“Frode carosello” sui pneumatici e concorrenza sleale: sei indagati

3 Aprile 2024 - 15:20

Inchiesta condotta dalla Procura europea.

AVERSA. Tutto è partito da una verifica ad un rivenditore di Savona. Quattro arresti eseguiti dai militari del Comando Provinciale della Finanza Savona, su richiesta dell’Ufficio della Procura Europea (Eppo) di Torino dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Savona, per associazione per delinquere e reati tributari.

Inoltre, sono stati contestati addebiti per responsabilità amministrativa degli enti a società aventi sede in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, destinatarie di decreti di perquisizione, ed eseguiti sequestri preventivi per equivalente di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per circa dieci milioni di euro.

Con il coordinamento della Procura Europea, le indagini sviluppate dal Gruppo di Savona hanno disvelato – scrive il quotidiano ligure on line Redazionenews – l’esistenza di un’organizzazione criminale specializzata nella costituzione di società “cartiere” inserite in un sistema di “frode carosello”, finalizzato all’acquisto di pneumatici da venditori comunitari, quindi in regime di non imponibilità, rivenduti successivamente ad aziende nazionali ad un prezzo marcatamente inferiore a quello di mercato, in evasione di Iva ed alterando le regole della concorrenza.

<<La costituzione delle aziende ritenute riconducibili ai soggetti indagati – spiegano dal Comando – era di fungere da intermediari fra i fornitori con sede in Paesi dell’Unione Europea (Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Spagna e Ungheria) e gli acquirenti nazionali, accollandosi il debito di imposta, che sistematicamente non veniva versata all’Erario, e consentendo a questi ultimi un notevole vantaggio economico (derivante dall’acquisto della merce a prezzi estremamente concorrenziali) e fiscale>>.

Le inchieste, svolte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che indagini finanziarie, hanno infatti evidenziato come le aziende fossero delle vere e proprie scatole vuote poiché risultavano:

  • intestate a vari prestanome nullatenenti;
  • prive di una reale sede operativa;
  • sprovviste dei mezzi necessari allo svolgimento dell’attività dichiarata;
  • intestatarie di rapporti bancari movimentati in entrata ed in uscita da flussi riferibili esclusivamente alla compravendita di pneumatici (non erano presenti altre voci di spesa tipiche per un’attività d’impresa – costi per utenze, affitti, noleggi/acquisto attrezzature e/o altri beni mobili, prestazioni di terzi, consulenze commerciali e/o professionali).
  • aver effettuato acquisti da fornitori UE per importi rilevanti e sviluppato in pochissimo tempo una repentina crescita del volume d’affari;
  • aver omesso sistematicamente il versamento delle imposte;
  • aver sistematicamente omesso la presentazione della dichiarazione annuale ai fini II.DD. e Iva;
  • aver cessato l’operatività dopo poco tempo;
  • aver venduto merce sottocosto, al di sotto dei prezzi di mercato.

Infatti, dal 2016 l’organizzazione criminale ha generato un fatturato di oltre 50 milioni di euro, con danno all’Erario di circa 10 milioni di euro determinata dal mancato versamento dell’Iva.

Quindi un disegno criminoso, proseguito nel tempo senza soluzione di continuità, interrotto dall’azione di servizio delle Fiamme Gialle e che ha riguardato sei Regioni, ovvero Campania (in modo particolare alcuni comuni dell’agro aversano), Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Calabria ed ha visto impegnate diverse decine di militari.

<<Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari ed i provvedimenti finora adottati non implicano la responsabilità dei soggetti coinvolti, non essendo stata assunta alcuna decisione di merito definitiva sulla responsabilità delle persone sottoposte ad indagini – concludono -.

Il risultato conseguito testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto e nella repressione degli illeciti tributari e della concorrenza sleale, quale imprescindibile presidio di legalità a tutela dei cittadini e dell’imprenditoria sana del Paese>>.

Tra gli indagati, innocenti fino a sentenza definitiva, figurano Raffaele Di Matteo, Fabio Olivares, Flavio Constabile, Andromiki Andronicu, Alessandro Aracri e Gaetano Basile. Si sottolinea che essi sono considerati innocenti fino a una sentenza definitiva di condanna. Raffaele Di Matteo, indicato come il capo e l’ideatore di questa organizzazione, avrebbe assunto il ruolo chiave nella presa di decisioni strategiche, nella gestione dei flussi finanziari e nell’organizzazione delle attività illecite.