Riorganizzarono il clan dei Casalesi, 32 sotto processo con l’abbreviato. TUTTI I NOMI

19 Luglio 2023 - 16:20

A stabilirlo il giudice Campanaro del tribunale di Napoli.

CASAL DI PRINCIPE/CASAPESENNA Via libera al rito abbreviato per 32 indagati finiti nella maxi operazione dei carabinieri sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi, fazioni Bidognetti e Schiavone.

Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Napoli Nicoletta Campanaro.

Tra i 32 figurano figli e generi del capo dei Casalesi Francesco Bidognetti, alias Cicciotto e Mezzanotte, accusati di aver riorganizzato negli ultimi anni il clan di camorra. Sotto processo, quindi, andranno i tre figli di Cicciotto, ovvero l’ultimogenito Gianluca Bidognetti, le sorelle Teresa e Katia Bidognetti, i mariti di queste ultime Vincenzo D’Angelo Carlo D’AngiolellaEmiliana Francesca Carrino, rispettivamente zia e cugina dei figli del boss (Emiliana è la sorella di Anna Carrino, attualmente collaboratore di giustizia nonché ex compagna del boss e madre di Gianluca, Katia e Teresa), e storici affiliati ai Bidognetti come Giosuè Fioretto, marito di Emiliana, e Nicola Kader Sergio, marito di Francesca e ritenuto capozona a Castel Volturno per conto del clan.
Tra le accuse, oltre a quella di aver riorganizzato il clan soprattutto attorno a Gianluca, nonostante questi fosse in carcere dal 2008 per il tentato omicidio della zia e della cugina Francesca, anche le estorsioni ai danni di numerosi operatori commerciali (un imprenditore è stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), il controllo del settore delle onoranze funebri grazie ad accordi risalenti agli anni ’80 con aziende operanti sul territorio, il traffico di sostanze stupefacenti. Secondo gli inquirenti, ad attuare fuori dal carcere le direttive di Gianluca Bidognetti sarebbero state le sorelle Katia e Teresa, che avrebbero percepito lo stipendio del clan, e i mariti di queste ultime, in particolare quello di Katia, Vincenzo D’Angelo.

Ecco chi sono i 32 imputati dell’abbreviato:

Nicola Sergio Kader 1986 Aversa o’ mastrone
Salvatore Gabriele 1976 Napoli o’ spagnuolo
Nicola Garofalo Badoglio 1963 Frignano Lino Badoglio
Antonio Lanza 1976 Lusciano o’ piotta
Giosuè Fioretto 1963 Lusciano o’ zio
Giacomo D’Aniello 1960 Aversa detto Mimì o mister
Giovanni Stabile 1997 Giugliano
Antonio Stabile 1989 Napoli Tony
Gianluca Bidognetti 1988 Parete Nanà
Vincenzo D’Angelo 1987 Parete Biscottino
Federico Barrino 1987 Napoli o’ Pacciott
Francesco Cerullo 1978 Napoli Ciccio
Katia Bidognetti 1982 Parete
Emiliana Carrino 1969 Napoli
Carlo D’Angiolella 1985 Marcianise
Teresa Bidognetti 1990 Parete
Annalisa Carrano 1992 Aversa Lulù
Francesca Carrino 1982
Agostino Fabozzo 1971 Aversa – detenuto a Smcv
Marco Alfiero 1985 Roma
Onorato Falco 1994 Villaricca
Clemente Tesone 1967 Parete
Giovanni Della Corte 1968 Casal di Principe Cucchione
Franco Bianco 1973 Casal di Principe
Salvatore De Falco 1975 Casal di Principe
Vincenzo Di Caterino 1984 Casal di Principe
Giuseppe Di Tella 1971 Capua Peppe Mattone
Giuseppe Granata 1983 Villaricca
Felice Di Lorenzo 1956 Aversa
Francesco Sagliano 1981 Napoli
Francesco Barbato 1979 Mugnano
Luigi Mandato 1981 Napoli

per Gianluca Bidognetti, le sorelle Katia e Teresa Bidognetti, Nicola Kader Sergio, Salvatore Gabriele, Nicola Garofalo, Antonio Lanza, Giosuè Fioretto,Giacomo D’Aniello, Giovanni Stabile, Antonio Stabile Vincenzo D’Angelo, Federico Barrino, Francesco CerulloEmiliana Carrino; Carlo D’Angiolella; Annalisa Carrano, Francesca Carrino, Agostino Fabozzo; Marco Alfiero; Onorato Falco; Clemente Tesone; Giovanni Della Corte, Franco Bianco, Salvatore De Falco; Vincenzo Di Caterino; Giuseppe Di Tella, Giuseppe Granata, Felice Di Lorenzo.

