Estorsione a imprenditore edile, condannato a 8 anni di reclusione
29 Giugno 2023 - 16:19
La Cassazione conferma la sentenza della Corte d’Appello di Napoli.
SAN MARCELLINO. La Corte di Cassazione conferma la condanna a 8 anni di reclusione per il 64enne di San Marcellino Michele De Santis, colpevole di estorsione aggravata in concorso ai danni dell’imprenditore edile Giuseppe Magliulo. La sentenza della Suprema corte conferma, dunque, quella della Corte di appello di Napoli, parzialmente riformando la sentenza del Tribunale di Napoli del 17 novembre 2020. La Cassazione ha confermato la responsabilità del ricorrente per il reato di estorsione aggravata in concorso commesso ai danni di Magliulo Giuseppe, imprenditore edile costretto con minaccia anche veicolata con l’uso di metodo mafioso, a corrispondere la somma di 2200 euro ripetutamente chiestagli dal ricorrente e dagli altri correi separatamente giudicati (e condannati con rito abbreviato) per la cosiddetta “messa a posto”.
La sentenza, preso atto della ammissione dell’addebito da parte dell’imputato con rinuncia ai motivi di appello inerenti alla responsabilità, ha ridotto la pena inflitta dal primo giudice ad anni 8 di reclusione ed euro 8000 di multa confermando le statuizioni civili. 2. “Il ricorrente – scrivono gli ermellini – non tiene conto del fatto che l’azione criminosa, estrinsecatasi in più occasioni, aveva visto la presenza simultanea al cospetto della vittima di due correi in almeno due occasioni. In una di queste circostanze, secondo l’accertamento di fatto non rivedibile effettuato dalla Corte territoriale ed alla luce del quale le conclusioni della sentenza impugnata sul punto sono prive di vizi logici, l’imputato si era presentato alla persona offesa subito dopo la visita dei due correi Fioravante
Al di là degli atteggiamenti assunti dal ricorrente lungo l’arco della vicenda estorsiva che egli tende a valorizzare per lumeggiare il suo distacco dal metodo mafioso utilizzato dai correi, resta il fatto decisivo, non contestato, che egli, agendo per primo, aveva chiesto alla persona offesa una somma di danaro per la cosiddetta “messa a posto” di un cantiere edile, in ciò risiedendo già il metodo mafioso, tenuto conto che solo organizzazioni criminali organizzate possono pretendere somme di danaro da imprenditori in forza di una “tassa ambientale” e per la sicurezza del cantiere attraverso il controllo del territorio”.