La DOMENICA di DON GALEONE: Epifania, non Befana!
5 Gennaio 2020 - 09:00
6 gennaio 2020 – EPIFANIA DEL SIGNORE (A)
DAL CREATO… AL CREATORE
gruppo biblico ebraico-cristiano השרשים הקדושים
La domenica della “rivelazione del Cristo a tutti i popoli”
- Il racconto dei Magi non è un racconto storico. È una leggenda che esprime quello che la Chiesa celebra in questo giorno: la manifestazione del Signore a tutte le genti della terra. Gesù non è patrimonio del Cristianesimo o della Chiesa. Gesù non appartiene a nessuno perciò è patrimonio dell’umanità. È anche di coloro che non lo conoscono. E di coloro che non credono in lui. Gesù è un bene universale, che supera le frontiere ed i credo di tutte le religioni. Perché il cristianesimo non è una religione. Il cristianesimo è un “progetto di vita”: il progetto dell’onestà, della rettitudine, del cuore buono, della solidarietà. Ossia, tutto quello che ci unisce tutti e ci rende uguali a tutti. Questo ci dà senso per questa vita. E dà speranza di un’altra vita senza fine.
- Questo racconto dei Magi sicuramente non ha valore storico. Ma ci interessa come parabola della vita. Qui infatti emergono con chiarezza varie cose di enorme importanza: 1) La frequente crudeltà del potere politico quando è assoluto e si sente minacciato. 2) La collaborazione che tante volte il potere religioso fornisce al potere dominante, certamente perché entrambi hanno interessi che sono loro comuni. 3) L’utilizzazione dei libri religiosi (in questo caso, la Bibbia) fatta dai sacerdoti e dai loro teologi per servire gli interessi del potere politico ed economico. 4) L’accanimento dei potenti con i deboli, così come Erode si è accanito senza pietà con Maria, Giuseppe ed il Bambino. 5) In generale, quelli che appaiono come i “deboli” hanno più capacità di pazienza e di resistenza dei “forti”, come Gesù ed i suoi genitori, per sopportare di più e meglio di Erode. 6) Il potere è cinico, bugiardo ed inganna su tutto quello che gli interessa, come Erode ha ingannato i Magi. 7) Alcuni strani “stranieri” (i Magi) con Gesù sono stati più generosi dei poteri politici e religiosi del suo popolo. È importante rendersi conto che tutto questo continua a capitare nell’attualità. E, a partire da quanto detto, costruire il nostro “progetto di vita”.
Epifania, non Befana!
- L’Epifania ha subìto un processo di degradazione semantica, una caduta verticale di significato nota a tutti: dalla “Epifania” alla “Befana”, la vecchietta dei regali e dell’anno vecchio che se ne va! Ma ha conservato la sua immensa popolarità, tanto che, dopo avere tentato di sopprimerne la festa, la si è dovuta subito ripristinare. Epifania è una parola che deriva dal greco, e significa la rivelazione dell’amore gratuito ed universale di Dio padre. Lungo i secoli, l’Epifania è diventata anche la festa della luce, della ragione che cerca la fede, la festa della salvezza offerta a tutti. A Natale è apparsa la salvezza, nell’Epifania questa salvezza viene offerta a tutti. La caratteristica dell’Epifania è questo respiro universale, questa salvezza alla portata di tutti. Difatti, la pietà popolare ha dipinto con tre colori diversi la pelle dei tre Magi, proprio a indicare l’universalità della salvezza. Quella salvezza, riservata agli ebrei, è ora per tutti, perché davanti a Dio non esiste nessun popolo eletto né razza pura: “Dio non preferisce nessuna etnia: chi pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto”, leggiamo negli Atti degli Apostoli. Per troppo tempo la Chiesa cattolica, cioè noi, è stata legata alla filosofia greca, al diritto romano, alla cultura occidentale, all’uomo bianco. Ma la Chiesa non può essere bianca o nera, borghese o proletaria, dell’est o dell’ovest. La Chiesa è “cattolica” nel senso etimologico del termine, e cioè aperta a tutti. La casa di Dio appartiene a tutti!
