Il nipote del boss Antonio Bifone “scatenato” a S.MARIA C.V. Sgommate ad alta velocità in Mercedes davanti a tanti altri giovanissimi
7 Novembre 2025 - 20:00
Il fatto si è verificato ieri sera nei piazzali antistanti alle cosiddette palazzine DC. Il fratello Leon è stato condannato in via definitiva pochi mesi fa a 8 anni e mezzo di carcere
SANTA MARIA CAPUA VETERE/PORTICO (g.g./a.c.) – La radice è sempre la radice e se non la sradichi dal territorio crescerà e produrrà altra gramigna, altra erba cattiva. Non vogliamo arrivare conclusioni definitive sugli eredi della famiglia di Antonio Bifone, detto Zuzù, capostipite di una delle famiglie di Camorra più importanti della provincia di Caserta, non tanto perla potenza di fuoco e/o per l’estensione dei suoi traffici e potenzialità criminali. Ma perché Antonio Bifone è stato una sorta di prescelto, il primo che ha conosciuto il boss dei boss, Raffaele Cutolo, che gli ha dato i gradi di suo rappresentante diretto nel territorio in cui la famiglia Bifone operava. Poi sono arrivati i Belforti e tanti altri tra i cosiddetti Cutoliani, ma quella dei Bufone è una genitura.
Zuzù è morto da tempo, ma i suoi nipoti hanno la testa dei camorristi ma non la prudenza di chi vuole intraprendere una carriera criminale operando il più possibile a piede libero. uno di questi nipoti Leon Bifone, è stato condannato in via definitiva nel giugno scorso dalla Corte di Cassazione che ha sancito come inammissibile il ricorso presentato dai suoi avvocati difensori, confermando la condanna per 4 anni e 4 mesi per aver, insieme ad un suo complice, massacrato di botte addirittura usando un tirapugni di ferro, una persona di Portico durante le celebrazioni della festa di Sant’Antuono, nome della tradizione con cui viene definito Sant’Antonio Abate. Quella condanna, che in primo grado fu addirittura di 10 anni è stata ridotta dalla Corte d’Appello e confermata dalla Cassazione. Oltre a questa ce n’è un’altra di 4 anni e 2 mesi per traffico e spaccio di stupefacenti. Mentre Leon espia la sua pena, suo fratello e la spassa e soprattutto mostra a tanti altri giovani di una zona storicamente problematica dal punto di vista sociale, come quella delle palazzine DC di Santa Maria Capua Vetere, che se ti chiami Bifone, se appartieni ad una famiglia di camorra, puoi vivere in maniera agiata, agiatissima, sfarzosa.
Nella civiltà dei social, divenuti un problema, una sorta di tallone d’Achille per questi ragazzi di “antica nobiltà criminale” è capitato di guardare in passato alcune video in cui Leon Bifone sfoggiava, ostentava, auto di lusso e ingenti somme di denaro in un meccanismo pericolosissimo, perché in grado di creare proseliti, nuovi adepti da avviare alla carriera criminale, in quanto quella ricchezza buttata in faccia in quella maniera stimola tanti ragazzi che non hanno una famiglia solida alle spalle, o una cultura appena accettabile in grado di far distinguere il male dal bene, ad unirsi a chi è in grado di vivere alla grande senza avere un mestiere, senza avere né arte e né parte e, dunque, capace di trovare altrove e in altro modo le risorse della propria ricchezza. Non sappiamo se il fratello di Leon Bifone, sia anche lui un tik toker o altro, ma sappiamo che gli piace alla grande ostentare bullescamente il proprio ego e la sua identità di figlio di e nipote di.
Ieri sera a Santa Maria Capua Vetere si è pavoneggiato a lungo tra i propri pari, non sappiamo nello specifico se solo pari d’età o anche di mentalità, sfruttando un’autovettura che di certo cattura l’occhio di tanti. Il figlio d’arte, infatti, sfrecciava fieramente su una Mercedes Classe A AMG nera, in pieno assetto sportivo, nella stretta e tortuosa piazzetta situata al centro delle palazzine della DC. Al di là della velocità particolarmente preoccupante, indice di elevata pericolosità per le altre persone che si aggiravano per la piazza, o nei condomini limitrofi, il rumore della vettura del baby boss veniva poi assecondato da alcuni conoscenti su degli scooter che emulavano le accelerate all’impazzata al centro e intorno alla piazza. A conclusione dei molto giri, forse fatti per sfoggiare il mezzo ad un amico o per far notare alle altre persone la sua presunta superiorità, ma questo non possiamo saperlo, il nipote di Zuzù ha continuato a fornire traccia di sé, prima schiamazzando, poi girando con alcuni compagni e ogni tanto, magari, alzando un po’ il tono della voce con epiteti che potevano sembrare forse poco eleganti, ma anche qui, volendo fare una battuta e tenendo conto che sono stati in tanti a sentire quelle parole, diciamo che la valutazione sulla loro gravità è un po’ a discrezione dell’ascoltatore.
