“Usa assegni falsi ogni volta che può”. Niente sconto di pena per un truffatore

10 Gennaio 2019 - 17:20

CASAGIOVE – Aveva richiesto la continuazione del reato, peculiarità che avrebbe comportato uno sconto di pena, A.C. 57enne di Casagiove, condannato per una serie di truffe commesse nel 2009 tra Napoli e Caserta.

L’uomo, dopo la condanna in primo grado, si era rivolto al Tribunale di Napoli per richiedere la continuazione del reato e quindi di minore severità in sede di applicazione della pena poiché, secondo la tesi difensiva, i fatti commessi violavano la stessa norma. Dopo il “No” ricevuto anche dal Tribunale napoletano, motivato dal fatto che, secondo il giudice dell’esecuzione, il modus vivendi di A.C., sarebbe quello di utilizzare assegni ricettati e falsificati ogni volta che ne ha l’occasione, i legali del 57enne si sono rivolti alla Corte di cassazione, portando avanti l’istanza.

I giudici della Suprema Corte hanno ritenuto corretta la scelta di non giudicare le truffe commesse come reato continuato, cioè come atto criminoso figlio di un unico disegno.

“Non sussiste – così è scritto nella sentenza – la denunciata errata applicazione dell’art. 81 cod. pen. né il dedotto vizio di motivazione”. Per questo motivo è stato rigettato il ricorso dell’uomo che è stato condannato al pagamento delle spese processuali.