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VERGOGNE CASERTANE. Da un anno Casertavecchia non ha più un medico della mutua. Residenti furiosi e anziani costretti a fare 20 km

5 Ottobre 2018 - 17:05

CASERTA – L’Asl di Caserta è una latrina. Abbiamo declinato questa affermazione forte, impegnativa, con centinaia e centinaia di articoli. Per cui, l’Asl è una latrina e noi siamo pronti a difendere e dimostrare questa affermazione in ogni sede.

Oggi racconteremo il milleunesimo motivo per il quale l’Asl, per chi non avesse letto o capito bene, è una latrina.

Già le frazioni di Caserta capoluogo sono mortificate e dimenticate dalle amministrazioni comunali e vivono di qualche piccola concessione che i vari reucci locali, Guida, Maietta, eccetera, riescono ad ottenere e che si “vendono” politicamente a peso d’oro.

Giustamente, l’Asl teme che il primato della “latrineria” venga insidiato dal Comune. E allora si dà da fare.

D’altronde, con campioni del calibro di Mario De Biase, dirigente alla trasparenza, si fa subito ad arrivare ad un livello che nemmeno un Marcello Iovino dopato riesce a raggiungere.

Sapete che a Casertavecchia, con 1500 cittadini di Caserta, molti dei quali anziani, non esiste un medico della mutua, quello che un tempo veniva definito medico condotto?

E’ così, sembra assurdo ma è così.

Uno dei requisiti per conquistare lo status autorevole di latrina consiste nell’avere sempre dalla propria parte una pezza a colore, cioè qualcosa che consentirà al dirigente o al funzionario di turno di dire, parafrasando la famosa canzone, “e che colpa abbiamo noi”.

Avete, aggiunge Casetace, la colpa della strafottenza, perchè sapete e non intervenite, perchè la nostra coscienza inaridita dalla cultura del soldo a ogni costo da guadagnare giorno per giorno vi rende insensibili di fronte ad un anziano che vi viene ad implorare, maledetti mandarini che non siete altro, per ricevere un minimo di assistenza in una frazione montana anche perchè lui, con le forze che gli rimangono, incontra sempre più difficoltà a raggiungere il centro cittadino e a ritornare poi in sede.

Da quando è morto il medico Francesco Fulco, Casertavecchia è rimasta abbandonata a sè stessa. Non c’è stato un solo medico che abbia voluto assumere il ruolo che Fulco ha svolto per tanti anni.

Attenzione, in questo diniego non c’è una forma di snobbismo, di complesso di superiorità del professionista cittadino nei confronti dell’etnia collinare.

Il problema è che oggi fare il medico di base, nelle condizioni attuali, non conviene. E sapete quali sono le condizioni attuali? Facciamo un passo indietro per spiegarlo meglio.

Esiste una graduatoria dei medici di base, che si posizionano in ragione dell’anzianità di laurea, dei loro titoli e delle zone carenti, nel senso che un medico in graduatoria deve accettare, se vuol rimanerci, anche una destinazione non gradita in quanto scoperta, caso tipico di interesse pubblico che prevale sull’interesse privato, come accade su un altro fronte con l’esproprio per pubblica utilità.

Questo è il quadro normativo. Ogni medico può assistere un massimo di 1500 mutuati. Il punto debole di questa norma è che non esiste un livello minimo serio e ciò la rende italianissimamente sbagliata, legata agli interessi lobbistici e non a quelli della gente.

E allora che succede a Caserta: ci sono un tot di medici che esauriscono la dotazione e quindi assistono 1500 persone. Poi, siccome questa legge è una latrina esattamente come chi la applica, ce ne sono 6 o 7 che hanno 200-300 mutuati a testa.

La legge ribalda non consente di chiamare il medico in questione e di dirgli, amico mio, tu vai almeno ad 800 e così anche il compariello tuo, in modo che non un centimetro quadrato della città capoluogo resti senza assistenza.

400 mutuati in più tu, 400 il tuo compariello, altri 400 il vicecompariello e finalmente l’anziano di Casertavecchia non deve farsi 20 km per misurare la pressione.

Invece i 6 o 7, approfittando di una legge di merda, non cedono di un millimetro.

E sapete perchè? Perchè si tratta di professionisti i quali, con la loro attività privata a pagamento, riescono a svangare anche 2mila euro al giorno.

I sVIZZERA il problema sarebbe risolto: se guadagni questi soldi con il provato, molla il pubblico perchè il pubblico non può sottendere la sua efficienza ai fattacci tuoi. Ma questa non è la Svizzera e i 6-7 medici in questione si tengono i 200-300 mutuati perchè gli servono in funzione pensionistica.

Hanno solo questa funzione. Ecco perchè non li aumentano neanche di un’unità. In teoria, questo sistema sbagliato, che poi funziona con dei veri e propri subappalti che i dottoroni danno a giovani dottorini da 300 mutuati, è destinato necessariamente, per un motivo aritmetico, combinato con una ragione geometrica, planimetrica, a lasciare scoperte delle zone.

Va da sè che le zone scoperte sono quelle più periferiche, più disagevoli. Perchè qualcuno ha anche tentato di andarci a Casertavecchia, compulsato dalle suppliche di imprenditori della zona tipo Raffaele Vigliotto o dallo stesso consigliere comunale Mimmo Maietta, ma dopo tre giorni si è fatto quattro conti e ha capito che tenendosi i 1200 del centro urbano, guadagna di più rispetto alla scelta di integrarli con altri 300 di Casertavecchia.

Al riguardo, a nulla è valsa la disponibilità del Comune a fornire gratuitamente i locali. Il gioco non vale la candela.

I costi e i disagi sono troppi a fronte dell’incremento del numero dei mutuati sul proprio plafond.

Se i mandarini dell’Asl pensassero al popolo e non alle loro tasche, chiamerebbero i dottoroni e gli direbbero: mettetevi d’accordo, fate fare i turni ai vostri dottorini, in modo da coprire completamente il servizio a Casertavecchia.

In caso contrario, cari dottoroni, io Asl scrivo alla Regione, alla Procura della Repubblica, e poi vediamo se non mollate i vostri mutuati in modo che io possa ridefinire l’assistenza territoriale, magari dando a un solo medico, che a quel punto avrebbe convenienza ad accettare, tutti i mutuati di Casertavecchia, ricostituendo la stessa situazione esistente ai tempi di Francesco Fulco.

Ma se facesse questo, l’Asl di Caserta perderebbe la sua gloriosa onorificenza di Asl più latrina d’Italia.