La Domenica di Don Galeone: “Il peccato della “maggioranza silenziosa”

14 Agosto 2022 - 08:40

14 agosto 2022 ✣ XX Domenica tempo ordinario (C)

La pace umana è spesso disordine costituito!

Prima lettura: Hai fatto di me un uomo di contesa su tutta la terra (Ger 38,4). Seconda lettura: Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti (Eb 12,14). Terza lettura: Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione! (Lc 12,49).

La domenica “di Gesù segno di contraddizione”   La frase importante è questa: “Come mai non sapete giudicare questo tempo?”. Alla curiosità degli apocalittici, Gesù oppone questo tempo, con i suoi quotidiani impegni. È pericoloso lasciar scorrere il tempo, senza comprenderlo, perché attraverso il tempo Dio ci parla, ci comunica la sua volontà. Attenzione vigile, quindi, soprattutto in questi tempi di superficialità.

Prima lettura (Ger 38,4)    “Sì, bisogna combattere!”. “No, bisogna dialogare!”. Ognuno avanza la sua proposta e cerca di imporla agli altri. Siamo a Gerusalemme nel 586 a.C. e la situazione è disperata. La città è circondata dall’esercito di Nabucodonosor, la gente muore di fame, ma i generali dell’esercito vogliono resistere a ogni costo, e il re Sedecìa non ha il coraggio di opporsi alla loro volontà. È un momento drammatico e Geremia è l’unico a non perdere la testa: è un uomo di pace, riflette, si rende conto dell’inutilità della resistenza armata e suggerisce la resa. La sua proposta provoca l’indignazione degli ufficiali che vanno da Sedecìa e gli dicono: “Si metta a morte quest’uomo, perché egli scoraggia i guerrieri!” (v.4). Il re li ascolta e Geremia viene imprigionato in una cisterna piena di fango. Il profeta si sente abbandonato da tutti, anche da Dio, che pure gli ha promesso protezione (Ger 1,8). Ecco però, inaspettatamente, farsi avanti Ebed-Mèlekh, un uomo retto e coraggioso, uno straniero, venuto dall’Etiopia e che da tempo presta servizio alla corte del re. Si presenta da Sedecìa e gli dice: “Mio signore, quegli uomini hanno agito male!” (v.9). Ci vuole del coraggio per pronunciare simili parole, per mettersi contro i personaggi più influenti della nazione! Il re lo ascolta e dà ordine di liberare il profeta. Ciò che è accaduto a questo profeta non è un fatto isolato. Tutti coloro che annunciano la parola di Dio, prima o poi, si scontrano con gli interessi dei potenti. Il Signore, però, non abbandona i suoi profeti, egli sta sempre al loro fianco, magari suscitando, come al tempo di Geremia, qualche persona onesta, coraggiosa, come l’etiope Ebed- Mèlekh.

Vangelo (Lc 12,49-57)   “Non sono venuto a portare la pace sulla terra ma la divisione!”. Imitare Gesù non vuol dire la pace con qualsiasi compromesso. Per una religione comoda non occorreva il maestro di Nazaret. La novità di Gesù è che egli è venuto a portare una pace che non è di questo mondo, e non va equiparata alla pace della caserma, all’ordine della scuola, al silenzio del convento. Queste immagini dolcemente devozionali hanno svuotato il Vangelo della sua funzione di “sale” di questa terra. Sale che brucia, sale che taglia! Ma anche sale che dà sapore e preserva dalla corruzione. La pace del Signore non è di questo mondo, ma è per questo mondo. Se in una nazione tutto è calmo, possiamo essere contenti, ma dobbiamo anche chiederci se per caso il peso di questa calma non ricada sulle spalle degli ultimi, che non sono in grado di gridare e di ribellarsi. Così come in un organismo disciplinato, non è detto che l’obbedienza sia sempre un sicuro segno di vitalità; potrebbe essere anche segno di decomposizione definitiva. Obbedire sempre non è sempre una virtù.

Ecco perché Erich Fromm, in un libro prezioso e dimenticato, riflette sull’obbedienza come “problema morale e psicologico”, e sostiene che, se il mondo avrà fine con l’apocalisse atomica, ciò accadrà perché vi saranno sempre utili imbecilli pronti a schiacciare i fatali bottoni. La nostra pace, anche in famiglia, spesso è fatta di autoritarismo; quanti genitori sono violenti e non lo sanno! Dobbiamo essere sempre diffidenti di tutte le “paci” che si propongono come esemplari, perché esse possono nascondere l’ingiustizia stabilizzata e legalizzata. La pace che il Signore porta è una pace, i cui primi destinatari sono i poveri, i miti, i perseguitati; cioè coloro che spesso portano, come cariatidi, il peso dell’ingiustizia della tranquillità. Allora, chi predica il Vangelo, come può essere un uomo mite? Denunciando tutte le ingiustizie che impediscono la pace.

L’uomo mite del Vangelo è tutto il contrario dell’uomo mite per temperamento, che è un così bravo cristiano, che non disturba nessuno, che si fa i fatti suoi. Gesù si mise contro tutti, tanto che lo appesero ad una croce. Per fare questo, non dobbiamo aspettare che gli altri ci dicano ciò che è giusto e ciò che è ingiusto: “Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”. In rapporto alla pace del Signore. Non in rapporto ai nostri interessi, alla tranquillità della nostra nazione. Se siamo preoccupati di non disturbare, di recitare le paroline funzionali all’establishment, siamo in peccato! I nostri peccati, sovente, prendono sostanza facendo silenzio. Il peccato della “maggioranza silenziosa”. E questo silenzio viene remunerato bene in questo mondo. Un uomo che usa questa specie di “silenzio” piace, e può anche fare molta carriera! Don Mazzolari, un prete che ha saputo fare fino in fondo il mestiere di profeta, ci ha lasciato una regola giusta per accertare che ci troviamo sulla strada giusta: “Quando non si guadagna niente altro che sofferenze, quando si paga di persona, la strada è giusta”. BUONA VITA !