LA NOTA MADDALONI. Scagionato dall’accusa di aver favorito la camorra degli Esposito, per il sindaco De Filippo richiesta “figurativa” di condanna a 1 anno pena sospesa. Una nostra riflessione

1 Marzo 2023 - 18:30

Stamattina la requisitoria del Pm Luigi Landolfi che ha invocato, invece,  5 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex consigliera comunale Teresa Esposito; 4 anni di reclusione suo fratello Eduardo Esposito; 3 anni di reclusione per l’altro fratello Giovanni Esposito; 3 anni e 6 mesi di reclusione per la mamma Carmela Di Caprio; 2 anni di reclusione per l’imprenditore Salvatore Esposito; 1 anno di reclusione con pena sospesa per Nunzia Di Donato e Enrico Pisani

MADDALONI (G.G.) – Un anno di reclusione con pena sospesa per il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, con con le’sclusine completa sospesa è quanto chiesto

Conoscendo bene, per averne scritto tanto, le attitudini professionali eccellenti del Pm Luigi Landolfi, per tanti anni magistrato della Dda di Napoli e passato, da qualche tempo, ad altro ufficio della Procura, non ci stupisce che stamattina abbia comunque chiesto una condanna simbolica a carico del sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo.

La forza di questo magistrato benemerito, autore di tantissime indagini, soprattutto sul fronte della criminalità organizzata marcianisana, è stata rappresentata sempre dalla determinazione leonina e dalla fede assoluta nelle proprie idee.

Essendo un gran lavoratore, uno di passione e non ordinario, e costruendo il mosaico delle sue indagini tessera per tessera, ha ritenuto – il più delle volte a piena ragione – che quandanche non riesca a incastrare le prove materiali una vicina all’altra al momento delle sue requisitorie, in modo da terminare il proprio lavoro con adeguate richieste di condanna, assume comunque valore dirimente quella che si definisce, abitualmente, prova logica.

Ora, non vogliamo addentrarci nella vexata, anzi vexatissima quaestio, da Tangentopoli in poi, sulle “prove logiche” o sulle “deduzioni logiche”, sui “non poteva non sapere”, e su quanto la logica abbia potuto trasformare la procedura penale e anche giurisprudenze consolidate in tema di accertamento strutturato della commissione di un reato da parte di un imputato attraverso quelle che nel diritto americano vengono definite prove indipendenti, cioè totalmente fuori dai perimetri di chi nutre un interesse diretto o indiretto, dentro o attorno ad un procedimento giudiziario.

Il Pm Luigi Landolfi, titolare di un’inchiesta su presunti casi di voto di scambio avvenuti a Maddaloni prima delle ultime comunali del 2018 – attivata (il Pm napoletano ce lo conceda per la stima che gli portiamo) anche per una serie di articoli pubblicati da questo giornale – ha in grande considerazione il suo lavoro e fa bene.

Sarà, dunque, sicuramente capitato – e forse siamo stati sfortunati noi a non incrociare mai un evento di questo genere – che abbia fatto una richiesta di assoluzione relativa ad un imputato importante, cruciale, qualificante la cifra dell’indagine svolta a suo tempo.

Sin dal primo momento, cioè dalla lettura dell’ordinanza emessa qualche anno fa, c’era sembrato che gli addebiti mossi al sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo in merito al suo rapporto con Teresa Esposito, infermiera e candidata alle elezioni comunali nel 2018 proprio con De Filippo, non fossero solidissimi.

Forse il pubblico ministero sperava di raccogliere qualcosa in più rispetto a quello che aveva messo insieme sul sindaco di Maddaloni fino al momento dell’emissione del provvedimento, che aveva invece portato all’applicazione di misure cautelari restrittive della libertà personale a carico di alcuni indagati.

Un’indagine che ha ruotato attorno alla famiglia maddalonese degli Esposito, nel dettaglio costituita da Giovanni Esposito e da Eduardo, protagonista dell’arcinota sceneggiata degli insulti e delle minacce proferite proprio all’indirizzo del Pm Landolfi subito dopo la lettura della sentenza che comminava, in primo grado, il carcere a vita a suo fratello Antonio o’ saponar.

Dalla fase finale delle indagini fino alla chiusura delle stesse con conseguente notifica agli indagati degli atti ai sensi dell’articolo 416 bis del Codice di Procedura Penale, ma anche durante il dibattimento del processo in corso al Tribunale di S.Maria C.V., non sono invece emersi elementi a supporto dell’imputazione, in verità un po’ lunare per chi conosce Andrea De Filippo, che avrà tutti i difetti di questo mondo ma è un benestante che ha sempre vissuto del suo lavoro di agente generale della Unipol (ovvero dipendente di azienda privata che trae il suo fatturato in larghissima parte da scelte libere di mercato di singoli consumatori), e dunque non ha mai avuto bisogno di far soldi e altre provviste grazie alla politica, magari lisciando il pelo a qualche camorrista, dai quali si è tenuto sempre a larghissima distanza.

