50mila euro per raccomandare la loro figlia al corso per allievi marescialli della Finanza: scagionato uno dei tre indagati, gli altri due rischiano il processo per truffa e tentata estorsione

22 Gennaio 2025 - 18:41

I magistrati della Procura di S.Maria C.V. hanno accolto le tesi esposte in una memoria difensiva. La vicenda è di qualche anno fa. Fu coinvolto anche un finto generale. I soldi furono consegnati e poi…

MARCIANISE – Domenico Di Maio, 48enne di Marcianise, difeso dall’avvocato Salvatore Gionti, esce definitivamente dal procedimento attraverso il quale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di S.Maria C.V. sta valutando se chiedere o meno il rinvio a giudizio per altre due persone che avrebbero partecipato ad una truffa con sostituzione di persona ai danni dei genitori di una ragazza, al fine di ottenere l’ammissione al corso per allievi marescialli della Guardia di Finanza.

I Pm, accogliendo le tesi contenute nella memoria difensiva presentata da Di Maio, con l’ausilio dell’avvocato Salvatore Gionti, hanno chiesto l’archiviazione per il 48enne marcianisano, proseguendo invece la loro attività con tanto di notifica del decreto di chiusura delle indagini preliminari nei confronti degli indagati – in un primo tempo per traffico di influenze, successivamente per truffa, sostituzione di persona e tentata estorsione – Alessandro Pepe e Paride Bizzarro.

La vicenda risale a qualche anno fa, a cavallo tra il 2020 e il 221, quando una ragazza supera la prova preselettiva del concorso per l’ammissione al corso per allievi marescialli della Guardia di Finanza. Uno degli indagati avrebbe prospettato ai genitori della giovane che sarebbe stato inutile proseguire con le ulteriori fasi concorsuali senza le opportune conoscenze. Ma c’era un suo conoscente che aveva contatti con i piani ‘alti’ della Guardia di Finanza. Rapporti che sarebbero in grado di influire positivamente sull’esito delle prove. 

Il conoscente, avrebbe parlato di amicizie – vere o presunte – con un generale delle fiamme gialle che sarebbe stato disposto a intervenire dietro il pagamento di 50mila euro. Una proposta che i familiari della giovane accettano dando fondo a tutte le loro risorse e arrivando anche a farsi prestare i soldi da altri parenti. 

Nonostante il versamento della somma la ragazza inizialmente non viene ammessa. Così i genitori della giovane pretendono la restituzione delle somme versate a garanzia dell’ammissione. Nelle settimane successive, però, la graduatoria scorre e la ragazza – inizialmente solo idonea – riesce ad essere ammessa. A quel punto gli indagati provano a recuperare i soldi contattando la famiglie.