L’INTERCETTAZIONE. Per il figlio di Sergio Orsi, i presunti tangentisti del CIRA di Capua erano peggio dei ras e degli esattori del pizzo per il clan dei Casalesi: “Ma il 10% …”

30 Aprile 2022 - 13:54

Siamo andati anche noi su un passo dell’ordinanza che è stato l’unico attenzionato da agenzie e dagli altri giornali. In effetti questa frase, al di là della sua attitudine a catturare clic, espone un concetto tutto sommato sbagliato così come lo stesso Sergio Orsi spiega al figliolo. Più importante, invece, è il peso, il significato di questa intercettazione dalla quale si capisce chiaramente che l’impresa con sede ad Ercolano batte solo per finta quella del nipote di Orsi e quella di Oreste Fabio Luongo

CASAL DI PRINCIPE/CAPUA (g.g.) – In pratica, i pochissimi articoli di approfondimento usciti su vari giornali a 24 ore di distanza dall’arresto di Sergio Orsi e di altre 4 persone, più 8 indagati, hanno in pratica esaurito la loro funzione, andando a catturare un titolo tutto sommato efficace, calibrandolo sulla frase che, sbuffando, Adolfo Orsi, figlio di Sergio, pronuncia davanti al padre, lamentandosi del fatto che i due dirigenti dell’Ufficio Tecnico del CIRA di Capua hanno chiesto tangenti che vanno ad assorbire il 10% dell’importo complessivo dei lavori.

Si tratta dell’appalto di cui si parla nel capo uno

. Dunque, un mini intervento da 46 mila euro che sulla carta viene aggiudicato alla Cogefid,
dell’imprenditore di Somma Vesuviana Fiore Di Palma, di cui Francesco Ciervo, imparentato con la moglie di Adolfo Orsi, è dipendente.

La frase è la seguente: “ma il 10% nemmeno più i camorristi ci arrivano“.

In poche parole, i due dirigenti del CIRA Carlo Russo, RUP della gara e Vincenzo Filomena, progettista, si comporterebbero nelle loro richieste di tangenti peggio di come si comportano ras ed esattori del clan dei Casalesi quando riscuotono il pizzo per le loro estorsioni.

Noi non ci siamo fatti ingolosire dalla frase ad effetto e abbiamo atteso, seguendo la nostra linea di analisi, il momento in cui avremmo incrociati questo specifico passo dell’ordinanza. Quando trascorrono infatti le prime 24 ore, da dedicare giustamente alle news collegate alla carne viva della notizia, CasertaCE ha sempre ritenuto che sia importante lavorare con gli strumenti dell’analisi, resi forti dalla conoscenza storica di certi fenomeni. Non a caccia del clic facile, ma della qualità dei contenuti e della loro esposizione.

La tesi di Adolfo Orsi è la seguente: per lavori di importi così limitati, sarebbe uno sproposito pagare tangenti corruttive pari al 10%. Ma il padre Sergio, che un po’ di esperienza, diciamo un bel po’ di esperienza, in materia se l’è costruita, gli dice, al contrario, che la percentuale della mazzetta è più alta quando l’importo è più piccolo, mentre è minore man mano che l’importo cresce.

E d’altronde, questo si capisce anche in maniera intuitiva. Se, infatti, Russo e Filomena intascano 2 e trecento mila euro a testa, cioè il 5% ciascuno per l’importo dei lavori, a questo sarà sottratto la cifra di 4 mila e seicento euro. Se, invece, l’importo è di un milione di euro, il 10% sarebbero cento mila euro. Ed effettivamente, come Orsi cerca di spiegare al figlio, non è questa la misura percentuale media su lavori da un milione di euro.

Dall’intercettazione capirete che Adolfo Orsi non si convince e continua a ripete, a mo’ di cantilena, lo stesso soggetto.

Successivamente si arriva alla discussione in cui partecipa anche la moglie di Sergio Orsi, Celeste Oliva, sulle modalità da utilizzare per consegnare questi soldi, cioè le mazzette ai due dirigenti del CIRA di Capua. Si fa riferimento più volte a Il Vecchio, che poi non è altro che il mediatore, individuato in questa ordinanza tra gli Orsi e i dirigenti CIRA, quell’Antonio Fago, pugliese di origine, con significativi quanto datati precedenti penali, oggi 77enne e finito, al pari di Russo e Filomena, agli arresti domiciliari.

In conclusione, gli Orsi, compresa la moglie di Sergio che ovviamente è la madre di Adolfo, danno l’idea, anzi, più di un’idea visto che in questo caso l’intercettazione costruisce un solido indizio di colpevolezza di significativa gravità, che quell’appalto appartenga a loro. In pratica, questa intercettazione taglia la testa e stabilisce senza tema di smentite che la Cogefiddi Di Palma svolge solo una funzione di testa di legno, di beneficiario di un’aggiudicazione costruita con la messa in scena della sconfitta, a conclusione della procedura di gara, della Italiana Multiservizi di cui sono soci Salvatore Orsi, nipote di Sergio, e Felice Ciervo, figlio di Francesco Ciervo e cognato di Adolfo Orsi, e anche della sconfitta della Co.Bi. di Oreste Fabio Luongo, imputato in questo periodo nel processo di camorra relativo alle aggiudicazione effettuate a suo tempo dal comune di San Felice a Cancello nella sua area PIP.