LA NOTIZIA E IL NOSTRO COMMENTO. Il Pd conta i morti e i feriti. Camilla Sgambato, mollata da Orlando: “Ho detto no a una candidatura inutile. Altro che quote rosa, donne mortificate e messe al servizio dei candidati maschi”

16 Agosto 2022 - 13:30

In calce alla nostra breve nota di presentazione, il post pubblicato qualche minuto fa dall’ex parlamentare ed ex responsabile nazionale della pubblica istruzione del Pd: “Rispetto a quello che aveva deciso poche settimane fa la direzione nazionale, è stato fatto l’esatto contrario”. La prof sammaritana:”A tutto c’è un limite, agirò di conseguenza”

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.)  Oggi è la giornata del dolore. I siti nazionali e locali sono pieni di dichiarazioni dei maggiorenti, o meglio degli ex maggiorenti del Pd, silurati dalla coppia Enrico Letta-Andrea Orlando, i quali, in pratica più che pensare all’esito elettorale che ritengono, evidentemente, votato all’ineluttabile sconfitta, sembrano preparare già oggi il congresso nazionale che dovrebbe sancire, con buona pace degli ambiziosissimi obiettivi, tracciati al Lingotto, nel 2008 dal fondatore Walter Veltroni, un’addizione a freddo tra due correnti, quella degli ex democristiani, Letta e Franceschini, cioè una parte della Margherita, visto che l’altra parte, quella di Renzi, è stata definitivamente purgata con la mancata candidatura di Luca Lotti, e un pezzettino degli ex Ds, che si aggregano attorno all’ugualmente ex ministro della giustizia Andrea Orlando.

Dunque, l’esternazione dell’ex parlamentare Camilla Sgambato, appartenente proprio alla corrente di Andrea Orlando, va inserita in questo filone.

Noi, in verità, quando ci accorgemmo che la Sgambato non faceva più parte della segreteria nazionale del partito, in cui era stata impegnata per qualche tempo da responsabile nazionale della scuola e della pubblica istruzione, pensammo che qualcosa di particolare fosse successo nel rapporto tra la professoressa sammaritana e quell’Orlando che a Santa Maria Capua Vetere ha dei parenti, ma che certo in questo momento non ha minimamente dimostrato di nutrire riserve etnico territoriali in grado di condizionarne le scelte.

Nonostante avessimo notato questa cosa, soprassedemmo sull’argomento dedicandogli solo qualche riga fugace, peraltro inserita in articoli, costruiti su basi cronistiche e narrative differenti. Come si suol dire, lo scrivemmo “per inciso”.

Pensammo, infatti, che se avessimo esplicitato un’analisi, una considerazione, se avessimo apposto una sottolineatura a quel fatto, la Sgambato avrebbe sicuramente risposto che la sua mancata conferma dentro alla segreteria nazionale del Pd, era stata frutto di una sua scelta personale legata magari alla mancanza di tempo e alla difficoltà di stare a Roma e di girare l’Italia stabilmente. Non è detto che questo cambiamento, questo avvicendamento non siano stati spiegati e certificati in questi termini anche nella sede di Largo del Nazareno.

Ma si sa come funzionano queste cose: magari, Orlando, riconoscendole, ovviamente, ma solo a parole tutte le qualità del migliore genere umano, le ha chiesto il sacrificio di un passo indietro per ampliare le basi partecipative della corrente. Glielo avrà chiesto così, usando un dovuto garbo personale e istituzionale.

Tra le regole auree della politica italiana, c’è quella  che raccomanda a chi non vuol soffrire dopo cocenti delusioni, di non fare mai distinzioni tra le diverse modalità con cui si attua una decisione che comporta un avvicendamento in un posto di potere, senza un adeguato ristoro.

Insomma, tu puoi anche uscire di scena dalla segreteria nazionale, passando in rassegna i corazzieri che ti salutano ossequiosi, ma la conseguenza politica è la stessa di un siluramento brutale. In pratica, se non c’è ristoro, se non c’è compensazione, se alla Sgambato non è stata attribuita da Orlando un’altra postazione importante, di grande visibilità all’interno degli organismi che contano, è perchè, evidentemente, la Sgambato, agli occhi dell’ex primo ministro, era passata di moda e Orlando aveva già maturato dentro di sè e guardandosi bene da spiefferarlo in giro, l’idea che Camilla Sgambato non costituisse più un punto di riferimento irrinunciabile per lui in funzione della prossima legislatura.

Questo è un paese in cui pochissimi, in generale, parlano in faccia e i pochissimi diventano zero quando si entra nel perimetro furbastro della politica. Oggi possiamo dire che quella mancata conferma della Sgambato nella segreteria nazionale era sicuramente sintomatica della revisione dei propri convincimenti da parte di Orlando, il quale ha garantito elezioni certe ad altri esponenti del partito, a cominciare dall’ex segretario provinciale, il non brillantissimo Sarracino e proseguendo con l’ex vicesindaca di De Magistris Valeria Valente.

Alla Sgambato è stato offerto il posto di numero 2 dietro a Graziano, al collegio plurinominale della Camera di Caserta e Benevento. Ovviamente, la Sgambato si è sentita umiliata e non ha accettato, come avevamo preannunciato nei giorni scorsi, visto che si sarebbe trattato di una candidatura senza alcuna speranza di elezione.

Ora, non sappiamo a quali “conseguenze” essa alluda alla fine del suo amareggiatissimo post che pubblichiamo in calce.

Non sappiamo se di qui a poco annuncerà l’addio al Pd. Comunque, tutto sommato non è che la cosa conti granchè in termini di politico peso specifico. La cosa più interessante che la Sgambato scrive è sicuramente il passaggio relativo alla mortificazione del tutto evidente, subita dalle donne. Altro che parità di genere. Sicuramente , aggiungiamo noi, Enrico Letta affermerà che la compensazione è stata realizzata a livello nazionale. Ma qui stiamo parlando di uno degli impegni sacramentati, con tanto di approvazione all’unanimità, dalla direzione nazionale del partito, che solo poche settimane fa, aveva escluso candidati calati dall’alto, (e la Camusso cos’è un candidato calato dal basso?) aveva affermato solennemente il discrimine della territorialità quale metodo fondamentale per la scelta, ma soprattutto aveva scritto a lettere di fuoco che la parità di genere sarebbe stato un vero e proprio punto irrinunciabile nell’attività di selezine dei candidati.

La Sgambato, giustamente, perchè questo dimostrano i fatti, nota che non solo la parità di genere in Campania è stata totalmente violata, visto che, riassiungiamo noi, se si eccettua la Camusso, peraltro calata dall’alto, negli altri 10 listini plurinominali-proporzionali di Camera e Senato, non c’è una sola donna candidata. Ma questo sarebbe niente: la Sgambato afferma che il ruolo puramente ancillare è stato applicato con una durezza e con una rozzezza misogina visto che alcune donne sono state posizionate in diverse caselle solo allo scopo di tutelare e di rendere più certa possibile l’elezione dei maschi.

Il resto lo leggete nel post qui in basso.