Il potere dei Casalesi nell’imprenditoria del Veneto: 47 rinviati a giudizio

5 Febbraio 2020 - 18:38

CASAL DI PRINCIPE – Sono ritenute essere le componenti della «filiale» veneta del clan dei Casalesi, organizzazione criminale che da anni agisce in maniera sistematica anche nel Nord della Penisola. Il gruppo, secondo quanto argomenta la Dda di Venezia, sarebbe stato guidato da Luciano Donadio, coadiuvato da Raffaele e Antonio Buonanno, e da altri vertici dell’organizzazione. I Casalesi si sarebbero inseriti a tale livello nel tessuto connettivo di alcuni centri del Veneto, tanto da inltrare la politica e inquinare il voto. Tra i reati, contestati a vario titolo agli indagati, anche il traco di droga, l’usura, l’estorsione e il riciclaggio.

Quarantasette rinvii a giudizio, 25 ammessi al rito abbreviato, due patteggiamenti ed una posizione stralciata per incapacità a stare in giudizio. Sono numeri da maxi processo quelli dell’udienza preliminare a carico di 75 persone, di cui 37 accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, coinvolte nella maxi inchiesta sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi in Veneto.

Stamattina, dinanzi al gup Andrea Battisturzi all’aula bunker del tribunale di Venezia, si è conclusa la prima fase giudiziaria con il processo che si divide, quindi, in due tronconi. Quello dell’abbreviato con 25 imputati – tra cui il collaboratore di giustizia Christian Sgnaolin, Vincenzo Vaccaro, Girolamo Arena e Nunzio Confuorto – che dovranno presentarsi dinanzi ad un nuovo gup nell’udienza fissata alla fine di febbraio. A dibattimento, invece, andranno ben 47 imputati tra cui Luciano Donadio, originario dell’agro aversano e residente ad Eraclea, Raffaele ed Antonio Buonanno di San Cipriano D’Aversa, Antonio Pacifico, di Casal di Principe.