Conoscere il Linfedema: nel Polo Neurobiotech di CASERTA una giornata di sensibilizzazione
15 Maggio 2018 - 09:40
CASERTA – Al sistema linfatico in genere non si pensa mai. Eppure, in stretta connessione con il sistema
cardiovascolare, svolge funzioni molto importanti per l’organismo, a partire da quelle nell’ambito
del sistema immunitario. Un’alterazione delle sue funzioni può portare a una patologia che
rappresenta, negli stadi più avanzati, una vera e propria disabilità sociale.
Questo il tema dell’incontro “L’edema linfatico: quale approccio diagnostico e terapeutico
nell’ambulatorio del medico di assistenza primaria”, tenutosi oggi nella Sala Conferenze del
Polo di Ricerca Neurobiotech di Caserta e promosso dall’I.R.C.C.S. Neuromed.
Una mattinata di studi e di approfondimento sul corretto approccio clinico a questa malattia, una
esigenza sempre più sentita a causa dell’aumento delle malattie linfatiche, specie quelle conseguenti
a trattamenti neoplastici ed in particolar modo legate al cancro della mammella.
È il Medico di Assistenza Primaria quello che, il più delle volte, entra per primo a contatto con il
paziente affetto da linfedema.
Ed è per questo che, grazie all’intervento di esperti, il meeting ha
messo in luce i concetti di base dell’anatomia e clinica del circolo linfatico. A queste nozioni si è
accompagnato l’approfondimento sul trattamento pratico e riduttivo specifico dell’edema
linfostatico, strumento utilissimo nel background di ogni medico di famiglia.
Il dottor Guido De Filippo, Specialista in Chirurgia Vascolare, Dirigente Medico A.S.L. Caserta con
Incarico di Alta Professionalità, è il responsabile scientifico dell’incontro, che ha visto numerosi
specialisti del settore confrontarsi e illustrare ad una folta platea le ultime frontiere dell’approccio
clinico al linfedema.
Di particolare interesse le relazioni della Dottoressa Maria Paola Belfiore,
Specialista in Radiologia Diagnostica Ospedale del Mare-Napoli, che ha parlato di “Ecografia ad
alta risoluzione e quadri ecografici linfonodali”; del Dottor Crescenzo Muto, Specialista in
Chirurgia Generale e Responsabile Unità di Chirurgia presso Casa di Cura S. Maria della Salute a S.
Maria Capua Vetere, che ha trattato il tema “Aggiornamenti sulla terapia chirurgica e sulla
prevenzione del Linfedema post-chirurgico dell’arto superiore in caso di cancro della mammella”.
L’apertura e la chiusura dei lavori è stata affidata al dottor De Filippo con rispettivamente “La
Linfologia: dignità di una disciplina specialistica misconosciuta: anatomia, fisiologia e concetti
clinico-diagnostici del circolo linfatico” e “La terapia del Linfedema e recenti traguardi raggiunti
nei LEA e nel Piano Riabilitativo Attuativo della Regione Campania: un’opportunità per la
Medicina Generale”
“L’Edema linfatico – spiega il dottor Guido De Filippo – discriminandolo da altre forme di
aumento di volume degli arti che possono indurre facilmente in errori diagnostici, negli ultimi
tempi ha conosciuto una diffusione sempre più ampia sia per le forme secondarie dovute a
complicanza della malattia neoplastica e sia per le forme primarie, un tempo ritenute a causa
sconosciuta ma che oggi sembrano avere una importante ed inquietante componente genetica
ereditaria.
Oggi nel mondo, secondo dati divulgati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si contano più
di 300 Milioni di casi tra linfedema cosiddetto “primario” che “secondario”, quest’ultimo
dovuto a sequela di interventi chirurgici per ablazione della rete linfoghiandolare satellitare a
neoplasie o a inconsulte procedure strumentali nonché a traumatismi degli arti in soggetti
particolarmente predisposti perché portatori inconsapevoli di displasia della rete linfatica, a
parassitosi (sacche endemiche in Paesi dell’America Latina, India etc…) e non per ultimi, in ordine
di dati, i cosiddetti funzionali o da disuso per scarsità di movimento muscolare conseguenti ad
accidenti vascolari acuti o ad obesità.
La malattia linfatica, che colpisce vari distretti del corpo, è cronica ed ingravescente nel tempo ed
evolve da stadi iniziali, a volte subdoli e misconosciuti, sino a sfociare negli stadi più avanzati in
quadri altamente invalidanti sul piano sociale e relazionale (elefantiasi) tanto da rendere questi
ammalati dei veri è propri soggetti infelici costretti a sostenere in proprio alti costi di gestione e
difficile controllo terapeutico della malattia.
Oggi grazie a moderne tecniche sia diagnostiche che terapeutiche si può effettuare una importante
ed efficace prevenzione primaria della malattia ed ottenere soddisfacenti ed a volte impensabili
risultati sul piano sia fisico che sulla qualità della vita di relazione del soggetto.
Il linfedema da sempre costituisce una patologia vascolare negletta, sia per il paziente che diventa
un “nomade sanitario” costretto, abbandonato a sé stesso, a vagare per Strutture a volte anche
territorialmente lontane alla ricerca della soluzione del suo problema, sia per la classe medica che
molte volte ignora il reale approccio al problema e sia dalla classe
politica-dirigenziale che in passato non ha mai dimostrato un interesse specifico per questa
malattia.
Solo ultimamente e grazie allo sforzo di appassionati Specialisti Medici ed al contributo
di instancabili Categorie di ammalati, si è riusciti a sensibilizzare il Governo Italiano con
riconoscimento del linfedema tra le cosiddette “patologie rare” facendolo rientrare legittimamente
nei Livelli Essenziali di Assistenza (i cosiddetti LEA) con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
(Marzo 2017), riconoscendo anche l’erogazione gratuita delle calze elastiche.
Finalmente sembra che si sia giunti ad un capolinea.
Ora si è in attesa che le singole Regioni facciano la loro parte recependo, secondo proprie
Normative interne, quella che oggi è diventata finalmente una Legge dello Stato”.