La Reggia di Capodimonte scambiata per il Palazzo Reale di Caserta è solo la dimostrazione dell’approssimazione e della noncuranza con cui Marino & c. amministrano la nostra città
25 Settembre 2021 - 18:48
Episodio ridicolo e grave. Ed ora Carlo Marino pensa di fare marcia indietro sul biodigestore a Ponteselice e si “inventa” il progetto di “grande foresta urbana”
CASERTA (pm) Dopo la cose definitive osservate dal direttore Gianluigi Guarino nella sua nota politica sull’ultima “macchietta” elettorale del sindaco Carlo Marino (questo l’articolo), abbozziamo qui un commento di costume, di maniera. I fatti sono risaputi. Per la sua campagna politica sui social media a sostegno di Carlo Marino, il circolo di Caserta del Partito Democratico aveva fino a l’altro ieri adottata l’immagine che abbiamo pubblicato in testa al titolo. Voleva rappresentare Caserta e la sua Reggia con il corredo dei soliti improbabili slogan, ma, con un errore marchiano, prendendo fischi per fiaschi, è stata riprodotta la Reggia di Capodimonte con il suo bosco ed un ampio squarcio di Napoli.
Naturalmente non è mancato lo sfottò per tale clamorosa cantonata ed i responsabili, anziché scegliere la linea probabilmente più accettabile, quella di correggere e tacere, si sono messi persino a replicare, convinti forse che la miglior difesa sia l’attacco, dimenticando tuttavia che la massima vale al più in altri campi che non quello. Anzi, hanno iniziato a buttare fumo negli occhi filosofando sui commenti che si sono scatenati, interrogandosi oziosamente se siano più ironici che sarcastici o più sarcastici che ironici o tirando in ballo incomprensibilmente tre gatti di cui si sono chiesti, menando il can per l’aia, se sono casertani o meno (bho!). Chissà, forse hanno pensato di fare breccia nel fronte del consenso animalista o dei pensatori cavillosi, immaginati come particolarmente sprovveduti.
Ora, a nostro modo di vedere, l’episodio è, al tempo stesso, ridicolo e grave.
Sul ridicolo non ci soffermiamo perché ci pare abbia il carattere dell’autoevidenza.
Peraltro il caso ha un precedente analogo e forse persino più clamoroso in quello di Roma. La sindaca Virginia Raggi – calamitosa esponente del Movimento 5S, gemello eterozigote del Partito Democratico nella comune filiazione illiberale – nel promuovere un torneo internazionale di golf che sarà disputato nella capitale nel 2023, pubblicava un video pubblicitario in cui, anziché il Colosseo, compariva l’Arena di Nîmes in Francia, con cui veniva scambiato. Uno sproposito planetario!
Sulla gravità di cui dicevamo basti osservare che essa non è altro che un sintomo dello stato delle cose. Laddove il capoluogo viene amministrato con improvvisazione, approssimazione, mancanza di trasparenza e noncuranza dei reali bisogni della cittadinanza, in cui la natura ed il riparto della spesa pubblica lasciano sempre immaginare all’opera clientele di tutti i tipi, cose come queste sono sempre da attendersi. Bisogna rendersi conto che queste sono le mani concrete in cui siamo, quelle che decidono del destino della città, in una condizione in cui l’incapacità e l’irresponsabilità appaiono eretti a sistema. E dunque come meravigliarsi della abnorme corsa di candidati alle liste elettorali. In questa realtà di estremo degrado civile ed istituzionale basta, a chiunque ambisca ad uno scranno comunale, affermare, senza darsi troppa pena per un’autentica competenza e per un vero spirito civico e di servizio, quelle tre o quattro cose imparaticce sull’ambiente, sulla cultura, sullo sviluppo, sul turismo e va bene così. Pronti a dire esattamente il contrario non appena necessario. Proprio come ha fatto or ora il sindaco, vecchia volpe in quest’arte di equilibrismo e di opportunismo.
Avendo capito, da vari segnali, che il tema del verde gli potrebbe costare caro– da ultimo la protesta di inusualmente numerosi cittadini contro il cervellotico taglio annunciato di 18 pini antichi di via Unità Italiana – e dopo aver svelato l’intenzione costantemente dissimulata (ancora nel consiglio comunale sulla petizione popolare sul Macrico dell’aprile scorso) di lottizzare e rendere edificabile il Macrico, Carlo Marino ha avuto la pensata di tirare fuori in queste ore un implausibile progetto di grande foresta urbana. Peraltro senza niente di originale, in quanto già idea del sindaco di Milano per la sua città con il programma Forestami, ma formula di illusionismo elettorale. E per non dire dei cosiddetti Boschi Urbani di cui si parla da alcuni anni e che si progettano altrove. E pare che, sempre Marino – con quanta sincerità e spontaneità ognuno lo può immaginare – starebbe addirittura pensando ad una marcia indietro del biodigestore nella sua collocazione a ridosso della Reggia.
A parte la nebbia sul relativo finanziamento (i fondi evocati in una sua intervista in proposito sembrano confusamente buttati là tanto per dire ) e l’evidente ossimoro (urbe e natura sono in contraddizione quasi assoluta) che è escogitato in chiave propagandistica, la questione della propria credibilità non sfiora per niente il primo cittadino, dopo che con la sua giunta ha cementificato tutto il possibile e la città è letteralmente priva di aree verdi naturali. Questa sua supposta foresta, in quali terreni vorrebbe realizzarla? Elettori ancora in grado di ragionare, siete avvertiti !
Il post del Partito Democratico casertano per scusarsi dell’errore in cui è incorso in un messaggio
elettorale scambiando l’immagine di Napoli per quella di Caserta