LA DOMENICA DI DON GALEONE…
21 Settembre 2025 - 06:51

21 settembre 2025 ✶ XXV Domenica tempo ordinario (C)
Non potete servire a Dio e a Mammona! (Lc 16, 1)

La domenica “dell’amministratore astuto”. Nella Sacra Scrittura, la ricchezza si presenta con un duplice volto: da un lato essa è presentata come una ricompensa che Dio concede ai giusti; dall’altro lato, la ricchezza è vista come un pericolo, un rischio che conduce all’idolatria e alla corruzione. Il profeta Amos (prima lettura) denuncia con forza i furti commessi dai ricchi, lo scandalo della loro vita gaudente, e minaccia di fare giustizia. Le parole sono dell’illetterato profeta Amos, e sono parole di grande attualità. Lui parla di mercanti che speculano sui profitti, che nei giorni di festa organizzano i loro giochi di mercato, che usano bilance false, aumentano il prezzo dei prodotti, comperano le piccole proprietà dei poveri… Su tutti costoro piomba il giuramento-condanna di Dio: “Non dimenticherò mai le loro opere”.
Altrettanto severa è la condanna di Gesù nella parabola dell’amministratore disonesto, e respinge l’illusione di poter servire due padroni, Dio e Mammona. La parabola di questa domenica ha come protagonista un amministratore disonesto. Perché? Perché il Signore sa che le cose vanno spesso così; perché il cattivo esempio fa riflettere meglio: i figli delle tenebre sono più intraprendenti di noi. Sono parole dure quelle di questa parabola, per noi che amiamo conciliare il diavolo e l’acqua santa. E invece non possiamo servire due padroni, Dio e il Denaro. Quando si parla di ricchezza, meglio, di denaro, corriamo il rischio di qualche equivoco. “Il denaro è lo sterco del diavolo!” (M. Lutero).
Attenzione: quando si parla di denaro, le acque si intorbidano un poco, come nella parabola di quel furbo amministratore, un tipo disonesto ma simpatico, di cui è pieno il mondo, e che viene persino lodato dal padrone! E quel misterioso “procurarsi amici con la disonesta ricchezza” cosa vorrà mai significare? Che vanno santificati i ladri tipo Robin Hood? Può darsi, ma anche usata bene quella ricchezza è sempre chiamata “disonesta”. Comunque sia, teniamo per buono il finale della parabola, che è chiaro come il sole: “Nessuno può servire due padroni”: o Dio o il Denaro! Il ricco non deve dare per buon cuore, per elemosina, ma è un suo preciso dovere che gli deriva da ciò che possiede: “Tanti pensano che quando si fa qualcosa per i poveri, si fa loro un dono, ma non è così. Quando si fa qualcosa per i poveri non si fa la carità, si paga un debito” (Don L. Milani). Il povero nella comunità cristiana ha dei diritti, e il ricco deve sentirsi più un attento amministratore che un proprietario. Senza la conversione del cuore, le ricchezze creano divisione. BUONA VITA!
