci si affanna rabbiosamente per il minore.

Ed il tema, riferendoci a Caserta, ci porta di forza a Toni Servillo. Abbiamo detto, a suo tempo,  del drappello di attori e cineasti casertani – tra cui lui – che, alla vigilia della 82^ mostra del cinema di Venezia firmavano una lettera aperta pro-Pal. E pretendendo, moderni Goebbels – senza che nessuno dei firmatari avvertisse l’enormità e l’orrore del fatto – la epurazione degli artisti israeliani. Poi, però, Servillo si era detto contrario al boicottaggio dei colleghi. Tuttavia, ricevuto  – buon per lui – il riconoscimento di miglior attore del festival cinematografico, nel suo discorso di ringraziamento ritornava in argomento. Queste le testuali parole: “…sento anche, consentitimi, a nome di un sentimento che tutto il cinema italiano prova in questo momento, di  esprimere tutta  la mia ammirazione, l’ammirazione del cinema italiano,  per coloro che in questo momento hanno deciso di mettersi in mare  con coraggio, di  raggiungere la Palestina e portare un segno di umanità in una terra dove quotidianamente ed in maniera crudele la dignità umana è vilipesa”.

Ora, quali forze possano agire – psicologiche, di apparato, di appartenenza, ideologiche e a quel riferimento fuori della realtà a tutto il cinema italiano lascia riflettere – per spingere un artista a prendere esplicite posizioni politiche in una tale circostanza, non lo sappiamo. Siamo certi, però, che deve esserci al fondo una dose di alta presunzione suscitata da quell’ambiente. Gli artisti italiani inclini a queste sortite non hanno ancora capito che, sui palchi pubblici, devono cimentarsi nella loro arte e non è poco e né da tutti. Molte sono le sensibilità, i punti di vista, gli orientamenti del pubblico. Se uno vuole sentire di politica, va ai comizi o alle riunioni o alle feste di partito. E quel riferimento monologante alla maniera crudele in Palestina, è evidente – per noi almeno – che avesse il sottinteso della ritenuta crudeltà di Tsahal. Ora, per notizia, si sappia che l’esercito israeliano è un esercito democratico ed etico, che accerta e punisce gli abusi quando vi sono, che non colpisce obiettivi non militari e che assicura trattamenti legali ed umanitari ai nemici. Per il resto fa la guerra.

Non sono i sanguinari, feroci, senza legge guerriglieri di Hamas, per capirci, che tanto ammaliano gli italiani, ragazzi ed anche no.