CELEBRAZIONI VANVITELLIANE… ma dove? Caserta sprofonda nel suo degrado e nei suoi disservizi
14 Giugno 2023 - 17:40
Il capoluogo non è stato toccato per niente dalla ricorrenza.
CASERTA (pm) – Caserta, per le celebrazioni vanvitelliane del 250esimo annuale della morte dell’architetto reale, avrebbe dovuto essere presentata in Gran Pavese, secondo un principio di elementare convenienza civile e di decoro cittadino. Vale a dire, fuori del gergo marinaresco, che, perlomeno per quest’anno e per questo evento così rilevante, doveva essere ornata, mostrata e ordinata in maniera inappuntabile. Sarebbe stata l’occasione, grazie alla fama universale del genio di Luigi Vanvitelli, per proporsi all’attenzione del turismo più ampio che non quello che ruota attorno alle gite alla Reggia. Niente da fare. La panna montata di una pretesa cultura turistica della città e di un immaginario “brand Caserta”, che l’amministrazione comunale propina in ogni incontro o convegno, si smonta infallantemente quando dalle vuota retorica si viene alla realtà. E dunque il capoluogo non è stato toccato per niente dalla ricorrenza, sprofondato nel suo usuale degrado, nel disordine, nei suoi generalizzati disservizi, frutti avvelenati di incompetenza, pochezza ed inadeguatezza diffusi, che vengono da lontano, come risultanza di assunzioni pubbliche diffusamente clientelari. Ma qui non sveliamo niente di nuovo, talmente è noto e tanto è antico quanto attuale il padrinaggio negli enti locali dalle nostre parti.
Entrando a Caserta dalle vie di collegamento principali, compresa quella ferroviaria, niente ricorda le celebrazioni. Non una gigantografia, non un apparato iconografico nelle vie storiche del centro avverte delle iniziative di commemorazione e di studio, non una vetrina dei tanti negozi esibisce i segni della ricorrenza, nessuna promozione è stata pensata, foss’anche la sola distribuzione di segnalibri omaggio stampati per l’occasione.
L’unica cosa che è stata fatta è quella di allestire dei guidoni gialli sui pali e le colonnine di illuminazione di piazza Vanvitelli e di piazza Carlo di Borbone. Guidoni che, per il loro colore giallo tenue già non molto appariscente e per essersi abbondantemente stinti in questi mesi di esposizione all’aperto, passano pressoché inosservati. Il logo delle celebrazioni che recano, già esile e di un bianco impalpabile, completa l’effetto anonimo che fanno.
Sulle condizioni disastrose delle strade non pensiamo di doverci dilungare più di tanto, talmente sono note ai casertani. A nessuno dell’assessorame che immancabilmente si dichiara pensoso e custode di una presunta ed insondabile casertanità è venuto in mente di far rimettere in sesto almeno le strade attorno alla Reggia, di sistemare piazza Dante, di far sloggiare da via Battisti, strada di passaggio di tanti turisti, i barboni che con sconcio ed ubriachi vi vivono in ozio.
Non è un caso se, delle tante che si verificano, l’ultima caduta grave, a causa del basolato disconnesso, è avvenuto non più di due settimane fa. Una giovane, che si accingeva a festeggiare la laurea con i famigliari presso un locale di via Mazzocchi nel centro storico, è finita in una buca riportando la frattura di una gamba.
La cura del verde è una stazione dolorosa a parte. Adempimento ordinario in qualunque altro posto, perché privo di profili di oggettiva difficoltà, a Caserta è un’impresa vera e propria. Ad un certo punto, nell’incapacità di garantirla, gli uffici comunali si sono inventati l’istituto dell’adozione. Il privato si accolla l’onere gestionale, verso la pubblicità che ne ricava. Così si è fatto per pizza Vanvitelli come per piazza Carlo di Borbone. Bene, verrebbe da dire. Solo che l’imprevidenza e l’indolenza comunali superano tutto. Per piazza Vanvitelli, la convenzione di affidamento è giunta a scadenza triennale lo scorso 6 febbraio e si è provveduto a rinnovarla appena il primo di giugno. Quattro mesi di ritardo completamente immotivato che hanno ridotto la piazza allo stato brado. In questi giorni, per fortuna, ne è ripresa la sistemazione. Per piazza Carlo di Borbone, consideratone anche il carattere monumentale, peggio non poteva andare. L’azienda che aveva in cura volontaria la superfice arborea ha ritenuto di non rinnovare l’affidamento. Ma le dichiarazioni pubbliche del responsabile aziendale nel comunicare il recesso, per quanto improntate a correttezza verso le istituzioni, sono state di vero fastidio, a maggior ragione comprensibili in chi nell’attività di impresa è abituato all’efficienza. Mentre la propria società ha con diligenza adempiuto ai propri compiti di manutenzione, quelli riservati gli uffici comunali sono stati sostanzialmente disattesi. Parliamo dell’irrigazione e della pulizia, componenti indispensabili per garantire la presentabilità della piazza.
Ma non è finita, perché l’assessore responsabile ha già messo le mani avanti. Finché non sarà approvato il bilancio, finanziato e reso operativo l’intervento, l’area non potrà essere sistemata per i mesi a venire. Attendiamoci quindi, nel pieno delle celebrazioni vanvitelliane, che si sarebbero potute pianificare ampiamente e con largo anticipo, di vedere invece piazza Carlo di Borbone rinsecchita ed incolta. E’ il modello Caserta che i turisti, purché non troppo esigenti, non mancheranno di apprezzare. In tutto questo, il povero Vanvitelli nulla può. Ma siamo quasi certi che se fosse vivo querelerebbe Marino.
Alcune delle foto giunteci in redazione di come si era ridotta piazza Vanvitelli, quasi un affronto all’architetto reale nell’anno delle sue celebrazioni