LA NOTA. CASERTA. Brutte notizie per l’amministrazione comunale: le multe con lo street control demolite dai giudici di pace

14 Giugno 2019 - 19:15

Caserta – (pasman) Domenica scorsa a Caserta è stato un mortorio. Pochissime persone per strada ed esercizi commerciali praticamente vuoti. Certamente la calura della giornata ha inciso significativamente, ma la città non offriva letteralmente niente per invogliare a venirvi, tolti i turisti della Reggia che là attorno restano e gravitano sino alla loro partenza. Di casertani in senso stretto e in senso lato, cioè gli abitanti della provincia che dovrebbero avere nel capoluogo il loro baricentro sociale, ne giravano  pochi.

Il torpore e lo scoramento erano rotti esclusivamente da alcune iniziative private, come la sagra bufalina tenuta nella villetta Maria Carolina – area teoricamente di verde pubblico, ma di fatto privatizzata da manifestazioni quasi esclusivamente commerciali – la quale ha attirato un buon numero di persone, ma che aveva un biglietto di ingresso a pagamento, il cui importo, peraltro, è risultato incomprensibilmente omesso in tutti gli avvisi e comunicati pubblicitari diffusi.

O come quelle di alcuni bar, che hanno messo in piedi delle esibizioni musicali con musicisti e DJ con tanto di consolle, a sparare brani a tutto volume, letteralmente assordanti, udibili, per capirne l’abnorme potenza, in tutte le strade all’intorno del centro urbano.

Lo schema ha ricalcato il modo – ormai pienamente invalso, sebbene aberrante – di concepire l’intrattenimento qui da noi. Il quale intrattenimento è ormai completamente demandato ai privati, a cui la città con i suoi luoghi di ritrovo è stata di fatto ceduta.

Le strade storiche sono di fatto appannaggio dei locali privati aperti al pubblico, i quali, per sopperire al loro poco spazio interno, si sono inventati di trattenere all’esterno la marea di ragazzi e giovani – o più o meno tali – che “…trovano divertente bere e berciare ad alta voce…fino a tarda notte…”.

E che tutto ciò avvenga con totale prevaricazione verso tutti quelli che hanno il sacrosanto diritto al riposo e che invece devono sopportare gli schiamazzi più scomposti e soprattutto vietati, e verso tutti quelli che diventano prigionieri in casa propria non potendone né entrare né uscire liberamente per la calca delle persone, non interessa di fatto a nessuno.

A cominciare dalle autorità cittadine che sarebbero preposte a garantire il bene sociale primario – non ancora abrogato, pare – della quiete pubblica, le quali, come racconta la combattiva presidente casertana del comitato no movida Rosi Belfa Di Costanzo, non risponderebbero persino più alle richieste di intervento che ricevono.

Nelle foto, piazza Dante, in cui non manca mai il macchinone parcheggiato con spavalderia, subito imitato da moto e motorini fermi alla rinfusa.

Che ci sia una ritirata negli uffici con la scomparsa dalle vie da parte degli organi preposti alla vigilanza urbana è un fatto che ogni casertano sperimenta. Tanto che – come costantemente denunciamo in quanto caso emblematico – in piazza Dante si parcheggia oramai a piacere, come se non vigesse nessun divieto; costantemente, sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte e con piena spavalderia.

E la solita scusa puntualmente propinata a giustificazione di questa piega, ossia quella degli organici perennemente carenti – così comoda e che lascia tutti più tranquilli – francamente appare un pretesto bello e buono dati i non pochi casi in cui le violazioni avvengono sotto gli occhi degli operatori.

E con il sindaco che, in una implicita dichiarazione di resa, avvalla passivamente tale inaccettabile stato di cose. Avendo peraltro appena perso l’asso nella manica dello street control (il recente sistema telematico che, da bordo delle auto della polizia municipale che perlustrano le strade, registra speditamente i veicoli responsabili delle violazioni stradali ed elabora in un secondo momento i relativi verbali di infrazione)  su cui aveva puntato per mettere un poco di ordine, schivando il confronto con uffici ed uomini che sarebbero incaricati della vigilanza urbana. Stando ai primi pronunciamenti dei giudici di pace aditi, difatti le multe elevate con tali modalità sarebbero illegittime per la mancata e necessaria contestazione immediata della trasgressione.

In nome dei lauti affari di pochi, a nessuno viene in mente che quella caciara che va puntualmente in scena nei fine settimana e nei giorni di festa, oltre che non ammessa, potrebbe anche non essere apprezzata affatto. Dei molti – i più, in verità, che hanno però la colpa di restarsene in silenzio – a cui non va giù quella facile baldoria, alimentata a colpi di cicchetti di alcol ad un euro rifilati anche ai minorenni, di canne di fumo e di burineria, gli amministratori non si danno pena e lasciano beatamente fare, in violazione di ogni regola di civismo. E vai a capire se per insipienza o per quale altro interesse.

Se così vanno le cose in una città a tal punto combinata, come meravigliarsi se alla contestuale mostra documentaria organizzata dall’archivio storico della diocesi di Caserta dedicata ai Quinque libri, i libri delle anagrafi parrocchiali di oltre quattrocento anni, che ha visto anche l’esposizione dell’atto di morte di Luigi Vanvitelli, si contavano solo pochi visitatori, mentre, nello stesso momento, al centro commerciale Campania centinaia di giovani si accapigliavano e facevano la ressa per un banale paio di scarpe sportive.

Certamente un segno dei tempi. E difatti, in quest’epoca di ipercorrettismo, in cui non si possono chiamare le cose con il proprio nome e dare del ladro al ladro o in cui si vorrebbe che esistessero il genitore 1 e il genitore 2, nessuno più si azzarda a dire a costoro, fuori dai denti, quanto ciò sia demenziale, come sarebbe doveroso se si avesse a cuore il loro bene. Per quanto ci riguarda, invece, bisogna ricominciare proprio da qui se si vuole restaurare un’etica pubblica oramai fortemente incrinata, sempreché ancora esista una coscienza critica ed un barlume di responsabilità nella classe culturale della città.

Questa è la condizione del capoluogo alla vigilia delle Universiadi.

Dunque, anziché frusciarsi senza ragione, si farebbe bene, dalle parti del comune, a metter mano fattivamente a questi ed a simili problemi di civiltà della città, mandando magari l’ufficio di igiene a controllare le condizione dei bagni di bar, ristoranti e locali, spessissimo in stato pietoso, o chiedendo agli esercenti del commercio in ogni forma esercitato di munirsi degli spiccioli per il resto, che incomprensibilmente manca sempre, per dire quanta attenzione è riservata al cliente.

Ma comprendiamo che, con tutti i milioni di finanziamento che sono arrivati, bisogna vestire i panni dell’entusiasta e fare pure finta di crederci.

 

Nella foto, un esempio dell’abbandono della città, mentre si attendono le Universiadi. Ecco le condizioni in cui vengono tenute, in pieno centro, le giostrine per bambini: relitti pericolosi, collocati in spazi dove domina, anziché il verde, il laterizio in tutte le sue forme.