🤣😲🤣AZZ! Sapete cosa ha dichiarato la Vairo? Che la sentenza della corte di Appello (nomina illegittima alla dirigenza Manzoni) non riguarda lei. Striscia e noi non possiamo dire altro: “Ma che cazzo stai a di’?”

10 Luglio 2020 - 13:25

Guardate, nella giunta Marino ci sta proprio bene, “è la morte sua”. Come il cacio sui maccheroni. Vi riproponiamo il testo integrale della sentenza scritta non da noia ma dal Tribunale e vedete se questa la riguarda o non la riguarda

CASERTA (g.g.) – Stamattina girava in rete questo ritaglio di giornale e insieme ad esso commenti sbigottiti. Quando lo abbiamo letto, non ci ha stupiti. Saremmo rimasti sorpresi qualora avessimo preso visione di una sincera, dovuta dichiarazione di piena sottomissione alla legge. A quel punto, avremmo scritto un articolo serio, importante, addirittura empatico, che riflettesse sul valore di un percorso umano che conduce una persona ad avere un rapporto pacifico con tutto ciò che la circonda, grazie ad una propedeutica comprensione e consapevole di sé. Avremmo scritto dell’evoluzione della particolarissima specie a cui appartiene la persona di cui stiamo trattando. Un cammino di miglioramento, attraverso processi sereni di autocoscienza. Sereni, dunque, e non auto-fustigatori, ma sempre tenuti nel solco di un’obiettività che, certo, un po’ di dolore lo porta, nel momento in cui si pone in discussione la propria appartenenza ad una pratica stabile, intrisa di perbenismo vuoto di ogni contenuto etico, struttura caratteriale mai sbrecciata in anni e anni dal dubbio. Avremmo scritto, allora, un articolo sull’età che, incedendo, sviluppa un po’ di tristezza per quella giovinezza che, per dirla alla Lorenzo de’ Medici, si

fugge tutta via. Ma esprime anche la bellezza, la positività di un’esperienza che ti permette di non prendere ogni minuto troppo sul serio, quella persona che, una donna o un uomo, ha voluto fortissimamente essere, anche al di là delle proprie attitudini e delle normali umane ambizioni.

Ci saremmo stupiti sul serio. Avremmo pensato: ma questa è davvero la dottoressa Adele Vairo? E invece tutto normale: in tre righe si legge la più incredibile (per gli altri, non per noi), sgangherata, ma tutto sommato simpatica, declinazione di estraneità ad un fatto giudiziario mai letta in tanti anni di lavoro. La dottoressa Vairo afferma che la sentenza della corte di Appello non fa riferimento a lei personalmente (“nooo, fa riferimento a me“) o all’assegnazione al Manzoni (“nooo, fa riferimento al Nobel alla Supercazzola“) ma fa riferimento alla procedura adottata dal Ministero. La Vairo sottolinea che non si è neppure costituita in Appello.

E’ certo, aggiungiamo noi: dopo i comodissimi pronunciamenti dei giudici Anna Rita Motti, che respinse il Settecento della ricorrente Rosa Maria Clemente, e Ciro Cardellicchio, che dichiarò inammissibile ricorso, costituirsi in Appello quando pareva del tutto evidente che tirava una brutta aria, si sarebbe tradotto nel rischio di rifondere in proprio soldi, a titolo di spese processuali, e perché no, in un discorso futuro di risarcimento danni, diventare attore di una controversia con la possibilità di dover affiancare quella che la Vairo chiama testualmente “Amministrazione“, che poi non è altro che il ministero dell’Istruzione, nel pesante risarcimento che la Corte chiede di garantire alla parte offesa, anzi, praticamente ingiunge al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Noooo, la sentenza non riguarda la Vairo. Eh già, perché quel giochino in cui fu coinvolto il preside Saverio Tufariello, il quale, beffardamente, non riuscì a conquistare l’anno seguente a quello in cui, tomo tomo, cacchio cacchio, compì una sorta di blitz della mobilità (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO), il vertice dell’agoniatissimo liceo Nevio di Santa Maria Capua Vetere, di cui si inebriò solo l’ultimo anno prima della pensione, dicevamo, il giochino fu finalizzato ad assegnare quel posto di dirigente scolastico ad Albert Einstein, mica ad Adele Vairo, per carità, non sia mai detto, relativamente al liceo Tolstoj di Mosca, mica al liceo Manzoni, ri-per ri-carità, non sia mai ri-detto.

Non sappiamo quale giornale abbia riportato questa dichiarazione e non è neppure importante, almeno per noi, stabilirlo, dato che sappiamo bene dove operiamo e, tutto sommato, non ce ne dobbiamo nemmeno dolere più di tanto, perché questo livello giornalistico, a proposito della consapevolezza di sé, ci ha permesso di fare sempre un po’ i gali sulla monnezza. Beninteso, la Vairo ha diritto di dire quello che ritiene, un giornale, invece, ha il dovere di leggere la sentenza e di domandare alla dottoressa: “Scusi, ma quando la corte di Appello afferma testualmente che la nomina della dirigente Adele Vairo è illegittima, sta parlando di lei o di una sua omonima?”.

Guardate, la dottoressa maddalonese trapiantata a Caserta ci sta bene proprio nella giunta di Carlo Marino. Come si suol dire, parafrasando un detto scherzoso che spesso si usa in gastronomia, la giunta Marino è la morte sua.

LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO SU ADELE VAIRO