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CORONAVIRUS. Terapie Intensive e posti letto: i DATI che nessuno vi rivela e che De Luca vi tiene nascosti perché proverebbero il suo fallimento

16 Marzo 2020 - 17:59

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CASERTA (g.g.) – Ci fosse stato un cazzo di giornale in questa regione a porsi il problema che un mezzo d’informazione non può limitarsi a seguire, se non addirittura ad alimentare biecamente, gli umori del popolo, andandosi a recuperare i numeri fondamentali della sanità regionale, quelli contenuti nel Piano ospedaliero che un anno e mezzo fa, dopo aver fatto una dozzina di conferenze stampa, De Luca approvò con la sua giunta impegnandosi a realizzare subito il miglioramento di tutti i servizi sanitari, a partire da una adeguata dotazione di posti letto nei reparti ospedalieri ordinati e in quelli di acuta emergenza, a partire dalle Rianimazioni, o Terapie Intesive che dir si voglia. Eppure, in questi giorni, una delle canzoni più quotate nella Hit Parade dei Tormentoni Propinati al Popolo dei Terrorizzati è stato proprio quello di una possibile carenza di questi servizi, di questi posti, qualora l’epidemia da coronavirus dovesse far aumentare significativamente il numero dei ricoverati ordinari e di quelli nelle Terapie Intensive.

Pensate un poco che sono stati individuati degli ospedali zonali, governati dalle Asl, per rivoluzionare l’espressione della propria offerta sanitari, con reparti e primari trasferiti altrove per farli diventare una sorta di Lazzaretti dedicati solamente ai malati di covid-19. Sarebbe bastato che De Luca rispettasse gli impegni presi, ma lui dice e non fa. E noi che la sappiamo lunga, il giorno 8 marzo 2017, ci concedemmo la cautela del seguente titolo: “Questa

ce la segnamo. De Luca: entro 3 anni il Policlinico di Caserta aprirà i battenti“. Cosa sia il Policlinico di Caserta a tre anni da quella buffa parata è sotto gli occhi di tutti e si connota in quegli orrendi scheletri di cemento, schegge che escono dalla terra senza alcun senso costruttivo, che si vedono transitando dalla Variante nei pressi dello svincolo di San Clemente.

Negli ultimi mesi dell’anno 2018, dunque, tra squilli di tromba viene approvato il nuovo Piano ospedaliero. Partiamo dalla questione più sentita e più dibattuta, avrebbero detto i Romani vexata, In Rianimazione/Terapia Intensiva sono stati programmati per qwuel che riguarda le strutture pubbliche 545 posti letto. Sempre rimanendo a ciò che De Luca ha approvato nel Pro, 56 posti andrebbero al Cardarelli, 16 al Santobono, 60 all’Azienda dei Colli, 42 al Ruggi, 26 al Moscati di Avellino, 24 al San Pio di Benevento, 22 al Sant’Anna di Caserta, 14 alla Vanvitelli, 16 alla Federico II, 10 alla ASL Avellino o alla ASL Benevento, 37 alla ASL Caserta, 66 alla Asl Napoli1, 34 a Napoli2, 44 a Napoli3 e 68 alla ASL Salerno. Aggiungendo ai 545 posti letto previsti nelle strutture pubbliche, i 76 nelle strutture private convenzionate, fanno 621 posti letto nella Rianimazione (O Terapia Intensiva). Un numero che potrebbe soddisfare, oggi, finanche l’emergenza della Lombardia, figuriamoci della Campania, dove ieri sera c’erano 21 ricoverati sotto respiratori e forse oggi saranno diventati 30, o poco più.

E allora ci chiediamo: caro De Luca, invece di fare il macho della porta accanto, spiega a noi e a quelle poche persone che pensano ancora un uomo di governo vada valutato per quello fa, non per quello che dice, perché non ci dà il numero dei posti letti attivati nelle Terapie Intensive ad un anno e mezzo, ripetiamo, un anno e mezzo dall’approvazione del Piano ospedaliero? Se non sono stati realizzati, governatore, come mai si è verificati questa grave inadempienza sua, della sua giunta e della sua maggioranza?

Quindici giorni fa il governatore ha parlato di 30 posti letto disponibili in Terapia Intensiva. Insomma, una tragedia. Poi, dimenticandosi di aver alimentato il terrore, ha indossato la maschera del figo e ne ha offerti 20 alla Lombardia. Delle due, l’una: o è impazzito e su 30 posti letto, 20 vuole darli al collega leghista Fontana. Oppure, i posti in Terapia Intensiva sono molti di più e lei, governatore, non li rivela perché a lei interessa alimentare la paura del popolo bue per poi condurlo ad ottobre, come un gregge, al seggio elettorale per ergersi a suo salvatore.

Veniamo ai posti letti non appartenenti alle Terapie Intensive. Come sono distribuiti quelli che sono stati identificati come a disposizione dell’epidemia? Quale è il piano A e quale il Piano B previsti dalla Task Force regionale?

Si ragiona su questi numeri che poi sono sempre quelli della delibera con cui De Luca e la sua giunta hanno preso l’impegno di fornire alla sanità campana questi servizi e questa capacità di assistenza. I posti letto totali programmati nel Pro sono 19.841 (pari a 3,6 x 1000 abitanti – popolazione “pesata”), di cui 16.191 per acuti (pari a 2,90 x 1.000 abitanti) e 3.650 posti letto postacuzie (pari a 0,7 x 1.000 abitanti). Tale dotazione è la risultante dell’aggiunta, all’interno del citato Piano ospedaliero, di ulteriori 1637 posti letto.

E’ chiaro che il discorso vada in questa fase circoscritto alle discipline affini al problema coronavirus per quanto riguarda i posti letto programmati: Malattie Infettive e Tropicali 314; Medicina Generale 1.915 e Pneumologia 372, per un totale di 2601.

Questi dati, ripetiamo, sono tutti programmati nel Piano regionale ospedaliero. Quale sia la effettiva attivazione di questi posti letto oggi non lo sappiamo, né ci viene reso noto da De Luca e dai suoi. Per quello che si sa, ad un anno e mezzo di distanza dall’approvazione del Piano, le ASL e le Aziende Ospedaliere hanno attivato pochissimi posti letto ex novo e ne hanno disattivati altri. Quindi, non è improbabile, che di posti letto ce ne siano di meno oggi di quanti non ce ne fossero prima dell’approvazione del Pro, con il suo dichiarato incremento.

Di queste cose, il governatore De Luca, se ci trovassimo in Uk, Usa, Spagna, Germania e anche Cina dovrebbe rispondere oggettivamente e soggettivamente. E nessuno di quei popoli gli rinnoverebbe la fiducia per i prossimi anni. Ma non siamo né l’America, né l’Inghilterra, né la Cina e né la Germania, come è del tutto evidente ai nostri occhi.