Ennesimo summit di CAMORRA al ristorante La Contessa per evitare che tra Orlando Fontana e Carmine Schiavone finisse a revolverate. Il ruolo di Salvatore Sestile

4 Febbraio 2020 - 13:13

CASAL DI PRINCIPE – Rispetto a quello che noi riteniamo uno dei punti centrali del lavoro investigativo effettuato attorno alle figure di Carmine Schiavone, nipote di Eliseo Schiavone, a sua volta padre di Vincenzo Schiavone Petillo, e di suo cugino Luigi, ci sono ancora altri episodi da raccontare.

Insistiamo con questa storia del ristorante La Contessa, perchè si ha la sensazione che sia sottovalutata, anche da parte del tribunale di Napoli che ha esaminato dandole pochissima soddisfazione, la richiesta della dda, frutto di un’indagine lunga e meticolosa, il dato che questo è uno dei luoghi per cerimonie più conosciuti dell’intera regione.

Scelto da famiglie di ogni tipo dove per sposarsi o per fare un battesimo eccetera, non si spendevano e non si spendono cifre da poco.

E’, dunque, l’importanza, il grado di celebrità del locale a fare la differenza. Cercando nell’ordinanza, troviamo, al riguardo, un altro passaggio significativo. Dalla conversazione intercettata l’8 gennaio 2015 tra i due cugini Carmine e Luigi Schiavone, emergono dettagli difficilmente confutabili di un altro summit di camorra tenutosi proprio in una delle sale del ristorante giuglianese. E ancora una volta, alla presenza di persone che oggi sono tranquillamente libere di circolare e di continuare a fare una barca di soldi. Tra questi, lo storico titolare Salvatore Sestile,

suocero di Antonio Schiavone e dunque potenzialmente in un ipotetico ologramma virtuale, presente a un pranzo di Natale, alla stessa tavola di Francesco Schiavone Sandokan, fratello di Antonio, e magari anche del cugino omonimo di questi, noto col suo soprannome di Cicciariello.

Insomma, Sestile e il ristorante La Contessa sono una pertinenza della famiglia Schiavone di Casal di Principe.

La riunione, anche in questo caso, si occupa del problema di dirimere il pericoloso dissidio nato tra il consorzio AGO di Orlando Vicigrado e Orlando Fontana e la Giomar controllata da Camrine Schiavone attraverso il prestanome Andrea Perrone. E’ del tutto evidente che quello screzio, avvenuto all’indomani dell’interdittiva antimafia che colpisce Giomar, rompe un meccanismo, un equilibrio che non faceva del rapporto tra il Consorzio Ago e Giomar una modalità attraverso la quale l’espressione del libero arbitrio di Fontana e Vicigrado produceva la concessione di subappalti agli Schiavone.

No, eravamo di fronte ad un meccanismo rigidamente definito, una sorta di accordo quadro di camorra in cui il Consorzio recitava una parte, Giomar recitava un’altra parte, ma nella realtà non c’erano sudditanze materiali e le due imprese si muovevano allo stesso livello.

Il consorzio subisce un attentato, Vicigrado fa anche la denuncia ai carabinieri. La camorra vive un momento di tensione e ritiene il ristorante La Contessa, il luogo più sicuro per riunire quella che appare una vera e propria cupola economica.

Vincenzo Cesaro, ras del clan Mallardo, egemone in pratica da sempre in quel di Giugliano, partecipa anche lui a quella riunione e non si entusiasma affatto quando viene a sapere che i cugini Schiavone si erano rivolti a Guido Zagaria, fratello di Vincenzo Zagaria, per risolvere la vicenda col consorzio. Una scelta dettata anche da una relazione territoriale tra i mediatori scelti e i due Orlando di Ago. Il clan Mallardo però riteneva di poter svolgere da sè questa funzione e non vuol essere tagliato fuori.

In un contesto così complicato e difficile, spicca la presenza di Salvatore Sestile, il quale, a quanto raccontano i due cugini, ha una posizione prudente, ma da suocero del fratello di Sandokan, e allo stesso tempo da, diciamo così, profondo conoscitore del potere criminale dei Mallardo, nella cui area di influenza il ristorante La Contessa opera da decenni, diventa a sua volta, un elemento di equilibrio e di pacificazione.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA LA CONTESSA