IL FOCUS. Ecco perchè la Cassazione ha annullato con rinvio il carcere per l’imprenditore Domenico Pagano ed ecco perchè è importante stabilirlo

27 Luglio 2021 - 21:29

Cambia molto, moltissimo, anche in proiezione del processo, se i giudici della legittimità motivano in un certo modo o in un cert’altro modo la decisione di annullamento

 

TRENTOLA DUCENTA (g.g.) E’ opportuno sviluppare un breve articolo su una notizia che abbiamo dato nei giorni scorsi e che merita di essere precisata, per un motivo molto semplice: questo giornale non è che si sia svegliato stamattina, mettendosi a trattare la cosiddetta cronaca giudiziaria, andando a caccia di dettagli, di sottili esposizioni. No, noi al momento abbiamo scritto, diciamo dal 2013 ad oggi, non meno di 5mila articoli dopo aver letto non meno di 120mila pagine di ordinanze.

Ci riferiamo, ovviamente, solo alla parte degli approfondimenti che hanno seguito, analizzandola nella profondità delle sue ragioni e di ogni suo contenuto, la realizzazione di arresti, più o meno importanti, di elementi di spicco ma anche di elementi di minore cifra criminale, appartenenti al clan dei Casalesi o a quelli marcianisani dei Belforte o Mazzacane che dir si voglia, dei Piccolo o Quaqquaroni che dir si voglia, comprese tutte le propaggini e frattaglie più o meno autonome, presenti nei vari territori. E’ questa storia, questa nostra storia che abbiamo voluto per profonda scelta editoriale, che ci impone, dunque, di capire e poi di spiegare perché la corte di Cassazione abbia annullato, re-inviando gli atti al tribunale del Riesame di Napoli, il provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico del noto imprenditore di Trentola Ducenta Domenico “Mimmo” Pagano, tra le altre cose fratello del defunto ex sindaco Nicola Pagano.

Perché i nostri lettori, noi li abbiamo abituati bene. L’annullamento di un arresto, attraverso la procedura del re-invio, se non si traduce in una concreta scarcerazione dell’indagato ricorrente, pone significative basi perchè lo stesso possa arrivare ad una riconquista della libertà che, per il Pagano, è particolarmente agognata in considerazione del fatto che, per motivi di sicurezza, è stato ristretto in un penitenziario lontano, precisamente quello di Catania.

Insomma, siamo di fronte a una cosa molto seria e importante. Va sottolineato che, seppur raramente, perché questa potestà la Cassazione ce l’ha in potenza, capita che i massimi giudici della legittimità, possano annullare una sentenza o anche un provvedimento di custodia cautelare, senza re-invio degli atti, in caso di sentenza, ad una Corte di Appello, in caso di ordinanza cautelare, ad un tribunale del Riesame, che una volta si chiamava tribunale della Libertà. Se lo avessero fatto, Domenico Pagano sarebbe già libero. Al contrario, hanno considerato non applicabili degli elementi contenuti nell’ordinanza, ai quali i giudici della Cassazione hanno dato un’interpretazione evidentemente diversa da quella che fu data, a suo tempo, dal gip che arrestò e dal tribunale del Riesame che confermò.

Alla luce di questi rilievi, lo stesso tribunale del Riesame, impegnando una sezione diversa da quella che a suo tempo respinse il ricorso di Pagano, dovrà ripronunciarsi sulle restrizioni della libertà personale di quest’ultimo. Succederà probabilmente tra settembre e ottobre e, a quel punto, sapremo se l’imprenditore uscirà, o meno, dal carcere oppure se gli sarà applicata una misura meno afflittiva.

Ed ecco il punto cruciale della storia: ci sono solo due motivi per i quali la Cassazione decide di annullare un provvedimento di arresto. Uno di questi è rappresentato dalla diversa valutazione, da parte dei giudici della legittimità, dei gravi indizi di colpevolezza, elemento costitutivo e irrinunciabile di una richiesta di applicazione di misura cautelare da parte di una procura e del riscontro positivo alla stessa da parte di un giudice per le indagini preliminari. Il secondo motivo è direttamente connesso alle cosiddette “esigenze cautelari“. In pratica, ha stabilito e assodato che esistono gravi indizi di colpevolezza, la Cassazione dice che non ci sono più urgenti motivazioni che rendono necessaria la restrizione in carcere o ai domiciliari di quella persona, pur sempre solamente indagata e non certo colpevole con sentenza definitiva. Insomma, una persona tecnicamente non colpevole.

E i tre motivi, li conosciamo benee quindi li conoscono bene anche i nostri lettori più attenti: reiterazione del reato, inquinamento delle prove, pericolo di fuga. Basta che ne sussista uno per giustificare il provvedimento di cautela.

Nel caso dell’imprenditore di Trentola Domenico Pagano, l’annullamento con re-invio, riguarda proprio i motivi cautelari e non i gravi indizi di colpevolezza. Un dettaglio che se non è rilevantissimo in questa fase  istruttoria, lo diventerà nella fase processuale. Se, infatti, la Cassazione annulla un’ordinanza perché ritiene assenti i gravi indizi di colpevolezza, la conseguenza si farà sentire, e non poco, anche all’esterno dell’ambito cautelare. A quel punto, o la procura, durante le indagini, trova prove solide e concrete, o al contrario, quel pronunciamento nel merito che la Cassazione esprime durante la fase cautelare, diventa anche una pietra tombale calata su un processo che la pubblica accusa avrà pochissime possibilità di vincere, ammesso e non concesso che ottenga il rinvio a giudizio dell’imputato.

Dunque, per Pagano, ci sarà una decisione sulle esigenze cautelari con esito tutt’altro che scontato, perché noi ricordiamo almeno un paio di recenti casi in cui, di fronte ad un annullamento con rinvio sui motivi cautelari, deciso dalla Cassazione, il tribunale del Riesame, dopo avere sistemato, nelle sue motivazioni, i rilievi posti dagli ermellini romani, ha deciso di reiterare e confermare la misura cautelare in carcere aprendo la strada ad un ulteriore ricorso in Cassazione dall’esito incerto. E’ capitato con l’ex  sindaco di Casapesenna Antonio Fontana per il quale, pensate un po’, il Riesame, di fronte all’annullamento con rinvio della Cassazione, ha reiterato la misura dell’arresto nonostante le contestazioni riguardassero un periodo remotissimo, addirittura incastonato negli anni ’90.

Stesso destino per l’imprenditore Costantino Capaldo, imprenditore di Casapesenna, considerato vicino al boss del clan dei casalesi Michele Zagaria. Di qui la conseguenza ovvia: non si possono fare previsioni di nessun genere, dato che la partita, riguardante la custodia cautelare in carcere di Domenico Pagano è ancora tutta aperta.