Il CLAN dei CASALESI e i POTERI FORTI. Un noto avvocato d’affari napoletano al fianco di Nicola Schiavone monaciello, pupillo di Sandokan, sin dalle prime azioni di impresa a CASAL DI PRINCIPE. Prima del decollo per Napoli e per Roma

19 Luglio 2022 - 13:50

Quando i carabinieri compilano la perquisizione negli uffici della TEC srl di Viale Gramsci, trovano un cliente di Nicola Schiavone, di nome Angelo Passaseo, il quale per anni l’aveva incontrato sempre in quella sede, pur servendosi della consulenza della BCS, società stanziata a piazza dei Martiri, in una sede che questo cliente importante, a sua volta uomo di una grande società di consulenza che non a caso aveva come clienti, anche Terna e RFI, non aveva mai visto e di cui non conosceva neppure l’esistenza

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Attorno a Nicola Schiavone monaciello hanno girato, gravitato centinaia e centinaia di persone. Un’umanità composita, per qualche verso variopinta, comunque disponibile a violare ala legge o quantomeno a eluderla, pur di garantirsi un guadagno facile, svolgendo l’attività di prestanome, di testa di legno di una o più società costituite in pratica a ripetizione dal pupillo di Francesco Schiavone Sandokan dagli ultimi scampoli degli anni 90 fino al 2019 compreso, anno in cui prende le mosse l’ultima creatura Tecnos Project con la quale Nicola schiavone tenta di superare le difficoltà causategli dall’inchiesta giudiziaria, di cui illegalmente è venuto a conoscenza a causa di qualche unità infedele in servizio presso la procura di Napoli.

Ancora oggi, a più di due mesi e mezzo di distanza dall’esecuzione delle misure cautelari e dunque dalla presa visione di questa ordinanza di mille pagine, facciamo fatica a ricordare, visto il loro numero altissimo al limite dell’impressionante, delle persone coinvolte e delle ragioni sociali attivate.

Lo stralcio che pubblichiamo stamattina consente, però, di certificare, di stabilire una gerarchia, un ordine di importanza all’interno delle truppe che hanno agito per anni al servizio delle necessità dei fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone.

Dopo un primo breve stralcio, contenente l’interrogatorio, compiuto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, all’atto della perquisizione della sede di viale Gramsci a Napoli (zona Mergellina) della TEC srl, di Angelo Passaseo, trovato lì, nel lussuoso ufficio di Nicola Schiavone mentre lo attendeva a sconto di un appuntamento fissato, si passa alla parte più importante, che espone per la prima volta la figura dell’avvocato  napoletano Guido Giardino, personaggio di spicco, personaggi o importante, visto che già dal 1995, già dal tempo in cui era soprattutto Casal di Principe il luogo di azione dei fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone, lui, l’avvocato Giardino, era già al loro servizio, accudendo le necessità della società Tekno Costruzioni srl che tutto era, eccetto che estranea ad una visualizzazione diretta e ad una interazione concreta da parte del clan dei casalesi, che in quegli anni, con Sandokan latitante, incontrato, a detta di sua moglie Giuseppina Nappa, da Nicola Schiavone monaciello a cui dunque fu dato un privilegio che solo ai fedelissimi, ai sicurissimi, a quelli che non avrebbero mai tradito Sandokan garantiva.

L’avvocato Giardino è perfettamente consapevole, facendone parte anche lui, della biografia di Nicola Schiavone. Si presta, infatti, ad assumere la titolarità delle quote di società che i due fratelli non possono più gestire direttamente a causa della bufera provocata dall’indagine denominata Spartacus e dal relativo processo. Insomma, Giardino non è uno che ha avuto timore di esporsi con Heureca, il vero punto di inizio dei grandi affari dei fratelli schiavone, la società che i due però devono mano mano eliminare, trasfondendo il suo principale ramo d’azienda nella BETS srl che apre la sua sede al centro direzionale di Napoli e che vede sparire dalle carte, dalle visure camerali i nomi di monaciello e di ‘o trick.

Giardino racconta questi fatti ai carabinieri che lo interrogano contestualmente alla perquisizione avvenuta il giorno 8 aprile 2019, nel suo studio.

Evidentemente si tratta di un interrogatorio in presenza di avvocato, visto e considerato che la perquisizione inserisce Giardino direttamente nel registro degli indagati. Il professionista napoletano sa che la Dda e i carabinieri hanno già effettuato tutti gli accertamenti, tutte le verifiche (da una visura camerale risulta infatti che ha ricoperto la carica di sindaco nella Tekno costruzioni srl); sa che, per questo motivo, non potrà non raccontare la verità sull’intensità del suo rapporto con Nicola Schiavone.

Ed è da questo interrogatorio che si capisce quale sia la differenza tra le varie figure che hanno fiancheggiato l’imprenditore di Casal di Principe, la differenza che c’è tra un Luca Caporaso, figura importante ma non di primissimo piano, un prestatore d’opera, una testa di legno e basta, uno al quale viene messo a disposizione “solo ” una 500 dall’azienda TEC srl in cui lui svolgeva funzioni amministrative; uno rimasto comunque sempre fedele a Nicola Schiavone che dunque gli aveva comunque messo a disposizione una vettura aziendale, seppur modesta e aveva anche la moglie Rosaria Minopoli, degli organici della ITEP srl, altra creatura della holding del malaffare.