Agli indagati oltre al reato associativo, sono stati contestati reati fine quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali (al fine di piegarne la volontà, un imprenditore sarebbe stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione di droga realizzato da terzi soggetti, che sarebbero stati costretti a versare denaro a esponenti del clan per garantirsi la gestione delle piazze di spaccio, secondo quanto ricostruito dai magistrati antimafia partenopei Maurizio Giordano, Graziella Arlomede, Vincenzo Ranieri, Fabrizio Vanorio. 

Nell’arco di oltre tre anni di investigazioni  è stata accertata l’operatività delle due fazioni  del clan dei Casalesi consentendo di appurare, tra l’altro: lo svolgimento di incontri tra esponenti di vertice delle due fazioni criminali finalizzati a concordare il ripristino di una “cassa comune”, pur mantenendo la loro sostanziale autonomia nei termini operativi, economici e territoriali storicamente a loro appartenuti. Un indagato, inoltre, avrebbe curato la pianificazione e la realizzazione delle dinamiche criminali della fazione Schiavone al fine di attuare il controllo capillare del territorio e il reperimento di somme di denaro indispensabili per il sostentamento del gruppo, affermandosi quale punto di riferimento non solo per gli affiliati ma anche per coloro che, sebbene non contigui al sodalizio, consapevoli della sua posizione di vertice, a lui si sarebbero rivolti al fine di giungere alla soluzione di controversie e dinamiche private in puro stile “Il sindaco del Rione Sanità”, opera di Eduardo De Filippo.

Per quanto riguarda il gruppo Bidognetti è emerso che sarebbe stato ancora organizzato grazie ai figli dello storico boss. In particolare, il clan sarebbe stato gestito da Gianluca Nanà Bidognetti, il quale, sebbene detenuto, avrebbe utilizzato telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria – e rinvenuti con l’ausilio di personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, impartendo ordini e direttive funzionali alla direzione della fazione e a promuovere le attività illegali eseguite da sodali liberi, arrivando a organizzare un progetto omicidiario in pregiudizio di un noto affiliato, allo scopo di ridimensionare la sua ascesa criminale all’interno del clan. Le altre due figlie dello storico capoclan, in ragione della loro appartenenza alla famiglia, avrebbero invece continuato a percepire stabilmente somme di denaro provento delle diverse attività delittuose.

Il gruppo dei Bidognetti avrebbe esercitato il controllo delle attività delle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, in virtù di accordi criminali stretti già negli anni ’80, attraverso un “consorzio di imprese”, che è stato sottoposto a sequestro; avrebbe condotto attività usuraie (con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, che, sebbene in condizioni di forte difficoltà economica, si sarebbero visti applicare tassi d’interesse finanche del 240%); avrebbe avuto la disponibilità di armi attraverso le quali avrebbe espresso la propria forza intimidatrice per assicurarsi il controllo del territorio. Si torna in aula nel mese di settembre per la requisitoria dei magistrati antimafia,le discussioni dei legali delle costituite parti civili e dei legali dei collaboratori di giustizia.

Nel collegio difensivo sono impegnati tra gli altri gli avvocati Vincenzo Di Vaio,Ferdinando Letizia, Giuseppe Stellato, Patrizio Della Volpe, Carlo De Stavola, Fabio Della Corte, Domenico Dello Iacono, Giovanni Cantelli, Angelo Raucci,Pasquale Diana, Generoso Grasso, Carmine D’Aniello, Michele Basile, Domenico Della Gatta, Alfonso Quarto, Giuseppe Guadagno, Mario Griffo, Enrico Iascone Maglieri.