Ucciso da una coltellata al cuore, emesse due condanne

20 Ottobre 2021 - 18:41

CASTEL VOLTURNO – La Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato a ventitre’ anni di carcere il tunisino Mohamed Soussi di 39 anni e il 53enne della Costa d’Avorio Assan Majed Osseran per l ‘omicidio del 30enne nigeriano Anthony Amadi, avvenuto la notte tra il 26 e 27 febbraio 2020 a Castel Volturno; la vittima, nota per reati di droga, fu uccisa con una pugnalata al cuore dopo essere stato inseguito in auto dai due imputati, ognuno dei quali – è emerso – aveva un motivo per avercela con Amadi. Durante le indagini e il dibattimento, Soussi (difeso da Giuseppe Guadagno) e Osseran (assistito da Paolo Di Furia) si sono accusati vicendevolmente, ma alla fine la Corte presieduta da Roberto Donatiello (giudice a latere Alessandro De Santis) ha riconosciuto la colpevolezza di entrambi, escludendo alcune aggravanti e concedendo le attenuanti come richiesto dai difensori. Dal canto suo il pm Nicola Camerlingo aveva invece chiesto l’ergastolo, indicando nella requisitoria Soussi come probabile esecutore materiale, visto che sul corpo di Amadi trovate tracce di sangue risultate riconducibili, tramite l’esame del dna, al tunisino. La difesa ha eccepito che le tracce erano state lasciate sul corpo della vittima perche’ il tunisino aveva cercato di soccorrere Amadi. Dopo il delitto, Soussi e Osseran chiamarono infatti il ​​118, salvo poi dileguarsi ed essere reperiti dalle forze dell’ordine per essere ascoltati come persone informate sui fatti; i due furono fermati su ordine della Procura di Santa Maria Capua Vetere dieci giorno dopo l’omicidio, il 7 marzo 2020. Dal dibattimento e’ emerso che Soussi e Osseran incrociarono Amadi che viaggiava in auto, e si misero ad inseguirlo a bordo di un ‘altra vettura per interessi diversi: Soussi, con precedenti per droga, voleva recuperare l’auto dove viaggiava la vittima, che a suo dire gli era stata rubata nell’officina dove lavorava, mentre Osseran voleva recuperare dei soldi che insieme a degli amici aveva ricevuto ad Amadi per una partita di droga mai ricevuta. Dal dibattimento non e’ emerso con certezza chi dei due abbia colpito la vittima, ma il fatto che entrambi un movente li ha portati alla identica condanna.