Ucciso dal clan e trovato con una pietra in bocca: “Pentiti credibili”
29 Settembre 2018 - 11:20
CAPUA – I giudici della Corte di Cassazione hanno ritenuto attendibili le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia Antonio Iovine e Nicola Panaro a proposito del delitto di Vincenzo Martino, ucciso il 19 marzo 1998 dal clan dei casalesi e ritrovato con una pietra in bocca in una cava di Capua.
Iovine ha detto di aver fatto lui il nome di Salvatore Verde, quale esecutore del delitto, durante un summit nel quale si decide di compiere l’omicidio. Nicola Panaro invece ha parlato di Verde in un interrogatorio del 2016.
Ed è proprio Verde, 50 anni di Cesa, ad aver sparato materialmente a Vincenzo Martino perchè “parlava troppo”, in quanto si trattava di un confidente delle forze dell’ordine. Per questo Verde è stato raggiunto da un ordine di carcerazione confermato poi lo scorso anno sia dal tribunale del Riesame che dalla Cassazione la quale, in questi giorni, ha rese note le motivazioni della sentenza.
La Cassazione ha respinto il ricorso del 50enne confermandone la custodia cautelare.