La vedova del carabiniere scrive all’insegnante sospesa: “Le sue parole fanno molto male”
29 Luglio 2019 - 13:30
MARCIANISE – Anna Arecchia, insegnante ed ex assessore al comune di Marcianise ha scritto una lunga lettera alla collega Eliana Frontini, professoressa di storia dell’arte e disegno dell’Istituto Pascal di Romentino di Novara, sospesa dopo aver scritto sui social la frase: “Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza”, riferita a Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma qualche giorno fa.
Anna Arecchia ha perso il marito Rino Pio Golino, anche lui militare dell’Arma, deceduto a Roma nel 1995, durante un inseguimento nell’ambito di un’operazione contro la banda della Magliana.
Ecco il testo integrale della lettera: Cara Eliana Frontini, Le scrivo in quanto Vedova di un Maresciallo dei Carabinieri caduto nell’adempimento del proprio Dovere ma anche in qualità di Insegnante.
Se le scioccanti dichiarazioni rese per la morte del Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega Lei le avesse pronunciate anche quel 4 febbraio 1995, un ipotetico “Tre di meno! Non ne sentiremo la mancanza”, me lo avrebbe fatto morire due volte, il mio Rino. Lei certamente non ne sentirà la mancanza, ma io, i miei figli, le intere famiglie dei tre giovani Carabinieri che, in una fredda notte, stavano tutelando il nostro Stato contro la produzione di milioni di dollari falsi, noi sì, quella mancanza l’abbiamo sentita e continuiamo a soffrirla, perché, nonostante siano trascorsi 25 anni, nulla e nessuno potrà mai colmare il vuoto di una perdita così grave. Mi strazia ancora oggi specchiarmi negli occhi dei miei tre figli, all’epoca piccolissimi, ignari di un tale destino, mi straziano le parole del mio figlio maschio, quando, indifeso mi confida “Cerco parti di mio padre nel mondo”, come se quel padre glielo avessero fatto a pezzi e buttato per aria e oggi, oltre a combatterne l’assenza ne deve ricomporre l’immagine e la storia per arrivare a costruire la propria. Mi ha straziato per anni il dolore di mia suocera, anziana e sola che mai avrebbe immaginato di dover sopravvivere a un figlio, alla quale certamente non sono stata capace di dare sollievo perché c’era anche il mio di dolore che mi ha privata per anni di una vita normale fino a ridurmi senza difese immunitarie e farmi rischiare la vita.
Questa è quella mancanza che Lei si vanta di non sentire, ma che migliaia di vedove, di orfani, di genitori continuano a nutrire ogni attimo nella loro vita di sopravvissuti. Nella mia sofferente vita, ho però avuto la fortuna di svolgere quel lavoro che ritengo essere tra i più soddisfacenti, faccio l’Insegnante, in un Liceo, come Lei. I miei allievi sono fonte continua di stimoli e confronti. Oltre a cercare di appassionarli alla Matematica, provo a coinvolgerli, tempo curriculare permettendo, in discussioni su svariati temi della Vita e così capita, quasi tutti gli anni e per tutti i miei nuovi allievi, di fare riferimento alla mia di vita, che ha subìto, giocoforza, un cambio di rotta. Mi confido con loro e mi riempie di orgoglio e di gioia il loro ascoltarmi, con gli occhi lucidi, senza interrompermi e alla fine, quasi sempre, quell’applauso scrosciante che irrompe nel silenzio, va a Chi non c’è più.
Sento doverosa la mia testimonianza, diametralmente opposta alla Sua, di quel doloroso giorno e del sacrificio di tre giovani Carabinieri di 22, 28 e 34 anni, riconosciuti Vittime del Dovere e della criminalità organizzata. Ho fortemente voluto che i miei allievi fossero presenti il giorno in cui, nella mia città, Marcianise, fu intitolata una strada a mio marito, il maresciallo Rino Pio Golino, affinché il suo sacrificio non andasse dimenticato. Insegno ai miei ragazzi che le Forze dell’Ordine sono tutori della loro incolumità e non loro nemici. Gioisco quando nel mio Liceo si accolgono rappresentanti dei vari Corpi militari ad illustrare la loro attività investigativa.
E il mio pensiero oggi va alla giovane sposa e già vedova del Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, va a quei genitori che non meritavano questo immenso dolore, va a tutti i Carabinieri d’Italia che, con orgoglio e sprezzo del pericolo, escono ogni giorno di casa, salutando i propri cari, i propri figli nella speranza di poterli riabbracciare a fine giornata.
Cara Eliana, hanno fatto molto male le Sue parole. Hanno fatto male a noi familiari di Carabinieri, ma soprattutto a tutti quei giovani studenti, per ognuno dei quali, noi Insegnanti, rappresentiamo ancora un esempio. Non saranno sufficienti le sue scuse, quei ragazzi confusi avranno bisogno di prove e di comprendere i reali Valori per i quali vale la pena lottare.