Diverso, molto diverso, il discorso riguardante Carmelo Caldieri, detto Leo. Intanto questo diminutivo lo si apprende proprio da Angelo Passaseo, il quale, come detto, racconta che era stato questo Leo ad aprirgli la porta e a farlo accomodare, comportandosi dunque come un mero dipendente della TEC srl.

A Leo, però Schiavone senior riconosceva un’importanza decisamente superiore, per cui anche il suo rango aziendale al di là degli incarichi amministrativi, che assumeva pure lui come mera testa di legno, era decisamente più alto, come probabilmente anche le remunerazioni e i benefits.

In poche parole, se Luca Caporaso fungeva da amministratore unico in una società, la sua funzione consisteva nel mettere le firme. Al contrario, se, come più spesso capitava, era Carmelo Leo Caldieri a ricoprire la carica amministrativa, sopra di lui c’era solo Nicola Schiavone in quanto proprietario di fatto, dominus, ma poi Caldieri possedeva una competenza specifica, un’esperienza, acquisite grazie ai suoi trascorsi lavorativi che gli hanno consentito di avere competenze tecniche molto evolute e di mettere queste a disposizione di Nicola Schiavone che al contrario, almeno all’inizio, non le possedeva.

In poche parole, Caldieri è uno dei maggiori artefici del complicatissimo ma per tanti anni efficientissimo sistema di interrelazioni aziendali attraverso il quale Nicola Schiavone ha guadagnato milioni e milioni di euro.

Naturalmente, anche la moglie di Caldieri era stata gratificata da un’assunzione. Dall’ordinanza non si riesce a stabilire con precisione quale sia stata l’azienda che questa assunzione ha firmato. Pare la stessa TEC srl. Quel che è certo è che l’assunzione di Maria Di Girolamo si configura ben diversamente rispetto a quella di Rosaria Minopoli, moglie di Luca Caporaso.

La Di Girolamo, infatti ha lo status di autentica dipendente fittizia, ha la possibilità di fare quello che fanno Tiziana Baldi, moglie di Vincenzo Schiavone, la figlia di entrambi Amelia Schiavone, ma soprattutto di fare quello che era consentito alla donna più alta in grado, cioè a Teresa Maisto, che nella vita di Nicola Schiavone monaciello c’era già ai tempi della costituzione, ad inizio anni 90, della S.C.E.N. che oltre ad essere partecipata direttamente da Francesco Schiavone Sandokan e da Nicola Schiavone, annoverava al suo interno alcuni esponenti della famiglia Maisto, oltre ad avere la sua sede a Giugliano, città di residenza della donna, dove poi Nicola Schiavone ha realizzato diversi investimenti, acquistando più di una casa, più di  un appartamento, così come abbiamo potuto verificare nell’elenco dei beni, prima sequestrati dal giudice e poi dissequestrati dal tribunale del Riesame.

Teresa Maisto intascava lo stipendio pieno, ma nella sede della TEC, non l’hanno vista neppure in cartolina. E’ un pò lo stesso discorso riguardava anche Maria Di Girolamo, a dimostrazione di quanto fosse cruciale, strategico, fondamentale, forse irrinunciabile, il ruolo di vero fulcro, di vero motore di tante cose, svolto da Carmelo Leo Caldieri.

Una piccola appendice dedicata d già citato Angelo Passaseo. Lui è un cliente di Nicola Schiavone senior, e sulla carta è un cliente della società di consulenza BCS, quella con sede a Piazza dei Martiri. Passaseo dirà ai carabinieri di aver incontrato diverse volte Schiavone, ma pur servendosi della sua consulenza, non è mai passato per questi incontri dagli uffici di Piazza dei Martiri, di cui neppure conosceva l’esistenza.

Passaseo lavora per SEA Marconi, servizi alle imprese con clienti a sua volta importantissimi quali ad esempio Terna, la stessa RFI. E’ probabile che BCS fatturasse per l’azienda di Angelo Passaseo, ma questi probabilmente di questa azienda con conosceva neppure il nome e neppure forse si era lasciata incuriosire dai contenuti delle fatture.

Lui sapeva di essere cliente di Nicola Schiavone senior e gli bastava, per cui lo aveva incontrato quasi sempre nella sede di TEC, in viale Gramsci, attenzione, anche prima del 2017, cioè anche prima del momento in cui monaciello, ritiene di potersi coprire le spalle, firmando un contratto, ovviamente fittizio, di direttore generale della stessa TEC, comunque libero di svolgere anche altra attività professionali. Dunque, se Passaseo incontra Nicola Schiavone negli uffici della TEC quando questi non svolgeva alcuna funzione di dirigente, ciò rafforza l’ipotesi accusatoria che indica ‘o monaciello quale dominus di questa società prima e dopo la firma del suo contratto da dipendente con ruolo di direttore generale.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA