L’allarme della DDA: “I Casalesi ancora molto presenti sul territorio”

14 Settembre 2019 - 18:00

CASAL DI PRINCIPE –Se la mafia prospera nel nostro Paese è perché lo Stato non è riuscito ad imporre la sua autorità sul territorio con decisione. Dovremmo prendere esempio dalla Germania che, dall’unificazione ad oggi, è cresciuta di oltre 30 punti percentuale“. Lo ha detto oggi il comandante della Dia, generale Giuseppe Governale partecipando alla seconda giornata del meeting della Summer School Ucsi, a Casal di Principe. “A Milano nel 2018 – ha proseguito Governale – c’è stato un aumento del 38% dei ristoranti perché le organizzazioni criminali, in particolare la ‘ndrangheta, hanno l’esigenza di ‘lavare’ i proventi del narcotraffico. Le mafie, pur di ripulire il denaro, sono disposte a perderne una buona parte perché altrimenti il denaro sporco non sarebbe spendibile“.

Tra gli altri interventi, quello del Procuratore di Napoli, Giovanni Melillo che ha parlato di “giornalismo, come un pilastro del tessuto democratico del nostro Paese che va difeso. Le varie mafie

– ha proseguito Melillo – hanno in comune un tratto spesso dimenticato: la capacità di trasformare la violenza in ricchezza. Ciò esige il ricorso alla corruzione. Le mafie hanno un servizio di intelligence per carpire informazioni sulle indagini in corso. Le organizzazioni criminali, attraverso gli imprenditori, cercano approvazione sociale e soprattutto una via di ingresso nel sistema legale. Nel 1980 i procuratori della Repubblica – ha concluso – neanche pronunciavano la parola ‘mafia’, combattuta esclusivamente dalla società civile, dai sindacati e da alcuni partiti politici. La lotta alla mafia è un fenomeno relativamente recente“.

Alla seconda giornata hanno partecipato anche il senatore Pietro Grasso, il docente universitario Giacomo Di Gennaro, il generale della Guardia di Finanza, Umberto Repetto ed il sostituto procuratore di Napoli Alessandro D’Alessio che ha lanciato l’allarme sulla pericolosità del “nuovo clan dei casalesi”.

Le organizzazioni criminali hanno la capacità di farsi interpreti dei sogni delle persone, andando a sostituire lo Stato – ha spiegato il magistrato dell’Antimafia – Secondo quanto riportato dai collaboratori di giustizia, il clan dei Casalesi non si è mai occupato di tre attività criminali: le esecuzioni immobiliari, spesso rivolte alla povera gente, gli stupefacenti e l’usura. Avevano capito che dovevano farsi amare dalla gente per acquisire potere e controllare il territorio. Quello che mi fa arrabbiare – ha riconosciuto D’Alessio – è l’eccessiva disponibilità delle banche ad aiutare i cosiddetti ‘investitori sponsorizzati’, senza ricevere particolari garanzie. L’estorsione è essenziale per il controllo del territorio, ma oggi si assiste ad un mutamento: gli imprenditori si fanno forti della complicità con mafia e politica e, grazie alla corruzione, arrivano praticamente ovunque”.

Il sostituto procuratore della Dda ha invitato anche a non sottovalutare il rischio connesso al clan: “L’organizzazione criminale e’ ancora molto presente. Chi dice il contrario, vuole solo strumentalizzare. Oggi il vero fenomeno spia della presenza delle organizzazioni criminali e’ la corruzione — ha sottolineato D’Alessio – I politici non cercano più il vero consenso elettorale”.

Un focus importante poi sul ruolo e sui legami tra camorra e imprenditori: “Spesso mi è capitato di ascoltare imprenditori che, con i loro parenti, dichiarano di non sentirsi complici ma vittime della camorra – ha rivelato D’Alessio – Non si rendono conto che la camorra ha bisogno degli imprenditori. La mafia casalese ha capito subito che per guadagnare bisognava controllare certi settori dell’economia attraverso i consorzi. La grande intuizione di Zagaria è stata quella di non bloccare i cantieri, ma di diventare soci dei grandi imprenditori”.