Tornare alla vita “per un’altra strada”
- Per avere dimenticato la verità della “paternità universale di Dio”, abbiamo inaugurato un sistema di facili etichette e di odiosi ostracismi; abbiamo proclamato le guerre sante delle crociate; abbiamo bollato come radical-estremista chi aveva un pensiero diverso dal nostro; abbiamo innalzato roghi per eretici che andavano curati e non bruciati; abbiamo eretto tribunali per inquisire e torturare chi rifiutava le nostre verità e le nostre virtù; abbiamo predicato l’antigiudaismo, costruito il ghetto, cucito la stella di David, provocato l’Olocausto; abbiamo composto il Sillabo e l’Indice dei libri proibiti, lanciato scomuniche, censure, sospensioni, interdetti … che scandalosamente offendono l’unità della famiglia umana, e che oggi faticosamente si cerca di ricomporre. “In quante divisioni noi cristiani portiamo la nostra parte di responsabilità”, ha riconosciuto Giovanni Paolo II. Qualcuno ha salutato questo linguaggio come una svolta storica nella dottrina cattolica. Per la prima volta un papa parla di “rispetto dei diritti degli altri, che non appartengono alla nostra religione”. Dobbiamo stare quindi in guardia a non dicotomizzare candidamente i buoni da un lato (i cristiani, per esempio, popolo della nuova alleanza!) e i cattivi dall’altro (gli ebrei, per esempio, popolo della vecchia alleanza!). La felice avventura dei Magi può essere anche la nostra, se avremo il coraggio di metterci in cammino, di rischiare, di essere coerenti, di credere ai sogni, di sfidare il sorriso della stupida maggioranza; se torneremo in famiglie e nel lavoro per un’altra strada, non in senso geografico ma spirituale: non ritornare al Potere, nel Palazzo di Erode, con la sua sterile sapienza, ma convertiti dentro, rifatti nel cuore, con la gioia di chi ha davvero incontrato il Signore!
- I Magi vengono da lontano: questo significa che le speranze umane non hanno il loro epicentro in noi: si stanno organizzando fuori di noi. Per secoli abbiamo creduto che il Regno di Dio avesse le dimensioni della Chiesa cattolica, e che fuori dalla Chiesa non ci fosse possibilità di salvarsi. Abbiamo invece riscoperto che Dio illumina ogni uomo in questo mondo, e che Dio cerca adoratori in spirito e verità. Noi, da che parte stiamo? Non è scontato che stiamo dalla parte di Cristo, come ci farebbero pensare la nostra educazione religiosa e la nostra devozione domenicale. Venivano da molto lontano quei Magi che annunciavano la nascita di Cristo. A portare a Gerusalemme, la città santa, l’annuncio che era nato Gesù, non furono i sacerdoti e i teologi, ma degli estranei. La salvezza oggi passa per luoghi inediti, per canali non autorizzati. Cristo circola, come sempre, in incognito. Credere nel Vangelo significa anche ascoltare un messaggio che ci viene da fuori, da lontano.
I Magi: viandanti in cerca della Verità
- Beati coloro che dimenticano la sterile saggezza; che non vanno a rintracciare la parola di Dio nella polvere dei concili del passato, perché viva e imprevedibile è la parola di Dio, e si affida ai gesti, ai gemiti, alle insurrezioni, alla bellezza della vita, che nasce al di fuori degli steccati della nostra civiltà! Questa considerazione non è guidata da frustrazione storica o da volontà di autodenigrazione: esprime la fiducia nella paternità universale di Dio, che non può essere intrappolato dalle astuzie della piccola ragione umana, né piegato dalle nostre preghiere a fare la nostra volontà. Verità scomode, ma liberanti! Diventano una sicurezza storica e una consegna di vita, perché ci obbligano a liberarci da concezioni magiche, da congelamenti ideologici, da giocattoli religiosi. Come i Magi, siamo invitati alla conversione del cuore, a tornare in patria per un’altra strada, quella di un’altra vita, ma con la luce di una stella in fondo al cuore. Per sempre! E’ così che mi piace pensare ai Magi: non come intellettuali che il potere ha messo a tacere con la paura e i regali, ma come filosofi alla ricerca di una verità più grande. Uomini della statura del biblico Abramo, che lascia tutto, sfidando il ridicolo della gente, per addentrarsi nelle tenebre luminose dell’avventura divina, con poche certezze, molti rischi, e la possibilità del fallimento. Stanchi di ruminare la vecchia verità, di riscaldare nelle gelide cosce lo sterile uovo, hanno provato una volta a credere all’utopia, alle stelle, ai sogni, alle voci del cosmo, e in fondo al viaggio, la felice scoperta: Cristo non li aveva attesi, ma era stato loro compagno e loro guida. Uomini come il mitico Ulisse, che non ha voluto entrare nel gregge della mediocrità generale, non si è rassegnato al conformismo. Fra le risate dei benpensanti, i Magi hanno testimoniato che Dio è il solo che mai può essere cercato inutilmente, neppure quando appare impossibile trovarlo. BUONA VITA!