???????????? S.MARIA C.V. E bravo D’Aco: ha superato anche Mazzotti. Si è inventato, pro priore Concato, che la SCIA e il permesso a costruire sono la stessa cosa

9 Dicembre 2018 - 19:33

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Consultare e leggere gli atti contenuti nell’albo pretorio del Comune di Santa Maria Capua Vetere non è mai, tutto sommato, esercizio noioso per chi è interessato a quello che è il governo reale, cioè degli atti e dei fatti, della propria città.

Interessantissimo e originalissimo, quello della città del foro. Soprattutto nelle determine, s’è sviluppato negli anni, sin dai tempi dell’ormai mitico Maurizio Mazzotti, una sorta di, chiamiamolo così, diritto sperimentale, evidentemente autorizzato dallo stato, se è vero com’è vero che i protagonisti di quella stagione, pur avendo attraversato qualche vicissitudine giudiziaria, sono arrivati intatti alla pensione.

Pensavamo di non poter trovare chi potesse eguagliare la fantasia interpretativa del passato, che trovò la sua massima espressione in quella vera e propria cittadella dell’illegalità rappresentata dai palazzi di Largo Martiri di Nassirya, dei quali noi di CasertaCe avremo scritto non meno di 200 articoli.

Invece ci siamo dovuti ricredere leggendo gli atti dell’ing. Giancarlo D’Aco, attuale dirigente del Comune di Santa Maria Capua Vetere. A D’Aco va creduto a prescindere. Lui non può che essere un campione della legalità, visto che appartiene al collegio di disciplina, quello che una volta si chiamava dei Probiviri, dell’Ordine provinciale degli Ingegneri.

Occorre, però, compiere uno sforzo ciclopico per comprendere, per esempio, cosa ci sia di legittimo e di eticamente corretto nelle sanatorie che il neo dirigente rilascia con molta più scioltezza dello stesso suo predecessore Gennaro Riccio, passato a un altro settore delle aree tecniche del comune.

Al riguardo, D’Aco ha iniziato subito con una prodezza, degna del Compasso d’oro, premio che ci siamo inventati in questo istante e che tocca si fuoriclasse creativi dell’ingegneria apprestata alle necessità della politica che governa (si fa per dire) le istituzioni. Ha sanato la villa “rurale” del suocero del Consigliere comunale Carlo Russo, nonostante il precedente diniego di sanatoria, espresso dall’architetto Riccio, quando questi svolgeva ancora la funzione di dirigente del settore urbanistica, e nonostante i termini per chiedere la sanatoria fossero già ampiamente scaduti.

Ma i veri fuoriclasse, le prodezze le collezionano una dietro l’altra. E allora, eccolo un altro “colpo da maestro” di Giancarlo D’Aco. La sanatoria è quella relativa alla Cappella della Congrega di SS Vergine Assunta, sulla quale ci siamo soffermati nelle scorse settimane, per segnalare il fatto che i lavori già realizzati erano avvenuti al di fuori di un permesso a costruire mai chiesto al comune.

Anche in questo caso, il predecessore Riccio si era mosso nel pieno rispetto delle norme, ordinando, dunque, l’abbattimento delle opere abusive. Nel revocare l’Ordinanza di abbattimento a seguito della sanatoria presentata dal Priore Enrico Concato, il dirigente ha relazionato sull’intero iter amministrativo.

E qui, si può dire che D’Aco diventa legislatore, erogatore di giurisprudenza amministrativa, ma soprattutto diventa psicologo, divinatore del pensiero umano.

Da oggi in poi, tutti i progettisti che presenteranno le loro istanze all’ufficio tecnico comunale, non dovranno più preoccuparsi di capire se un determinato intervento edilizio si possa richiedere con SCIA o con Permesso a Costruire visto che tra Scia e permesso a costruire non c’è alcuna differenza. Sono la stessa cosa. Come dire, Ronaldo e CR7, Maradona e il pibe de oro. Ovviamente, la scoperta della corrispondenza totale delle due parole, cancella decenni di legislazione urbanistica.

Dunque, non esiste più la possibilità di opporre un diniego ad una Scia, di considerarla irricevibile, così come hanno fatto decine di migliaia di dirigenti degli uffici tecnici, sparsi nei comuni italiani.

Insomma, noi e loro non avevamo capito un cazzo. Si scrive permesso a costruire, ma si può chiamarlo anche SCIA.????

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Ciò è avvenuto nel caso della cappella della Congrega, per la quale D’Aco scrive: “Era stata avanzata una SCIA e per le vie brevi (sic!) al sig. Enrico Concato e all’ing Baldascino progettista veniva  comunicato che la SCIA N 0011225 del 22/3/2018 sarebbe stata trattata come richiesta di permesso a costruire…..

Presso il Comune di Santa Maria Capua Vetere, quindi, vengono modificate e rettificate d’ufficio le richieste fatte dai privati.

Dicevamo, noi e tutti gli altri comuni d’Italia, esclusi quelli della provincia di Caserta, in cui abitano tanti altri creativi, uguali e peggiori di D’Aco, non avevamo capito un cazzo. Non avevamo capito che, come da norma, si provvede ad istruire la pratica e, in caso di SCIA, se questa viene utilizzata come procedimento per costruzioni per le quali è necessario il permesso a costruire, la si dichiara irricevibile, con la conseguenza che il richiedente deve avviare una nuova e diversa procedura, questa volta, chiedendo il rilascio di permesso a costruire.

Volendo, i cittadini da oggi in poi potrebbero anche solo indicare all’Ufficio cosa vogliono fare e poi provvederà quest’ultimo a titolare, scherzi a parte, perchè il fatto è molto grave, la richiesta come SCIA o come permesso a costruire.

A parte ciò, poi, un’altra cosa che veramente non ci era mai capitato di leggere nei tantissimi atti dei vari Comuni che ci passano sotto gli occhi, è la possibilità di poter comunicare una qualsiasi risposta ad una richiesta di un cittadino “per le vie brevi”, così come ha scritto questo D’Aco al quale, a questo punto, i grandi inventori della storia, da Leonardo da Vinci in poi, gli fanno un baffo, che significa che tale passaggio è stato fatto oralmente all’interessato senza un atto scritto e regolarmente protocollato che desse conto del perché, a fronte di una richiesta di SCIA, l’Ufficio, sanando di propria sponte l’atto del privato, abbia emesso un permesso a costruire.

Tutto ciò con buona pace del principio di formalità degli atti amministrativi e soprattutto del principio di trasparenza e legalità.

Forse il Giudice in pensione Bobbio, consulente per la legalità del sindaco Mirra, dovrebbe passare un po’ più di tempo a  leggersi gli atti amministrativi dell’Ente e a spiegare ai dirigenti e agli amministratori, i principi cardine  che rendono trasparente l’attività di governo.

Di sicuro “le vie brevi” non sono contemplate dalla legge 241/90 che regolamenta il procedimento amministrativo.

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