ESCLUSIVA. Uno per uno, ecco tutti i beni immobili e le cifre di denaro prima sequestrate e poi dissequestrate al magnate casalese degli appalti Rfi e a Vittorio Scaringia, noto commerciante di AVERSA indagato per riciclaggio

24 Giugno 2022 - 17:55

In occasione della decisione del Tribunale del Riesame di Napoli, su cui ci siamo già soffermati stamattina, vi proponiamo la sequenza analitica a partire dal mega appartamento extra lusso di Posillipo, fino a…

 

 

CASAL DI PRINCIPE – Quello che avevamo da dire a commento della decisione della Decima Sezione del Tribunale di Napoli (Riesame) che ha dissequestrato beni mobili e immobili per un valore di circa 50 milioni di euro, sequestrati a latere dell’ordinanza ormai arcinota riguardante Nicola Schiavone senior e suo fratello Vincenzo e altri indagati, l’abbiamo scritta stamattina con molta franchezza, soffermandoci sulle anomalie di un’indagine che già non ci convinceva un anno e mezzo fa per le modalità con cui era stata condotta, figuriamoci adesso dopo l’emissione dei provvedimenti di custodia cautelare, dopo il primo pronunciamento della Dodicesima Sezione del Tribunale di Napoli (sempre Riesame) che ha confermato gli arresti domiciliari a carico dei due fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone e, cronaca di giornata, dopo la decisione di segno contrario che ha in pratica demolito il decreto di sequestro emesso da un Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda.

Ora, dunque, ci possiamo dedicare tranquillamente alla declinazione di tutto l’elenco dei beni sequestrati con atto distinto, ma comunque contemporaneamente emesso nella giornata del 3 maggio, quella degli arresti.

Partiamo dai beni sequestrati a persone che portano il “fatidico” cognome Schiavone, a cui vanno aggiunti quelli intestati alla signora Teresa Maisto, conosciuta dai tanti che ormai seguono quotidianamente i nostri approfondimenti di cronaca giudiziaria come la consorte del 68enne Nicola Schiavone detto “o’ munaciello”, autentico mattatore del sistema degli appalti banditi da Rfi, che sta per Rete Ferroviaria Italiana, comparto strategico di gestione di tutte le infrastrutture, di tutti gli impianti che consentono a Trenitalia, ex Ferrovie dello Stato, di far circolare i propri convogli.

Vi raccomandiamo caldamente di consultare l’elenco completo dei beni sequestrati all’intera “compagnia” che oggi festeggia il loro dissequestro.
Segnaliamo solo qualche caso più significativo.

Ad esempio la casa a Posillipo, nell’accorsatissima via Nevio, intestata alla moglie di Nicola Schiavone, cioè a Teresa Maisto. 9 stanze più un posto auto nel quartiere largamente più lussuoso di Napoli e dunque non è difficile immaginare un valore connotato da almeno sei zeri.
Mobilitati tutti i congiunti dei fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone, a partire da Amelia Schiavone, alla quale sono stati sequestrati il 3 maggio e dissequestrati stamattina cinque vani a Giugliano in Campania in via San Vito, cioè nella città di provenienza della Maisto.

Sempre a Giugliano, nella stessa strada, sequestrato ad Amelia Schiavone anche un immobile di 123 mq.
Possiamo dire che via San Vito a Giugliano “è cosa loro”, se è vero come che altri due appartamenti, ognuno da cinque vani, più servizi sono intestati a Oreste Schiavone.
E ancora, stessa città, stessa strada, ulteriori due appartamenti di cinque vani ciascuno più due locali commerciali da 110 mq l’uno, intestati a Pasquale Gianluca Schiavone.
La Dda chiese e ottenne, il 3 maggio scorso, il sequestro di una somma liquida pari a 916mila euro nella disponibilità di Teresa Maisto, Amelia Schiavone, Oreste Schiavone e Pasquale Gianluca Schiavone.
E veniamo ai molti sequestri subiti da due personaggi i cui nomi ci hanno un po’ sorpresi.
Il primo è Vittorio Scaringia, noto commerciante di Aversa, figlio di Vincenzo Scaringia, a sua volta commerciante di tessuti e corredi. Il secondo nome è quello di Anna Maria Zorengo, moglie di Vincenzo Scaringia e dunque madre di Vittorio.
Le loro ingenti proprietà furono coinvolte, il 3 maggio scorso, nel sequestro, salvo essere oggi ugualmente dissequestrate dal Riesame in quanto nel corso dell’indagine, l’autorità inquirente ha concentrato la sua attenzione su una serie di compravendite avvenute tra Nicola Schiavone “munaciello” e la coppia Vittorio Scaringia-Zorengo.

Va da sé che queste compravendite immobiliari abbiamo comportato un copioso passaggio di danaro tra Scaringia e Schiavone, in una relazione di affari già fortemente attive con Vincenzo Scaringia.
Naturalmente madre e figlio sono anche indagati per riciclaggio in concorso con Nicola Schiavone senior.
Volendo citare solo due o tre esempi del patrimonio sequestrato prima e dissequestrato poi alla famiglia di commercianti normanni, ci sono tre immobili da tre vani e mezzo, cinque vani e 4 vani, tutti in via Giovanni Gentile ad Aversa, e due immobili a Cerveteri, in provincia di Roma.