LA NOTA MARCIANISE. Invece di sparar cazzate tipo “I centri di stoccaggio devono chiudere”, Velardi tiri fuori l’elenco delle decine di industrie insalubri che operano nel perimetro comunale

30 Luglio 2018 - 19:34

MARCIANISE (G.G.) – Il sindaco Antonello Velardi ha dichiarato testualmente, durante l’edizione del Tg5 delle 20 dello scorso 26 luglio: “Questi siti di stoccaggio devono essere chiusi”.

Beh, l’Italia è uno dei luoghi a più alta densità di demagoghi. E qui dobbiamo ben precisare il significato di questa parola che ci è tramandata dalla scuola politica della Grecia Antica, di quel meraviglioso e sorprendente V secolo che, quasi inopinatamente, fece gemmare per la prima volta la democrazia per la prima volta nella storia.

Il demagogo non è solamente colui che utilizza argomenti di facile presa per accrescere il proprio consenso, partendo, ovviamente, da una rendita di posizione legata a una carica o legata a una proposta politica comunque proveniente da un mittente non anonimo che riscuote un grado significativo di conoscenza per i motivi più svariati.

La demagogia è considerata un guasto, una distorsione, un frutto avvelenato della democrazia perchè è in grado di condurre il popolo o una parte di esso a convinzioni erronee quando non addirittura prive di ogni pur minimo ed elementare fondamento logico e culturale.

Siccome la parola “cazzo” va di moda, visto che Salvini (“Chi cazzo è Nina Zilli?”) l’ha usata per rispondere al “vaffanculo” che la cantante italiana, che vuol far l’americana anti-Trump, gli ha indirizzato, anche noi ci sentiamo in grado di approfittare dello sdoganamento del termine: ma che cazzo significa che bisogna chiudere i centri di stoccaggio? E dove la portano la monnezza dai vari centri in cui è raccolta? Esiste un sistema che non sia quello dell’inceneritore per liberarsi di particolari frazioni dei rifiuti, come quelli per l’appunto stoccati nell’azienda Di Gennaro di Pascarola?

Questa è una forma di demagogia tra le più pericolose, perchè nell’involucro delle parole non esiste neanche una briciola di verosimiglianza delle stesse.

Sarebbe una cazzata a prescindere. Diventa una cazzata sesquipedale nel momento in cui non è sostenuta da uno straccio di proposta alternativa, visto che i rifiuti non è che si possano mangiare, se si estrinseca attraverso un proclama tanto rivoluzionario che neppure i più radicali degli ambientalisti, dei cultori della raccolta differenziata utopica e immaginaria, oserebbero enunciare.

Il problema è che un sindaco dovrebbe trascorrere più tempo a studiare e meno tempo a coglionare i suoi concittadini con un uso incontinente del social più conosciuto.

Scoprirebbe tante cose interessanti. Scoprirebbe che esistono dei rigorosissimi piani antincendio che, se attuati, possono ridurre veramente le possibilità di disastri. E possono rendere la vita difficile, complicando le loro azioni criminali, a chi, perseguendo oscuri obiettivi, scatena questi roghi.

Il piano antincendio non è un’esercitazione della Protezione Civile, ma è un sistema di regole di prevenzione approntate dal corpo dei Vigili del Fuoco.

Eppure Velardi tanto si è battuto per averli a Marcianise, ora li utilizzi per quelle che sono le loro migliori e più evolute potenzialità. Ma il tema ambientale è molto complesso. Stiamo lavorando per recuperare materiale che ci consenta di cimorendere, attraverso il suo studio, la severa legislazione vigente in tema di industrie cosiddette insalubri.

Una categoria di opifici che necessariamente devono essere localizzato fuori dal centro abitato e che devono essere costantemente monitorati, affinchè quegli elementi di insalubrità, certificati da organismi indipendenti che operano al servizio della Regione Campania, possano essere stabilmente tenuti sotto controllo, per evitare eventuali incendi, ma anche per tenere sotto tutela tutti quei processi produttivi che implicano l’emissione in atmosfera di sostanze tossiche e potenzialmente pericolose.

Ecco, un primo passo che Velardi dovrebbe fare, ma che anche l’opposizione potrebbe realizzare, sarebbe quello di mettere a disposizione di tutti i cittadini di Marcianise l’elenco delle industrie insalubri collocate nel perimetro comunale. Perchè non basta solamente sfoggiare, nell’albo online, i requisiti da paura della Eco-Bat, cioè dell’azienda che tira fuori il piombo dalle batterie esauste; non basta pubblicare le caratteristiche di questa azienda, definita dalla Regione Campania “a rischio di incidenti rilevanti”.

Occorre, per essere realmente credibili dopo un’estate veramente tragicomica tra ombrelloni, cocomerate, ordinanze tardive e dichiarazioni disarmanti, affrontare il tema del rischio ambientale legato alla presenza di industrie insalubri in maniera seria, capillare, in modo da raggiungere l’obiettivo complicato di trovare un punto di equilibrio tra il bene che queste aziende fanno alla città, versando tanti soldi nelle casse comunali e assumendo tanti marcianisani, con il male che potrebbero improvvisamente infliggere nel momento in cui non ci fosse una rigorosa attenzione da parte del Comune sul tema della sicurezza dei processi di produzioni.

Altro che chiudere i centri di stoccaggio. Il sindaco deve conoscere e approfondire per poter decidere in scienza e coscienza. Il resto sono solo bagattelle parolaie con le quali, ogni giorno, viene perpetuato il rito di un disimpegno culturale frutto della convinzione solidissima nella testa di Velardi che i marcianisani, tutto sommato, siano una banda di ignoranti ai quali va bene qualsiasi balla o sciocchezza che gli viene propinata.