CASERTA. Scempio nel centro storico. L’edificio di via Vico va giù ma della licenza edilizia non v’è traccia

12 Maggio 2023 - 20:20

Impossibile trovare qualcosa nell’archivio elettronico del Comune di Caserta.

CASERTA (pasman) – Nella sciagurata e più totale indifferenza  dei casertani, i quali o si disinteressano totalmente della cosa pubblica o sono sbigottiti fino alla rassegnazione da quanto questa giunta comunale sta combinando in città con scelte  raramente fondate su un tangibile interesse pubblico, viene giù l’ennesimo palazzo storico del centro cittadino.

E’ sorprendente, ad esempio, a proposito di quanto stanno azzardando incontrastati questi amministratori, come vogliano imporre ai residenti del rione Acquaviva un nuovo, esteso, dispendioso ed inutile parcheggio interrato, i quali recisamente non lo vogliono perché il quartiere è già ipercementificato e perché la struttura è progettata su una di quelle poche e residue aree verdi. Ed il fatto che, mentre esultando si decide la demolizione e la ricostruzione senza risparmio e limiti della scuola Radice, la sua direttrice abbia coraggiosamente ammesso che non ne sappia niente di niente. Si rifà di sana pianta la sua scuola e lei ne è completamente all’oscuro. In questo clima di assalto alla carovana erariale che si è instaurato, la dirigente scolastica andrebbe premiata con un riconoscimento al merito civile per il fatto di credere ancora nell’etica della spesa pubblica e per non essersi lasciata strumentalizzare.

Ma, tornando a noi, il palazzo di cui diciamo è quello tra via Vico e via Roma, sul quale avevamo lanciato l’allarme, in un primo articolo del 17 aprile scorso (clicca qui per leggerlo), sia alla prefettura che alla soprintendenza ABAP di Caserta. Allarme retorico, ovviamente, ben sapendo, conoscendo mentalità, costumi, immancabili opportunismi e vicende dei “nostri polli”, che non se lo sarebbero fatto passare neanche per la testa. E difatti, per come stanno i fatti, così è successo. La prefettura,

ispirata come tutte le sue consorelle alla filosofia del “quieta non movere et mota quietare” ed adusa metodicamente a stemperare la decisioni proprie in comitati pletorici e prolissi, figuriamoci se si mette a questionare con un organismo di rappresentanza politica qual è la giunta comunale, sindaco in testa, e con i suoi componenti partitici, che in un possibile futuro loro ruolo di vertice istituzionale, data l’insondabilità delle cose, potrebbero condizionare la carriera di prefetti e viceprefetti che siano, quella talvolta pianificata con cure maniacali.

Una delle tante pubblicazioni che attestano la storicità di via Vico ed una foto del pregevole portale del palazzo che si sta abbattendo

Per la soprintendenza ABAP di Caserta, quella che crede di far parte del “ministero per la cultura” e non del “ministero della cultura”, come ironizzato dall’ex senatrice Margherita Corrado a riguardo di una vicenda sempre casertana nota anche ai nostri lettori (questo l’articolo dedicatovi, che – si ricorderà – riguardava il prestito estero di un reperto fossile), evidentemente non c’è stato il tempo perché un funzionario, da viale Douhet, si portasse sino a via Vico per vedere che stava capitando a quel palazzo antico di una delle strade più antiche della città. Eppure, benché con tutti i nostri limiti, avevamo segnalata la risalenza della strada nei secoli (attestata in più di un saggio storico – urbanistico della città) ed il pregio architettonico dell’edificio. A ciò aggiungemmo che i lavori di demolizione iniziati da almeno qualche mese erano eseguiti senza che il cantiere esponesse il prescritto cartello delle opere autorizzate, spuntato poi a distanza di un paio di giorni dalla pubblicazione dell’articolo nostro. E quando sono apparsi sul tabellone i dati della licenza edilizia rilasciata per lavori di abbattimento e ricostruzione edilizia (questa la dizione usata), cercarla all’albo pretorio digitale comunale per renderci conto di quello che si prospetta dell’immobile è stato inutile. Con qualunque voce si interroghi l’archivio elettronico, essa non compare. Anomalia questa che è quasi la norma per tale tipo di atti particolarmente sensibili per gli interessi economici coinvolti, a conferma del buco nero che esiste da sempre nella pubblicità degli atti comunali.

La missione a Tokyo della soprintendenza di Caserta

Elementi sufficienti  questi, almeno così ci pareva, perché si procedesse a una qualche verifica. Parlare ai muri sarebbe stato meglio. Eppure non ci sembra che la questione sia proprio secondaria se, non noi, gli insubordinati di CasertaCe.net, ma un sodalizio benemerito ed autorevole come Italia Nostra ha denunciato da tempo lo scempio edilizio del centro storico casertano. Il suo comunicato del gennaio 2021, dal sintomatico titolo “Caserta Deleta Est ?”, ha un valore storico-documentale fondamentale per chiunque vorrà scrivere delle vicende edilizie del capoluogo degli ultimi anni.

Sarebbe stato chiedere troppo che il neo soprintendente di Caserta Gennaro Leva, che al suo insediamento dichiarava che avrebbe portato grande attenzione verso i territori e massimo ascolto alle istanze che ne provengono, chiarisse come stanno le cose. Rispetto ad una denuncia pubblica come la nostra, che ha registrato reazioni persino indignate di molti casertani perbene, non avrebbe potuto dirci che ci siamo sbagliati, che via Vico non conta nulla ed il palazzo che noi supponiamo storico è semplicemente un relitto senza importanza. E che non si impone nessuna tutela. Che cada e venga sostituito con un bel cubo di cemento, dai volumi quintuplicati è meglio e più rispondente al carattere architettonico dell’isolato.

Intanto, accanto alla ricerca documentale e per quel che può significare, abbiamo rintracciato due vecchi abitanti dell’edificio negli ani ‘60, allorché erano poco meno che adolescenti . Uno, una signora, parla di una casa meravigliosa. L’altro, un uomo, ricorda uno stupendo giardino con una vasca antica a zampillo e parla di scale maestose.

Mentre il nostro soprintendente non ha esitato, allorché in missione in giapponese per la mostra del fossile beneventano di cui dicevamo, a parlare nel linguaggio iconico  dei tempi nostri facendosi immortalare sui social in una di quelle pose che più si addicono ai fresconi, nella presente occasione si ammutolisce,  tace composto e non crede di dovere un minimo di spiegazioni in questa vicenda.

Concludiamo ribadendo un concetto. Da questi uffici ridotti a baracconi autoreferenziali e da questi uomini senza coscienza della loro alta funzione pubblica non ci attendiamo niente. Scriviamo di queste cose in adempimento esclusivo al nostro dovere di informazione libera e perché un domani non ci si dica che, in questo degrado, siamo stati complici con il silenzio. Potremo rispondere a chi ci chiederà: “Ma voi che avete fatto?”

Nella foto, i lavori di abbattimento del palazzo, che avanzano velocemente