LA NOTA. I dati di CasertaCe dimostrano che De Luca ha tradito la sanità campana. Ma questo non conta un tubo per un popolo terrorizzato ad arte
16 Marzo 2020 - 17:58
CASERTA (gianluigi guarino) – Ci sta che i normali cittadini, sarebbe meglio dire i normali abitanti, dell’Italia e in particolare della Campania, rincretiniscano di fronte a un pur fondato timore di ammalarsi di un’influenza che può portare ad esiti infausti, soprattutto a carico di anziani e di persone con patologie pregresse. Va accettato, perché tutto sommato è stato sempre così e la cosa ha a che fare con l’indole umana, il carattere, il livello culturale. Oggi tutto è amplificato dai nuovi mezzi di comunicazione che orizzontalizzano la trasmissione delle informazioni e dunque questa paura irragionata e irragionevole si avverte di più rispetto a casi simili, se non omologhi (perché uguali a questi non ci sono stati nella storia contemporanea, eccettuata l’epidemia di Spagnola) del passato.
Il problema è che il rincretinimento è condiviso, coinvolge e tocca buona parte dei politici, buona parte di coloro che ricoprono, con questa premesse, in maniera pedestre, incarichi di governo nazionale e locale (al riguardo, inutile riproporvi gli esilaranti video dei sindaci di Afragola, di Boscotrecase e di Lucera divenuti virali in pochi minuti dalla loro uscita). L’altra parte, invece, è formata da soggetti scaltrissimi che vivono, respirano, esistono come uomini e come donne solo se hanno il potere per il quale, diciamocela tutta, passerebbero anche sopra al cadavere di un congiunto diretto al grido di mors
Il micidiale combinato tra un’epidemia senza precedenti e i social media trova, per esempio, nel governatore della Campania De Luca un interprete totalmente consapevole e dunque in grado di mantenere i fili del rincretinimento campano, perché nel momento della paura irragionata e irragionevole, il sollievo si trova solo quando ci si sente difesa da una persona che appare credibile, com’è credibile agli occhi dei comuni abitanti della Campania (in)Felix il machismo dialettico e lessicale del cowboy salernitano.
Insomma, ci pensa De Luca. Spavaldo, sicuro di sé, sprezzante ma divertente quando ironizza sui propri colleghi di specie, sugli umani che, ai suoi occhi, se non convergono sulle sue opinioni sono tutti, immancabilmente, dei sub-umani che utilizzano la testa solo per “spartire le orecchie”.
E quindi, con molta probabilità, De Luca ad ottobre vincerà le elezioni regionali grazie al coronavirus. Lui lo sa bene che l’epidemia è stata per lui un’autentica benedizione, mentre i sondaggi lo davano tutti perdente. E siccome, ribadiamo, Don Vicienzo fa parte di quella porzione di politici scaltri, avveduti, intelligenti, cinici e interessati ad alimentare la paura e il desiderio di protezione. Questa sua attitudine dialettica, questo bullismo parolaio effervescente e incontinente diventa un modo semplice, non impegnativo ma enormemente efficace per ottenere il pieno controllo della testa della gente, che agli occhi di questi politici è la testa degli elettori, di quelli che sono utili solo quando devono entrare nella cabina di un seggio.
Ed ecco, quindi, che ogni 10 minuti assistiamo ad un intervento del governatore che drammatizza i dati e sostituisce il governo, così come ha fatto nel caso della buffa vicenda del jogging, così come ha fatto ieri umiliando il prefetto di Avellino e il suo commissario, che svolge da due mesi le funzioni di sindaco, isolando definitivamente il comune di Ariano Irpino. Oppure, ancora, ieri sera, terrorizzando il Vallo di Diano.
Noi (e lo diciamo per l’ennesima volta) che non abbiamo il problema di inseguire il consenso o di morire di inedia, come succederebbe invece a De Luca qualora perdesse la poltrona, scriviamo cose impopolari, elencando, ad esempio, tutto quello che avrebbe dovuto già essere la sanità campana in base a quello che De Luca si era impegnato solennemente a fare, vincolando se stesso e i suoi molto presunti manager di Asl e Aziende ospedaliere alla realizzazione di tutto ciò che era stato previsto nel Piano regionale ospedaliero (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO USCITO IN CONTEMPORANEA A QUESTO), che, ad un anno e mezzo di distanza dalla sua formale ratifica, resta lettera morta. In un paese serio, in una regione seria dove gli abitanti sono cittadini informati di quello che accade intorno, ciò rappresenterebbe la pietra tombale per un governatore inadempiente, altro che smargiassate, orecchie e spartimenti craniali.
Scriviamo cose impopolari perché amiamo il prossimo e perché, tutto sommato, amiamo anche noi stessi al punto da non voler gettare il nostro cervello all’ammasso di valutazioni sconsiderate, alimentate con bieca e cinica capacità dal pifferaio, che la volta scorsa ebbe anche il mio voto e che la volta prossima, si candidassero anche Stanlio e Ollio, non lo riavrà, non avendone, peraltro, neanche bisogno perché stavolta in trionfo lo porterà il popolo degli etero-tele-media-digi-comandati. Gente che ritiene di decidere liberamente e che invece, come disse Don Bastiano ne Il Marchese del Grillo (GUARDA QUI LA SCENA), “Lui è lui, e voi non contate un cazzo.”