OMICIDIO MOLLICONE. “Intercettato il papà di Serena”, le false piste seguite dalla indagini

28 Maggio 2021 - 15:44

TEANO – Il colonnello Gianluca Trombetti, all’epoca capitano della Compagnia dei Carabinieri di Pontecorvo, ha deposto questa mattina come testimone nel corso del processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Serena Mollicone. In tre ore di deposizione ha svelato retroscena inquietanti inerenti le ore successive al ritrovamento del corpo della diciottenne di Arce assassinata (si ipotizza nella caserma dei carabinieri) il 1 giugno del 2001 e per la cui morte sono finiti sotto processo l’ex comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco (tutti di Teano) e due carabinieri all’epoca in servizio presso la caserma.

La gravita’ dell’omicidio ed il modo con cui era stato occultato il cadavere rese ancor piu’ necessaria l’attivita’ di indagine ma fin da subito non riuscimmo a trovare una giusta pista. Per questo si decise unitamente alla Procura di indagare anche nell’ambito familiare. Lo stesso Guglielmo Mollicone (il padre della vittima, ndr) fu oggetto di indagini con il posizionamento di microspie ambientali in casa. Anche le sue conversazioni telefoniche erano intercettate“.

L’ufficiale dell’Arma, oggi a comando del Provinciale di Salerno, ricostruisce anche il tanto contestato ‘prelevamento’ da parte del maestro Guglielmo durante la veglia funebre. “Ricordo con assoluta certezza di aver seguito un ordine dettato dall’autorita’ giudiziaria ma non ricordo di aver incaricato direttamente il maresciallo Mottola di questa cosa. Ricordo altresi che era una questione urgente“.

Il colonnello Trombetti quindi ha spiegato di aver eseguito un ordine e quindi di aver delegato un sottoposto ma gli avvocati della famiglia Mollicone, Dario De Santis e Sandro Salera, hanno posto l’accento sul lungo lasso di tempo impiegato dagli inquirenti per intrattenere il papa’ della ragazza. Per la difesa venne convocato in caserma solo per la firma di un verbale. Il testimone ha poi parlato della pista seguita a vuoto definendola ‘una grande perdita di tempo’ inerente l’esistenza di una presunta setta satanica. “Furono fatti tutti i riscontri del caso dopo le dichiarazioni di una donna che si definiva esperta di esoterismo e che ritenemmo non essere attendibile“.