LA NOTA. Pizzeria “I Masanielli”. Chiara Ferragni si è stufata: “Mai chiesto un privè in questo posto che neppure conosco”
5 Febbraio 2020 - 17:33
CASERTA – (Gianluigi Guarino) Non vogliamo certo crocifiggere Francesco Martucci, patron della nota pizzeria “I Masanielli”, che accoglie i suoi ospiti a pochi passi dalla clinica del sole e dalla sede provinciale dell’Agenzia delle Entrate. Può anche darsi, infatti, che il caso da lui costruito, da ieri mattina e chiuso definitivamente, a 24 ore di distanza, da un post che la diretta interessata ha pubblicato sul suo profilo Instagram, sia stato attivato da una incomprensione, da un equivoco, oppure dallo scherzo di qualche fake, di qualche profilo non autentico di facebook.
Partendo da questo presupposto garantista e dunque non colpevolista, il fatto accaduto induce ad una rapida riflessione relativa all’autentico contagio (questa sì una vera e propria pandemia, altro che Coronavirus), delle notizie false per volontà o per ingenua valutazione delle catene social che portano alla pubblicazione delle stesse.
Attenzione, fino a quando la fake news investe i processi di trasmissione delle informazioni giornalistiche, para-giornalistiche o semplicemente informazioni nude e crude, interconnesse all’interno della platea, peraltro sterminata, dei social-clienti, la cosa si può anche tollerare.
Nel senso che essendo facebook, instagram, twitter e gli altri social minori, luoghi della libertà, di ogni forma di libertà, anche di quelle contenenti effetti collaterali non positivi, il principio universale, supremo della libertà, relativo alla prima essenza dei diritti dell’uomo, ti porta ad accettare l’idea di dover sopportare le controindicazioni.
Ma se il meccanismo investe ed inquina i processi economici, minando il principio della concorrenza tra imprese commerciali, cioè quelle che incassano i soldi giorno per giorno dentro ad una serie numerosa di transazioni, la cosa si complica e non di poco. Tutto ciò che Francesco Martucci ha messo in piedi ieri (CLICCA QUI PER LEGGERE IL PRIMO ARTICOLO; CLICCA QUI PER LEGGERE IL SECONDO ARTICOLO), ha, infatti, prodotto un ritorno pubblicitario migliore, più efficace di quello che avrebbe garantito una campagna costruita onestamente e ortodossamente attraverso l’applicazione dei canoni tradizionali o innovativi della promozione dei propri prodotti tramite spot televisivi, web-televisivi, banner digitali, cartacei sia nella versione stradale sia nella versione storica legata ai quotidiani, anzi, ai paleo-quotidiani.
Per non essere fraintesi, perchè qui a Caserta la suscettibilità è un’attitudine caratteriale connessa alla stupidità e alla incapacità di analizzare i contenuti di uno scritto che esprime una opinione, ribadiamo che, fino a prova contraria, quello di Francesco Martucci, va considerato un atto di ingenuità. Il noto pizzaiolo ha infatti pubblicato un presunto messaggio social che la nota influencer Chiara Ferragni, moglie del cantante rap Fedez, gli avrebbe inviato chiedendogli di riservare un tavolo nella pizzeria I Masanielli, previa la prenotazione di un privè. Da qui, la risposta di Martucci: “Non abbiamo privè. Per noi i clienti devono essere trattati tutti allo stesso modo“.
Come si suol dire, il titolare de I Masanielli ha preso la palla al balzo e si è concesso pure una botta di socialismo alla “libertè, egalitè, fraternitè“. Senza farsi venire il dubbio che quella richiesta formulatagli non fosse arrivata realmente da Chiara Ferragni, ma da uno delle centinaia di fake che recano il suo nome, magari costruiti al tempo in cui le maglie di facebook e di instagram erano più larghe di quanto non lo siano oggi, in un momento in cui costruire profili non rispondenti all’identità reale di chi li richiede, è diventato molto più difficile di quanto non sia stato in passato. Probabilmente, gli è sembrato troppo bello, troppo figo il fatto che Chiara Ferragni, un personaggio che a ragione o a torto è tra i più conosciuti in Italia attualmente, si fosse rivolto proprio a lui e al suo locale.
Riscritta, ribadita e scandita volutamente come una cantilena, la premessa, a garanzia di Francesco Martucci, che intendiamo rispettare fino a quando eventualmente, una prova, non un indizio, ma una prova contraria dimostrasse una matrice volontaria di tutta ‘sta boiata, non possiamo, proprio per lo stesso motivo, per rispetto del concetto di onestà intellettuale, non affermare che il post di Francesco Martucci abbia determinato, ripetiamo per la 400esima volta, involontariamente, fino a prova contraria, una lesione del principio della concorrenza.
E siccome, come si suol dire, il diavolo è nero e tutte le altre pizzerie di Caserta, di Napoli e dintorni, conoscono questa vicenda, potrebbe accadere che qualcuno, domani mattina, risponda al presidente degli Stati Uniti Trump, dicendogli che il ketchup che lui chiede su una pizza che vuol mangiare qui da noi, facendo un salto veloce con l’Air Force One, se lo mangiasse in America perchè noi siamo quelli della pummarola che fu offerta alla regina Margherita.
Ecco, dunque, il vero pericolo. Nel meccanismo della concorrenza, della pubblicità dei propri prodotti, si può iniettare il veleno della false informazioni, della falsa promozione. E siccome qui non stiamo parlando di idee, ma di quattrini reali, di banconote che girano tra le mani, di moneta sonante, niente di più strano che domani qualcuno possa presentare denunce in sede penale o civile, di fronte a casi di fake pubblicità come simili a questo verificatosi a Caserta nelle ultime 24 ore.
Ma ciò sarebbe il minimo, rispetto all’inquinamento, al contagio, alla pandemia del fake spot che, oltre a determinare la lesione degli equilibri della concorrenza, potrebbe anche riverberarsi sui diritti dei consumatori.
Dunque, ha fatto bene Francesco Martucci a innestare la marcia indietro, quando ha capito che la Ferragni e anche Fedez stavano sbertucciando Caserta (con il video a cui si può accedere grazie ai due link colorati presenti nel secondo link colorato in rosso nella prima parte di questo articolo), come se non bastassero i Carlo Marino, gli Sforza e compagnia cantata. A lui, però, è lecito chiedere, trattandosi del titolare di uno dei locali più noti della città capoluogo, un’attenzione e un rigore maggiori rispetto a quelle che abbiamo definito come le controindicazioni, gli effetti collaterali della comunicazione social.