CAMORRA. L’ARRESTO dell’imprenditore Emilio Chianese. Chiese ed ottenne 55mila euro in contanti dai fratelli Giuliano. Domanda: ma come faceva a controllare gli 81 camion dismessi di GeoEco-Consorzio CE2?

5 Novembre 2020 - 11:35

Per i soldi, si rivolsero al solito strozzino cioè a Francesco Maglione che gli “fregò” immediatamente 5mila euro. In calce all’articolo, lo stralcio dell’ordinanza

 

TRENTOLA DUCENTA (g.g.) Ci sperarono, forse, i fratelli Giuseppe e Luigi Giuliano in un atteggiamento più contenuto, più misurato, di Emilio Chianese e del suo consuocero Antonio Sarracino. Ci dovettero sperare per forza altrimenti, come abbiamo scritto nell’ultimo articolo (CLIKKA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO

) non si capisce perchè, dopo aver pagato dazio nella vicenda della messa in sicurezza e della bonifica del capannone dismesso dell’area industriale di Carinaro, un tempo appartenente a Giovanni Cosentino, poi passato sotto il controllo dell’imprenditore di Villaricca Antonio D’Alterio, ritornarono ad accettare affari proposti loro dalla coppia Chianese-Sarracino.

Forse i fratelli Giuliano sapevano anche di dover dar qualcosa per “prendere” quell’altro lavoro di cui gli avevano parlato, ma non le cifre pretese da Chianese e Sarracino.

La vicenda è sempre quella dei camion dismessi della GeoEco, leggi consorzio rifiuti Ce2, fermi in un autoparco a pochi metri di distanza dal complesso immobiliare di Chianese, contenente albergo e autolavaggio. Su 81 camion della dotazione completa, ne erano parcheggiati 12. Sempre tornando all’articolo precedente, siamo rimasti al punto che per la dismissione e la rottamazione dei 12 mezzi, Chianese, secondo il racconto reso agli inquirenti da Luigi Giuliano, fratello sopravvissuto, visto che Giuseppe Giuliani si uccise nella sede della sua azienda, chiesero rispettivamente, il primo, 6.500 euro, il secondo, 1.500 euro.

Nel successivo capo di imputazione si fa riferimento invece agli 81 camion. Nel prosieguo della lettura cercheremo di capire come si relazionano tra di loro i due capi di imputazione e cioè se esiste un primo contatto definito attraverso le richieste estorsive di cui abbiamo appena fatto cenno, a cui segue un secondo contatto sul resto dei camion o se invece è un tutt’uno, perchè sia detto con franchezza, dalla formulazione dei capi di imputazione provvisori, la circostanza non si capisce. Però una cosa c’è scritta: Luigi Giuliano dichiara che per tre mesi lui e il fratello “stettero in freddo” con Chianese. Nella vita, aggiungiamo noi, tutto è relativo, quindi probabilmente in quegli ambienti se uno ti dice che ti scioglie in una vasca d’acido e che ammazza tutti i tuoi congiunti se non gli dai i soldi dell’estorsione, merita al massimo, per l’appunto, un pò di freddo, che poi non significa non parlarsi, ma tenere leggermente il sopracciglio sollevato come succede ai fidanzatini che hanno litigato.

Finito il freddo, evidentemente iniziò il caldo, però l’epilogo, stando a ciò che Giuliano racconta, fu sempre lo stesso. I due fratelli si recarono da Chianese, effettuarono il lavoro e gli fu chiesta la modica cifra di 61.500 euro così ripartiti: 55mila euro a Chianese, 6.500 euro, cioè un prezzo molto più modico, ad Antonio Sarracino, il quale, sportivamente, concesse anche una dilazione mentre a Chianese i soldi sarebbero stati portati in contanti all’interno del suo albergo che dovrebbe essere quello che si trova nei pressi di Trentola, vicino all’autoparco, e non quello forse più famoso di Teverola, lungo la 7 bis intestato al figliolo, probabilmente marito della figlia del Sarracino, a sua volta cognato del capo-camorra Ferraro di Villaricca e che si chiama La Sosta, ed è rinomato per essere stato costruito ed ampliato sui binari della ferrovia Alifana, ancora esistente e che quindi corre il pericolo, se spedisce un treno verso Aversa, di deragliare perchè ad un certo punto non troverà più il binario e qualora chieda ospitalità a Trenitalia farà la stessa fine perchè ad un chilometro di distanza, i Canciello hanno fatto la stessa cosa con i binari che passavano per l’area industriale di Gricignano.

Nel momento in cui i fratelli Giuliano non avevano a disposizione i contanti, ecco qua irrompere sulla scena la finanziaria “sempre a disposizione” di Francesco Maglione, congiunto della moglie dello stesso Giuliano (parenti serpenti, non fa una piega) sul quale, com’era successo per il prestito legato all’operazione del capannone di Carinaro, la prima cosa che fa trattiene 5mila euro, a titolo di interessi, rigorosamente usurai, beninteso, sulla cifra concessa ai Giuliano, ai quali, manco a dirlo, rimangono proprio i 55mila euro che consegnano nelle mani di Chianese, con l’impegno, poi, di farsi ulteriormente scuoiare dallo strozzino che oggi si trova in carcere con una condanna a 12 anni di reclusione incassata in primo grado con rito abbreviato, insieme al suo contabile, l’ex appuntato dei carabinieri Vincenzo Barbarisi, che di anni ne ha presi 8.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA