Il pupillo di Sandokan e l’università della “trastola”. Decine e decine di società transitate nel consorzio Gsc. Prestanome e assunzioni tutte in famiglia

15 Luglio 2022 - 19:48

Proseguiamo il nostro viaggio di studio e di restituzione dello stesso ai nostri lettori, relativamente a un’ordinanza che riteniamo tra le più importanti degli ultimi anni, sicuramente la più importante sull’argomento relativo all’espansione economica del clan dei casalesi. Oggi è la volta della Itep e del consorzio Gsc

 

 

 

CASAL DI PRINCIPE – Ce lo togliamo noi dalla testa, e ancor di più questo vale per i tanti lettori che, con numeri un po’ sorprendenti, stanno seguendo assiduamente le puntate di approfondimento sull’ordinanza riguardante il re degli appalti romani Nicola Schiavone detto monaciello e suo fratello Vincenzo, di poter ricordare anche la metà delle società aggrovigliate e coinvolte dal citato Nicola Schiavone in un turbillon impressionante, che avrà fatto felici tanti notai.

Stavolta dobbiamo anche selezionare le pagine che proponiamo quali documenti tratti direttamente dall’ordinanza, a riscontro di ogni nostro articolo, sono tantissime a fronte di concetti divenuti, almeno per quanto riguarda coloro i quali hanno seguito tutte le puntate del nostro focus, non più complicati, anzi facilmente comprensibili.

Perché non bisogna concentrare l’attenzione sul dedalo societario messo in opera dai fratelli Schiavone, ma su tre o quattro capisaldi strutturali.

Ieri (CLICCA E LEGGI) ci siamo occupati della TEC, la nuova casa imprenditoriale di Nicola Schiavone che, ovviamente, ne è dipendente, lasciando le cariche sociali ai suoi prestanome.

Oggi, soffermiamo la nostra attenzione sulla ITEP Srl e sul consorzio GSC.

Perché sono queste le società e i consorzi che svolgono la funzione di successione della Heureka, da cui tutto partì negli anni ’90.

Heureka è l’ultima traccia lasciata dai fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone quali soci attivi e in prima linea. Poi venne Spartacus, la condanna a due anni per Vincenzo Schiavone, la miracolosa assoluzione per Nicola, ed Heureka cominciò mano mano a sparire dai radar, sostituita da nuovi attori.

Tra questi gli appena citati Itep e consorzio Gcs.

La storia di Itep è in pratica speculare a quella narrata ieri su Tec Srl.  Lì il dipendente, il dirigente, il direttore generale con ampia possibilità di utilizzo delle carte di credito per spese aziendali, pranzi, cene, alberghi sontuosi, al netto dei rimborsi per le spese di rappresentanza, era proprio Nicola Schiavone.

Tutti i soldi da lui intascati come dipendente (questa cosa è tutta da ridere) diventano costi iscritti nel Bilancio di Tec.

Il delitto perfetto: distraggo gli utili mascherandoli come compensi per un lavoratore dipendente. Così facendo la società riuscirà a malapena ad andare in pareggio, se non addirittura a soffrire perdite, con buona pace dell’Ires e dell’Irap.

Nel caso di Itep, invece, fermo restando la solita compagnia di giro di amministratori e titolari di quote proprietarie con le famiglie Baldi – cioè quella della moglie di Vincenzo Schiavone – e Caldieri, il solito Carmelo ma anche un suo congiunto, troviamo l’intera dinastia di Vincenzo Schiavone a libro paga.

Si parte da Carmela Baldi, cognata di o’ tric, che torna da dipendente in Itep dopo esserne stata la prima amministratrice unica all’atto di costituzione datato 2008
la stessa moglie di Vincenzo Schiavone, cioè Tiziana Baldi, Amelia Schiavone, loro figli e Vincenzo Baldi, fratello di Carmela e Tiziana, dunque cognato di Schiavone.
C’è poco da discutere. Vi segnaliamo solo che al momento in cui questa indagine è stata svolta, nel 2019-2020, Umberto Di Girolamo era l’unico socio nonché amministratore, ovviamente in nome e per conto dei fratelli Schiavone.
Farraginosissimo è, invece, il certificato di esistenza in vita del consorzio Gsc.

Ma anche qui, invitandovi a leggere tutti i passaggi e a incuriosirvi con i nomi di decine e decine di imprese che mano mano vi hanno partecipato, vendendo poi le proprie quote in una sorta di mega turbillon, ciò che conta sono le società controllanti.
E lì gli Schiavone erano attenti. Le ragioni sociali, quelle di loro stretta fiducia, a partire dall’aversana B.E.T.S., primo soggetto di controllo, a cui subentra successivamente Sinergy S.R.L. e ancora Ge.Co., fino ad arrivare alla “fatidica” Tec, cioè la creatura a cui maggiormente si era legato Nicola Schiavone, diventandone dipendente e direttore generale.

Ne leggerete 50 o 60 di nomi aziendali. Incrocerete quelli della famiglia sparanisana di Giovanni Fiocco, a cui abbiamo dedicato un articolo a parte alcuni giorni fa.

È evidente che blocchi di società che sottoscrivevano quote molto basse, di solito 300 su un capitale storicamente rimasto confinato alla cifra di 30mila euro, dunque l’1%, partecipavano volta per volta ad un blocco di lavori che il Consorzio si aggiudicava alla maniera di Nicola Schiavone, così come quest’ultimo faceva, razziando letteralmente le gare bandite da Rfi, nuova frontiera di quello che era stato il pupillo di Francesco  Schiavone Sandokan, dopo gli anni in cui aveva bazzicato soprattutto dalle parti dell’Enel e degli appalti di quest’altra azienda di Stato, che danno corpo alla vicenda che coinvolge Giovanni Fiocco e i suoi figli, sub appaltatari di lavori alla centrale elettrica di Sparanise.