Certo, candidò Teresa Esposito compiendo l’errore di ritenere che i fatti relativi alla famiglia e ai fratelli di questa, che si sviluppavano proprio nei giorni a cavallo delle scorse elezioni, non potessero inficiare il tratto non anomalo della candidatura di una persona che da anni e anni faceva politica ed aveva partecipato a diverse altre elezioni a supporto di candidati a sindaco differenti da Andrea De Filippo. E invece questi si sbagliava. A quel tempo noi glielo dicemmo pure che stava compiendo un errore.

Ma De Filippo è un altro a cui non difetta certo l’autostima (comunque fondata su una non comune intelligenza), per cui ritenne insufficienti le nostre argomentazioni, non potendo contare su alcune cose che noi sapevamo, ma che per correttezza, serietà atavica ed irreversibile predilezione per le guardie e non per i ladri, non potevamo certo rivelargli in quanto riteniamo il segreto professionale tutt’altro che un optional.

Ordunque, dopo che stamattina il Pm Luigi Landolfi ha chiesto per De Filippo la condanna a un anno di reclusione, possiamo tranquillamente affermare che a Landolfi il sindaco De Filippo abbia fatto una buona impressione. Lo ha conosciuto bene e meglio durante il dibattimento e per questo motivo ha cancellato di fatto, nella sua requisitoria e nelle sue intime convinzioni, l’aggravante camorristica una volta regolata dall’articolo 7 della legge 241/91, oggi incastonata nel comma 1 dell’articolo 416 bis.

Guardate, questo Pm ha personalità e carisma da vendere e non ha certo dimostrato, in passato, di aver timore di chiedere condanne anche pesanti a carico di politici, di persone incensurate, pur sapendo che gli elementi da lui raccolti ed illustrati non gli avrebbero consentito di ottenere il verdetto di colpevolezza sull’aggravante camorristica, che però lui non rinunciava a mettere sul piatto in coerenza con il suo teorema accusatorio.

E allora, se stamattina ha detto in sostanza che De Filippo non è un camorrista o un paracamorrista, è perché ne è convinto al 100% e questo deve rappresentare di per sé una soddisfazione per il sindaco di Maddaloni, il quale ha vissuto questo processo con grande preoccupazione, sentendosi coinvolto in una storia di cui non riusciva nemmeno a comprendere la modalità utilizzata dal Pm per formulare l’accusa ai suoi danni.

Però, aspettarsi che Landolfi chiedesse l’assoluzione piena di De Filippo poteva essere esercizio attivo solo in chi non conosce la storia di questo magistrato.

Andrea De Filippo è, infatti, l’imputato più importante e più noto di questo processo, dato che si tratta della fascia tricolore della quarta città per popolazione della provincia di Caserta.

Come dire: ok sindaco, ho capito che lei non c’entra con i camorristi e con i loro interessi, ma nonostante il fatto che dalle prove testimoniali non siano emersi elementi materiali solidi per una condanna per voto di scambio, appare logico, davanti ai miei occhi di magistrato esperto, eccola la “prova logica” di cui scrivevamo all’inizio, che le cose siano andate in un certo modo, cioè in funzione degli interessi di un imprenditore che avrebbe votato De Filippo aspettandosi da lui azioni a danno di un concorrente.

Un anno di reclusione ovviamente con pena sospesa, quando il codice penale prevedrebbe anche qualcosa in più per questo reato, pur depurato dell’aggravante camorristica.

Ecco perché la richiesta del pm Landolfi, che noi concettualmente colleghiamo alle sue tante indagini da noi raccontate, ai tanti processi in cui abbiamo dato conto delle sue severissime requisitorie, è a nostro avviso simbolica, figurativa.

Per quanto riguarda gli altri imputati, di seguito le condanne richieste: 5 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex consigliera comunale Teresa Esposito; 4 anni di reclusione suo fratello Eduardo Esposito; 3 anni di reclusione per l’altro fratello Giovanni  Esposito; 3 anni e 6 mesi di reclusione per la mamma Carmela Di Caprio; 2 anni di reclusione per l’imprenditore Salvatore Esposito; 1 anno di reclusione con pena sospesa per Nunzia Di Donato e Enrico Pisani.

Non ci possiamo mettere la mano sul fuoco, ma l’eventuale quandanche non probabile condanna a un anno di De Filippo non integrerebbe quella condizione di ineligibilità relativa a persone colpite da un verdetto di condanna in un processo di primo grado, vista l’esiguità della pena.

Insomma, il sindaco De Filippo potrebbe, se ritenesse, candidarsi lo stesso alle elezioni comunali di Maddaloni, già fissate per i prossimi 14 e 15 maggio con eventuale ballottaggio il 28 e 29 maggio.