GOMORRA 5, LE ORIGINI DEL MALE. La 127 blindata che fece vivere qualche mese in più Angelo Piccolo. Tutti i dettagli inediti del suo omicidio a bruciapelo. La trappola e il killer
31 Maggio 2019 - 13:30
MARCIANISE – (g.g.) C’è sempre un qualcosa di nuovo nella ricostruzione storica delle origini ma soprattutto della grande guerra di camorra che seminò centinaia e centinaia di lutti a Marcianise e dintorni.
Dopo aver pubblicato le ricostruzioni di Salvatore Belforte, Bruno Buttone, oggi è la volta di Orlando Lucariello, il quale è sì un componente del clan dei casalesi, ma risiedendo a Gricignano ha avvertito sempre l’influsso di ciò che capitava nella non lontana Marcianise. Quello allegato all’ordinanza sui Quaqquarone è un lungo verbale di interrogatorio da cui emergono fatti più specifici, non in antitesi, ma in grado di integrare la cifra della conoscenza dei fatti.
E così, pur non ricordando chi fossero tutti i componenti del commando di morte della strage di San Martino, Lucariello ricorda solo i nomi di Paolo Cutillo e Domenico Belforte, emerge il motivo per il quale Angelo Piccolo, fratello di Antimo Piccolo Quaqquarone che invece rimase ucciso in quel blitz, si salvò, rifugiandosi e facendosi scudo di fronte a quell’inferno di fuoco, dietro ad una 127 blindata.
Altri tempi, insomma, tempi in cui si blindavano, per uso camorristico anche e semi utilitarie, com’era senz’altro la pur scattante 127.
Angelo Piccolo, però, dopo aver ereditato lo scettro del comando dei Quaqquarone, non visse a lungo. Fu ammazzato, infatti, davanti al ristorante di Casoria La Grigliata. E questo lo abbiamo già scritto, dandovi conto delle dichiarazioni di Salvatore Belforte e di Bruno Buttone.
Lucariello svela dei particolari non emersi dalle propalazioni di Belforte e Buttone. Il gricignanese cita come fonte, tal Gaetano, cognato di Angelo, Antimo e Giovanni Piccolo, in quanto marito di una sorella dei tre. Questo Gaetano aveva raccontato a Lucariello ciò che sapeva dell’omicidio di Casoria, lavorando da stuccatore a casa di quest’ultimo.
Angelo Piccolo non sospettava che Felice Napolitano ‘o capitone, aveva cambiato gruppo, affiliandosi, nel carcere di Benevento, ai Mazzacane. Dunque, si fidava di lui. Napolitano gli disse che la ditta di Casalnuovo, zona dove Antonio Maione esercitava il suo dominio criminale, doveva incontrarlo per chiudere l’accordo sulla tangente estorsiva. E per questo motivo, si era fissato un appuntamento a Casoria proprio davanti al ristorante La Grigliata. Dunque quando Angelo Piccolo vide arrivare Antonio Maione non sospettò di nulla. Salì nell’auto perchè riteneva che con la medesima avrebbero raggiunto gli imprenditori della ditta dei rifiuti.
Una mossa fatale visto che il capo del gruppo dei Quaqquarone fu freddato immediatamente. Sempre Gaetano lo stuccatore racconta a Lucariello della telefonata ricevuta da Felice Napolitano Capitone, con la quale lo invitava a casa sua per chiedergli cosa fosse successo ad Angelo Piccolo. Gaetano notò una certa freddezza nell’atteggiamento di Felice Napolitano Capitone e si allontanò immediatamente. Per le scale ascoltò l’altro Felice Napolitano, detto Ciavarella, cugino del primo, che sosteneva la necessità di ammazzare anche lui, cioè Gaetano, incrociando però il diniego di Napolitano Capitone, il quale affermò che non serviva in considerazione del basso livello di qualità criminale di Gaetano.
In realtà, non fu proprio così elegante, ma lo definì uno “scemo”. Diverso era il discorso invece per il terzo fratello Giovanni Piccolo e per Achille Piccolo, figlio di Antimo. Questi due, secondo Felice Napolitano ‘o capitone, avrebbero dovuto essere ammazzati. E Giovanni Piccolo effettivamente lo fu, ad epilogo di un agguato avvenuto a Marcianise. Achille Piccolo, invece, se la cavò per i motivi raccontati da Bruno Buttone, il quale parla di una valutazione finale di Domenico Belforte che considera l’età dei due Achille Piccolo, perchè c’è anche il figlio di Angelo Piccolo, ancora troppo giovane per rappresentare una minaccia per eventuali future vendette o per la semplice continuazione delle vaste attività criminali, per anni in mano alla famiglia dei Quaqquarone.
Il resto lo potete leggere nello stralcio qui in calce.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA