OSPEDALE DI CASERTA. Tutti i servizi, e anche di più, verranno garantiti dai dipendenti del comparto nonostante lo stato di agitazione

24 Febbraio 2020 - 17:21

CASERTA – Non c’è problema. Gli infermieri, i tecnici di laboratorio e di radiologia, gli operatori sociosanitari risponderanno presente anche questa volta, facendo corpo unico, così come hanno sempre fatto, con il comparto medico, con quello amministrativo e con quello dei dirigenti aziendali.

Lo faranno perché amano il prossimo (e anche per questo hanno scelto la professione che svolgono); lo faranno perché rispettano l’alta funzione della loro attività, svolta a sostegno di ogni paziente al di là del censo e della razza.
Per cui nessun problema: rimane lo stato di agitazione proclamato alla fine di una lunghissima fase di sordità assoluta e pervicace degli organismi della direzione strategica, partendo dal neocommissario Carmine Mariano e proseguendo con gli ormai lungo-datati Siciliano e Gubitosa, rispettivamente direttore sanitario e direttore amministrativo già ai tempi della direzione generale di Mario Ferrante.

Ma il livello delle prestazioni del personale rimarrà intatto in questo delicato momento legato al propagarsi della insidiosa influenza da corona virus.
E d’altronde, il senso di responsabilità non ha mai fatto difetto alla maggior parte delle sigle sindacali operanti nell’azienda ospedaliera.
Stato di agitazione significa utilizzare l’unica arma che la strafottente indifferenza dei direttori lascia nelle mani degli 800 e passa dipendenti del cosiddetto comparto, per attivare formalmente un meccanismo che costringa, attraverso una convocazione che il governo nazionale fa mediante le prefetture territoriali, in questo caso quella di Caserta, i tre direttori a sedersi attorno a un tavolo e a rispondere finalmente a tono alle richieste delle tre sigle sindacali – Nursing Up, Cgil e Uil – che hanno messo nero su bianco il documento formale il cui testo pubblichiamo di seguito.

Parlare seriamente dei problemi degli infermieri, degli operatori socio-sanitari, dei tecnici di laboratorio e di radiologia, delle ostetriche e degli autisti significa esattamente il contrario di quello che fino a oggi hanno fatto i tre presunti manager dell’ospedale civile di Caserta.

Indigna, per esempio, la spiegazione che viene data per negare il doveroso, giusto adeguamento delle indennità contrattuali attraverso il sistema delle cosiddette progressioni: l’AORN di Caserta è l’unica azienda della Campania che non lo ha ancora fatto.
Pensate un po’ che sono trascorsi ben 12 anni dall’ultimo scatto di progressione economica.

Eppure i dirigenti affermano di avere le mani legate per il fatto che l’ospedale di Caserta spende 800mila euro all’anno in più rispetto al fondo di cui è dotata per pagare gli straordinari.

Come se questi fossero una canzone a richiesta, un desiderio unilaterale del lavoratore del comparto di fronte al quale l’azienda deve cedere necessariamente.

Al contrario è stata la politica della Regione, ma soprattutto una politica interna all’Aorn che ha creato le condizioni affinché quelle ore aggiuntive di straordinario diventassero l’unico modo per assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza o Lea che dir si voglia.

E allora, scusate, caro commissario e cari direttori, che colpa ne ha l’infermiere, l’operatore sociosanitario, se voi, attraverso i capidipartimento, i primari di Uoc, ecc., implorate gli infermieri di fare più ore di lavoro?

DOMANDA: è un bisogno loro oppure è un bisogno vostro che, in quanto responsabili dell’erogazione del Servizio Sanitario essenziale, rischiereste di rimanere disoccupati? E se implorate un infermiere affinché faccia un turno di notte a titolo straordinario, cosa vogliamo fare, non lo volete pagare?

A chiacchiere, la direzione strategica dice che le ore di straordinario vanno diminuite. Ma a chi lo dice?

Dovrebbe dirlo a se stessa, perché la direzione strategica, attraverso i dipartimenti e le varie unità operative complesse e non, a dover garantire i Lea, che non sono una costruzione astratta, ma una cifra di produttività nell’erogazione dei servizi al paziente che dovrebbe essere coniugata perfettamente a un utilizzo congruo delle risorse.

Siccome evidentemente la direzione strategica non è in grado di far tornare i conti come dovrebbe fare, visto che ognuno dei componenti intasca 5-6mila euro al mese proprio per fare cose importanti, allora, sull’altare della necessità di compensare queste proprie manchevolezze e incapacità si scarica tutto sulle strutture più deboli del sistema. Basterebbe una sola nozione per far capire che una cosa è lo straordinario e altra cosa sono le progressioni di carriera.

Per caso i fondi vengono inseriti nello stesso capitolo? No.

I capitoli sono diversi. Sono due. Perché due cose diverse rappresentano gli elementi di assistenza e di funzionamento dei sistemi operativi che vi sottendono. E allora, se le norme del CCNL dicono, come dicono, che una cosa sono gli straordinari, altra cosa le progressioni, regolate da due strutture di bilancio a compartimento stagno, scusate, ma per quale cavolo di motivo voi creato una interdipendenza che non esiste in cielo né in terra?

Sapete che questa cosa è tecnicamente illegale? Quel fondo per le progressioni deve essere utilizzato e solo per quell’istituto contrattuale, non per altro. A noi risulta, invece, che più di qualche storno e di qualche svolazzo di fondi vincolatissimi è stato realizzato anche da questo gruppo dirigente. Questa è la situazione che continueremo a seguire nelle prossime settimane a partire dall’esito del tavolo che, a questo punto, inevitabilmente, per effetto della cosiddetta procedura di raffreddamento connessa allo stato di agitazione, dovrà essere attivato dalla Prefettura.

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